Fuori Affleck, dentro Robert Pattinson, attore che nonostante sia ormai da anni affermatissimo nel giro dei grandi registi (ha lavorato con Cronenberg, Eggers, Nolan), per le masse si porta dietro la !colpa ignobile! di essere stato Edward Cullen nella saga di Twilight. Non ha il fisico, dicevano. È troppo giovane, dicevano, anche se in realtà Christian Bale era più giovane ai tempi di Batman Begins. Dopo tutto questo parlare, dopo rinvii, ritardi, pandemie e altri rinvii, The Batman arriva finalmente in sala con la durata mastodontica di 2 ore e 56 minuti, e zittisce tutti.
Basta già la scena iniziale, bellissima e spaventosa, per capire che non siamo per niente dalle parti del solito cinecomic, ma nemmeno in quelle nolaniane, che per quanto cercava di portare il cavaliere oscuro in un contesto realistico, rimaneva ancora estremamente irrealistico, in pieno stile Nolan.
In questo film, Batman è veramente un uomo vestito da pipistrello, che si aggira nelle strade sporche di una Gotham buia e piovosa, che picchia e viene picchiato, che indaga e fra la polizia sembra fuori posto, che parla pochissimo ma quando lo fa tutti lo stanno ad ascoltare, anche quei poliziotti che fino a un minuto prima lo guardavano straniti. Non il supereroe che Gotham vuole, non quello di cui ha bisogno, ma più un uomo ossessionato, malato, che non riesce ad elaborare il lutto in altro modo che non mettendosi addosso quel costume da pipistrello. Esorcizzare le proprie paure facendo paura agli altri. E questo Batman fa veramente paura, basta il batsegnale perché un brivido di terrore attraversi i vicoli di Gotham, basta il rumore pesante dei suoi passi e la battente, incredibile colonna sonora di Michael Giacchino, perché i criminali - e lo spettatore - siano assaliti dal terrore.
Matt Reeves si dimostra coraggioso nel fare un film puramente noir, con atmosfere alla Fincher, con Batman che indaga le scene del crimine, nei bassifondi, per trovare non solo l'assassino ma la verità. Un assassino, l'Enigmista di un sempre grandioso Paul Dano, che ricorda molto da vicino il killer Zodiac e che è vero e proprio specchio di Batman, speculare, uguale, ma opposto. Fotografia incentrata sulla dicotomia fra il rosso e il nero, e inquadrature mai banali, non fanno poi che confermare il talento del regista americano. E proprio come avveniva nei due film diretti da Reeves sulle scimmie, anche qui il protagonista parla pochissimo con la voce, ma moltissimo con lo sguardo. Robert Pattinson recita di sottrazione, pronunciando poche battute, ma dicendo tutto con gli occhi, ci sono scene intere in cui Batman guarda gli altri parlare senza pronunciare parola, eppure lo spettatore capisce tutto. In questo il costume sembra disegnato apposta, con una maschera più aperta rispetto a quanto siamo abituati, proprio per permettere a Pattinson di recitare e di esprimersi, anche perché in questo film vediamo pochissimo Bruce Wayne. È lui, la vera maschera, mentre solo come Batman, Bruce può essere davvero se stesso.
La paura è il tema preponderante di tutto il film: la paura di Bruce, il suo trauma irrisolto che lo porta a estraniarsi dal mondo e da chi lo circonda, le persone care che lo circondano, come Alfred (Andy Serkins sempre una garanzia, anche nelle poche scene che gli sono riservate) ma anche Gordon (ottimo anche Jeffrey Wright) con cui sembra avere instaurato un rapporto sincero di stima e quasi di amicizia. E ovviamente Catwoman.
Il personaggio di Selina è determinante nella trama, ma soprattutto è importantissimo per l'evoluzione per personaggio di Bruce e il loro rapporto non è mai stato così intenso e magnetico al cinema, anche perché la chimica fra Pattinson e Zoe Kravitz è alle stelle.
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