martedì 22 marzo 2022

CODA - I Segni del Cuore - la recensione

In principio era considerato un titolo outsider, CODA - I Segni del Cuore arriva alla serata degli Oscar 2022 con tre nomination pesanti, miglior film, attore non protagonista, e sceneggiatura non originale, e si propone come il favorito della serata.

La storia di una famiglia sorda in cui l'unica udente è la figlia adolescente Ruby. Il padre è proprietario di un peschereccio, insieme al figlio pesca e rivende il pesce, ma inevitabilmente è la figlia a dover fare da interprete, anche nei momenti più imbarazzanti. La ragazza si sveglia alle 3 di notte, va a pesca, poi a scuola, dove i compagni la prendono in giro proprio per la sua famiglia, e intanto coltiva la sua più grande passione, il canto. Quando Ruby deciderà di entrare nel coro e allenarsi per fare un'audizione per entrare al college, lei e la famiglia si troveranno davanti a delle scelte importanti.

CODA, che sta per Children of Deaf Adults (figlia/o di genitori sordi), è il remake del film francese La Famiglia Belier (2014), la storia è praticamente la stessa, la regista Sian Heder cambia l'ambientazione adattandola alla periferia americana, che fa molto film indie, e sposta il punto di vista concentrandolo molto di più sulla figlia udente. Ci riesce bene, soprattutto perché non si dimentica di caratterizzare nel modo giusto gli altri membri della famiglia, tutti hanno un loro spazio e una loro identità ben precisa e questo anche grazie alla bravura del cast.
Una prova d'insieme molto convincente, a partire dalla protagonista Emilia Jones, e poi Troy Kotsur, candidato all'Oscar 2022 come migliore attore non protagonista (e sicuramente vincerà, meritatamente), Daniel Durant, e Marlee Matlin, unica attrice sorda ad aver vinto un Oscar nella storia dell'Academy Awards. 

CODA è un film che parla di emancipazione, di crescita, in un contesto particolare come può essere quello di una famiglia sorda, che deve affrontare molte difficoltà nella comunità, ma il film ha il pregio di non cercare mai facili furbate, non cerca mai di impietosire lo spettatore, immerge chi guarda nel contesto di una famiglia sorda, con la lingua dei segni e in alcuni casi l'assenza dei suoni. Tutto è fatto molto bene, trasmette il giusto calore da "feel good movie" anche se, in più di una occasione, dà l'idea di essere tutto troppo lineare e programmato. Un bel film? sicuramente sì. Ma è un film da Oscar? onestamente, no.

0 commenti:

Posta un commento