venerdì 31 gennaio 2020

1917 - la recensione

In un anno in cui c'è un'abbondanza di grandi film e grandi nomi, non poteva di certo mancare Sam Mendes, regista di Skyfall, Jarhead, Revolutionary Road e soprattutto di quel American Beauty che, raccontando le ipocrisie del ceto medio americano, gli valse l'Oscar.
Il suo ritorno in grande stile, alla ribalta nella stagione dei premi, era attesissimo e andare in sala con aspettative così alte è il modo più facile per rimanere delusi.
Fortunatamente Sam Mendes non ci dà questo dispiacere e, incredibilmente, riesce persino a superare quelle aspettative. 

Il film di guerra è un sottogenere che negli anni ci ha regalato grandi capolavori del cinema, da Salvate il Soldato Ryan a La Sottile linea Rossa, passando per i vari Platoon, Apocalypse Now, il sottovalutato War Horse o il più recente Dunkirk.
Mendes non si discosta poi molto da un racconto molto classico, dalla missione apparentemente impossibile che il giovane soldato deve compiere attraverso le linee nemiche. Decide però di raccontarla diversamente: con un unico piano sequenza.
Se apparentemente quello di usare questa tecnica registica può sembrare un mero esercizio di stile, durante la visione del film ci si rende pian piano conto che non c'era altro modo di rendere l'angoscia e la drammaticità della guerra se non così. Le panoramiche ampie sul campo di battaglia in cui il protagonista si muove, i personaggi che entrano nell'inquadratura per poi uscirne dopo pochi secondi, tutto contribuisce a creare un senso di claustrofobia, che ci immerge totalmente nelle trincee francesi.
La fotografia maestosa crea contrasti che sarà difficile dimenticare, e la colonna sonora incornicia i momenti più epici, rendendo il film un'esperienza immersiva totale ed estraniante, a cui si continua a pensare e ripensare anche ore e giorni dopo aver lasciato la sala.




Il cast è stellare (Colin Firth, Andrew Scott, Benedict Cumberbatch solo per citare i più noti), ma a brillare su tutti è il poco conosciuto George MacKay, che avevamo già potuto apprezzare in pellicole indipendenti come Captain Fantastic e Pride ma che qui si prende la scena interamente sulle sue spalle e la regge davvero magnificamente. E' un peccato che l'annata sia stata così competitiva, perché non sarebbe stata affatto demeritata una sua candidatura come Miglior Attore Protagonista agli Oscar. Speriamo davvero di sentire ancora parlare di lui in futuro.


Un film che colpisce e che è davvero difficile dimenticare. Un film dall'impatto visivo straordinario che è ben lungi dall'essere solo un esercizio di stile registico e di imponenza scenografica, e che riesce ad essere anche e soprattutto di grandissimo impatto emotivo.

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