lunedì 26 ottobre 2020

Il Processo ai Chicago 7 - la recensione

Lo sceneggiatore Aaron Sorkin si siede alla regia per la sua seconda opera e porta sul grande schermo la storia vera e incredibile del reale processo ai cosiddetti "Chicago 7". Un processo farsa, politico, andato in scena alla fine degli anni '60 ma che si adatta perfettamente agli Stati Uniti di oggi.

E' il 1968 e, durante la convention dei democratici a Chicago, avvengono dei violenti scontri tra manifestanti e polizia. A seguito di questi scontri, sette attivisti, i più rappresentativi, verranno scelti e processati per cospirazione al fine di fomentare la folla per creare disordini. Ai sette verrà aggiunto un membro di spicco delle Black Panthers, tirato in ballo senza motivo visto che non era nemmeno presente durante gli scontri. Il processo, totalmente imparziale alla presenza di un giudice indisponente,  fin dalle prime battute si capisce avere già un verdetto scritto.

Il film ha avuto una produzione molto lunga iniziata addirittura nel 2006, quando Steven Spielberg (rimasto poi "padre emerito" del progetto) affidò proprio ad Aaron Sorkin la stesura della sceneggiatura, è quindi curioso pensare come un film che è stato iniziato quattordici anni fa sia così incredibilmente aderente alla realtà che stanno vivendo gli Stati Uniti in questo momento, con le proteste del movimento Black Lives Matter e alla soglia di una elezione presidenziale molto importante.
Raccontare il passato per non dimenticare e per sottolineare il presente, Aaron Sorkin riesce a farlo in modo tanto semplice quando intelligente, sfoderando l'arma che conosce meglio, la parola, in uno dei luoghi che preferisce, un'aula di tribunale.

Il Processo ai Chicago 7 ha molti punti di forza, ha un andamento e una regia lineari, da "grande classico di Hollywood", ha un montaggio fatto egregiamente, una ricostruzione scenografica storica senza esagerazioni, e un accompagnamento musicale mai invasivo che si presenta solo per accompagnare i momenti più importanti della storia, ma è in due punti che eccelle: la sceneggiatura e la recitazione.
Aaron Sorkin è probabilmente uno dei migliori sceneggiatori che il Cinema (e anche la tv) abbiano mai avuto, la sua capacità di catalizzare l'attenzione sui dialoghi e sul suo contenuto è eccezionale, lo spettatore riesce ad immergersi nel contesto senza mai annoiarsi o perdere il filo, anche quando l'argomento è complesso e articolato come può essere una giustizia ingiusta e la politica americana.

Una grande sceneggiatura ha però bisogno di attori capaci di interpretarla al meglio ed è quello che succede nel film. Un cast perfetto, Mark Rylance, Eddie Redmayne, Yahya Abdul-Mateen II, Sacha Baron Cohen, John Carroll Lynch, Jeremy Strong, Frank Langella, Joseph Gordon-Levitt, fino al cammeo di Michael Keaton, tutti offrono performance notevoli come singoli andando a formare una grande performance corale.

Il Processo ai Chicago 7 è semplicemente uno dei migliori film dell'anno.

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