venerdì 4 settembre 2020

Venezia 77 _ ieri Almodovar, oggi il primo film italiano in Concorso, Padrenostro

Ieri il maestro Pedro Almodovar ha fatto un salto al Festival di Venezia per presentare, insieme a Tilda Swinton, il corto La Voz Humana, riadattamento de La Voce Umana, opera di Jean Cocteau portata al cinema da Rossellini nel 1948, con una straordinaria Anna Magnani protagonista.

In passato il regista spagnolo si era già fatto ispirare dal testo di Cocteau e con questo corto sembra quasi volergli dire addio. "Jean Cocteau m’ispirò già ne La Legge del Desiderio (1987) in una scena con Carmen Maura, e poi in Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi (1988), si trattava di riprendere un po' questi concetti", ha dichiarato il regista, "È l'attesa di una telefonata delirante, qualcosa di molto interessante: una donna sola, un cane abbandonato. L'abbandono mi è sempre interessato. Penso questa, con The human voice, sarà l'ultima volta con Cocteau. [...] Per girare il film è stato inevitabile appropriarsi del testo. Ero cosciente lo avesse fatto Rossellini con la Magnani. Io volevo fare qualcosa di quasi opposto, altrimenti non riconoscevo come contemporanea la donna che attende di parlare con il proprio amante. È stata una libertà questo film, volevamo essere teatrali ma anche cinematografici. Era un esperimento che volevo fare, e ho fatto scomparire la maggior parte di Cocteau. Non ho riscritto un classico ma l'ho digerito e fatto mio".

Il corto segna il suo primo lavoro in lingua inglese (il prossimo passo sarà un lungometraggio) e per farlo si è affidato a un'attrice poliedrica come Tilda Swinton, con cui Almodovar si è trovato benissimo: "Mi piacerebbe che questo idillio con Tilda andasse avanti, ci lavorerò su: quando scopri la chimica con un attore è unica, perché ti dà la capacità di andare lontano e moltiplicare il tuo talento. [...] Si tratta di un monologo in cui la parola è tutto: l'ho scritto in spagnolo, ed è stato tradotto. Le ho detto di essere libera di cambiare espressioni se più adeguate: all'inizio è stato un po' difficile lavorare in un'altra lingua, ma sentirla parlare nella sua lingua era fantastico, per i toni e la musicalità".
Da parte sua, Tilda Swinton non vedeva l'ora di lavorare con Almodovar, tanto da chiedere un aiuto... molto in alto. "Il mio rapporto con il cinema di Almodóvar è iniziato con Donne sull’orlo di una crisi di nervi. È stato il momento in cui mi sono innamorata del suo cinema", ha dichiarato l'attrice, "Ho un amico, in Scozia, un monaco benedettino, 12 anni fa gli chiesi di pregare per me perché potessi lavorare con Pedro. Non parlo spagnolo ma il cinema crea complicità e questo è un sogno che si realizza".

Parole al miele tra i due, possiamo aspettarci altre collaborazioni in futuro.
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Oggi è il giorno del primo film italiano in Concorso, Padrenostro di Claudio Noce, con Pierfrancesco Favino.

Il film prende spunto dalla vita del padre del regista, il vicequestore Alfonso Noce, che nel 1977 venne ferito in un attentato terroristico da parte dei Nap, e Claudio Noce, che all'epoca aveva 11 anni, insieme alla madre, fu testimone oculare dell'attentato.
Il protagonista del film è proprio un bambino, dal carattere solitario e con una grande passione per il disegno, che da quando il padre (Favino) è rimasto ferito, vive con un profondo senso d'angoscia. Un giorno incontra un ragazzino un po' più grande di lui che lo coinvolgerà in avventure rocambolesche, un ragazzino che però nasconde un segreto.

Padrenostro non racconta direttamente gli Anni di Piombo, come ha voluto precisare Pierfrancesco Favino durante la conferenza stampa, ma il rapporto padre-figlio: "Nella storia di Claudio ho visto anche me e mio padre, la mia infanzia, gli odori, i sapori, i silenzi, le stanze della mia casa. Eravamo quei bambini che quando andavano a letto non esistevano più, si dava per scontato che non sapessero, che non capissero, ma noi sbirciavamo di nascosto gli adulti. Il rapporto tra padre e figlio è un mistero che ci riguarda tutti [...] Piuttosto volevamo raccontare l’infanzia. Il messaggio politico semmai sta in questo: noi cinquantenni, non avendo partecipato a grandi eventi storici, siamo stati messi in un angolo. Non ci sentiamo antagonisti, anzi siamo la prima generazione laica, capace di produrre un cinema e una letteratura che non hanno bisogno di schierarsi da una parte o dall'altra in modo categorico, piuttosto ci affidiamo alla creatività dell’infanzia, a quel bisogno di tenerezza e di inclusione. Siamo educati e silenziosi, ma ora basta dover chiedere il permesso. Non è colpa nostra se siamo nati dopo".

Padrenostro sarà nelle sale dal 24 settembre.
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Presentato Fuori Concorso il film The Duke, con Jim Broadbent e Helen Mirren protagonisti.

Commedia inglese che racconta la storia di di Kempton Bunton, il sessantenne che rubò il ritratto del Duca di Wellington di Francisco Goya dalla National Gallery di Londra.

"A suo tempo scatenò il Paese, oggi non la conosce nessuno, ma è una storia straordinaria, l’unica volta che è stata rubata un’opera dalla National Gallery. Una storia eccentrica, molto inglese", ha dichiarato il regista Roger Michell.

Per Jim Broadbent il suo personaggio è "un protagonista inusuale per un film. Era pronto a fare qualsiasi cosa e si assume il rischio di compiere un atto illegale imperdonabile. Un personaggio complesso e disgraziato, ma anche divertente, una specie di Robin Hood: d’altronde Robin Hood non ha mai rubato carta igienica".

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