In Italia forse non è particolarmente conosciuto, ma Dick Cheney, vice presidente durante il mandato di George W. Bush, negli Stati Uniti è un personaggio molto famoso, da molti ritenuto il vero uomo al comando dietro le quinte alla Casa Bianca.
Adam McKay scrive e dirige un biopic atipico, come è nel suo stile, con un Christian Bale istrionico come mai prima d'ora, ma allo stesso tempo duro e misurato come non lo si vede spesso.
Siamo sicuramente di fronte ad un film molto solido, sapientemente scritto e girato, con quelle incursioni nell'assurdo e l'abbattimento della quarta parete tipico del cinema di McKay che aveva trovato il suo apice perfetto ne La Grande Scommessa.
In Vice c'è la volontà di riproporre lo stesso tipo di umorismo, applicandolo non solo al campo della politica, ma anche alla figura di un singolo uomo, controverso e a dir poco sgradevole. Non sempre l'intento è riuscito, e se si escludono un paio di scene (il momento shakesperiano su tutti), il resto del film risulta piuttosto piatto, soprattutto se paragonato al lavoro precedente del regista.
Ad essere davvero convincente, a tratti spettacolare, è un Christian Bale. Seppur affiancato da un'ottima Amy Adams e da grandi prove sia di Steve Carell che di Sam Rockwell, l'attore ruba la scena tutti. Trasformando il suo corpo ancora una volta, Bale diventa totalmente il personaggio che interpreta, tanto che quasi subito ci si dimentica di chi sia.
Pur rimanendo un film per molti versi estremamente valido, due ore che scorrono piacevolmente, piene di ritmo e senza annoiare mai, Vice resta una mezza delusione. Per fortuna ad alzare il livello c'è la performance incredibile del solito trasformista Christian Bale.
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