mercoledì 30 gennaio 2019

Green Book - la recensione

Un'insolita coppia sfreccia per il sud degli Stati Uniti, un lungo viaggio che non attraversa solo il paese ma anche l'intolleranza e il razzismo.

Inizio anni '60, New York, l'italoamericano Tony "Lip" Vallelonga, buttafuori in un locale notturno, tanto abile con le mani quanto con la parlantina, si ritrova momentaneamente senza lavoro e in ristrettezze economiche, decide così di accettare la proposta del pianista classico afroamericano Don Shirley, in procinto di partire per un tour nel sud del paese. Nonostante i pregiudizi e affrontando le tante vessazioni e umiliazioni che subisce Don Shirley, tra i due nascerà una inaspettata amicizia destinata a durare nel tempo.

Tratto dalla vera storia di Tony Vallelonga (che ha anche avuto un passato da attore ne I Soprano) e Don Shirley, rimasti amici fino alla morte dei due, avvenuta a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, anche il titolo del film si riferisce a qualcosa di reale. Green Book infatti si rifa al "Negro Motorist Green Book", un libricino che serviva ad evitare problemi agli afroamericani in viaggio, e nel quale erano elencati tutti gli alberghetti o i ristoranti in cui i neri potevano alloggiare o mangiare senza avere problemi. E' proprio quel libricino a dare il primo input per descrivere il diverso trattamento tra bianchi e neri, e descrivere in modo semplice ma efficace il dilagante razzismo degli anni '60, soprattutto nel sud degli Stati Uniti. Nel film la prospettiva è capovolta: Tony è l'autista e Don il capo, è Don quello che risponde a un ceto sociale elevato, che fa parte dell'alta borghesia, non Tony, però ad essere relegato in bettole di terza categoria è Don, mentre Tony può tranquillamente alloggiare nei migliori alberghi, questo solo a causa del colore della pelle.

La grande forza del film è, senza alcun dubbio, la coppia di attori protagonisti, Viggo Mortensen e il premio Oscar Mahershala Ali. I due attori sono perfetti nei loro ruoli, l'uno l'opposto dell'altro, e allo stesso tempo perfettamente in armonia e in equilibrio. Viggo Mortensen, ingrassato di una ventina di chili per il ruolo, è rozzo, un po' ignorante, perennemente affamato, con uno spiccato accento da italoamericano e una fantastica gestualità, al contrario, Mahershala Ali è composto, elegante, colto, con un linguaggio calmo e forbito. Le loro prove sono eccellenti, in stato di grazia, sia nei momenti più seri che in quelli tipici della commedia. Per apprezzare al meglio le loro performance, è consigliabile una visione in lingua originale. Viggo Mortensen, così come la famiglia di Tony "Lip", alterna continuamente l'inglese da Bronx con un italiano americanizzato, e anche Mahershala Ali si cimenta sia con la lingua italiana che russa. Tutto questo purtroppo si perde con il doppiaggio, ed è un vero peccato.

Di film sul razzismo ne abbiamo visti tanti, e tanti ancora ne vedremo, il più delle volte si tratta di film impegnati politicamente, di veri pugni nello stomaco, in questo contesto, Green Book fa storia a sé. La forza del film sta proprio nella sua leggerezza da commedia, che ci mostra in modo sottile, a volte anche divertente, ma non meno sgradevole, l'assurdità e il razzismo di quei tempi, non lo fa attraverso le marce o le proteste ma raccontando il quotidiano, piccoli gesti che mostravano tutta l'ignoranza e il pregiudizio delle persone. Con questi modi da commedia, il film riesce ad arrivare in modo più diretto allo spettatore. Green Book è divertente, fa arrabbiare e fa commuovere, ha tutti gli elementi di un gran bel film.

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