giovedì 24 gennaio 2019

La Favorita - la recensione

Grande successo al Festival di Venezia, 10 nomination all'Oscar, Coppa Volpi e Golden Globe per la protagonista Olivia Colman, il terzo film in lingua inglese del greco Yorgos Lanthimos si avvia verso una stagione che possiamo definire trionfale per un regista che è sempre stato piuttosto di nicchia.
La strada verso il cinema mainstream passa per la corte della Regina Anna, capricciosa, isterica, malata di gotta e lesbica, e dalla lotta fra due donne, Lady Sarah Churchill (Rachel Weisz) e  Abigail Masham (Emma Stone), per un film che è tanto riconoscibile quanto diverso dai soliti film di Lanthimos.
Molto meno cupo e "freddo" rispetto a Il Sacrificio del Cervo Sacro e The Lobster, pieno di grandangoli, alla fine riesce a essere soprattutto il racconto della cattiveria, della pugnalata alle spalle, del sorriso falso, impersonificato principalmente dal personaggio della Stone, giovane arrivista che non si fa scrupoli ad approfittarsi di una donna fragile.
È anche e soprattutto il film delle interpretazioni, non solo di Emma Stone e di una bravissima Rachel Weisz, ma in particolare di Olivia Colman, attrice poco conosciuta al grande pubblico ma già apprezzata nel mondo della serialità britannica, che qui dà una interpretazione totale, anima e corpo, magnetica per come riesce a catalizzare su di sé l'attenzione di tutti gli altri attori in scena e dello spettatore in sala.
Nonostante soffra di una certa lentezza nella sua parte centrale e della solita lontananza fra spettatori e personaggi tipica dei film di Lanthimos, La Favorita riesce a coinvolgere molto più di quanto questo regista ci ha abituati, e tutto il film ne beneficia, grazie alle scenografie avvolgenti, alla regia per una volta non troppo egocentrica, e a una Colman da oscar. Chissà che non lo conquisti sul serio.

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