mercoledì 31 agosto 2016

Venezia 73 - giorno 1

Prende il via nel migliore dei modi la 73a Mostra del Cinema di Venezia, grazie al film d'apertura La La Land, di Damien Chazelle.

Ad accompagnare il film al Lido una sorridente Emma Stone, protagonista del musical insieme a Ryan Gosling, assente giustificato visto che l'attore è impegnato sul set del sequel di Blade Runner.

La La Land vede come protagonisti due sognatori in cerca di fama, una aspirante attrice/scrittrice che fa la cameriera e un pianista controcorrente che vuole suonare solo jazz, che si incontrano e si innamorano in una Los Angeles dai colori pastello, e che poi si trovano ad affrontare le difficoltà che sorgono tra amore e carriera.

Romantico e malinconico, il film è stato accolto positivamente dalla stampa, e si è meritato anche un applauso spontaneo durante la proiezione, dopo una prima sequenza coreografica e colorata tra le auto ferme nel traffico che ha sorpreso e meravigliato la sala.
Ottimi i due protagonisti, così come la regia del 31enne Damien Chazelle, per un film destinato a farsi largo nella prossima stagione dei premi.

Ovazioni per Emma Stone all'ingresso della conferenza stampa, che ha rubato la scena a un emozionatissimo Damien Chazelle. Il regista è arrivato in Italia una settimana fa e ha voluto subito esprimere la sua solidarietà agli italiani colpiti dal terremoto: "Per godermi appieno il vostro Paese, che amo molto - amo la cultura, il cinema e il cibo italiano - avevo anticipato il mio arrivo a Venezia di una settimana, e purtroppo ho ascoltato da vicino questa tragedia".

Nonostante il successo di Whiplash, non è stato facile per il regista portare sul grande schermo un musical "vecchio stile", un genere su cui non è facile investire a Hollywood. "I musical sono i film che più degli altri declinano il linguaggio dei nostri sogni, e oggi più che mai abbiamo bisogno di sognare, di vedere amore sul grande schermo", ha dichiarato Chazelle, "Volevo prendere il vecchio musical ma metterlo dentro la vita reale, dove il finale non sempre è roseo, anzi quasi mai. Un immaginario old fashion, ma con persone vere che vivono nella Los Angeles di oggi. I film sono il linguaggio dei sogni. E' vero che mettersi a cantare viola le regole del realismo, ed è per questo i musical sono atemporali. Oggi possiamo tornare indietro a quelle tradizioni e metterci le emozioni e le frustrazioni del presente".
C'è bisogno di sognare, una visione condivisa anche da Emma Stone. "Dobbiamo abbandonare il nostro cinismo, un atteggiamento che va tanto di moda nella mia generazione, non serve scherzare su tutto, o criticare sempre tutto", ha detto l'attrice, "Dobbiamo sognare. Io voglio dare una speranza: 'La La Land' racconta proprio di questo, dei sogni, e di come si debba lavorare duramente per realizzarli". Per Emma Stone il musical non è certo una novità, l'attrice a Broadway si è destreggiata nel ruolo di Sally Bowles in Cabaret, raccogliendo con successo la pesante eredità di Liza Minnelli. "Amo il musical da sempre", ha raccontato la Stone, "Ho sempre sognato di farlo al cinema e 'La La Land' mi ha dato questo possibilità. Nel mio personaggio di attrice che cerca di sfondare c’è molto di me. Quello che amo di Mia è che lei scrive in prima persona la sua storia, le sue esperienze, mentre io non ho avuto il suo stesso coraggio".
L'attrice è alla terza collaborazione con il suo amico Ryan Gosling: "Eh sì, Ryan è un vecchio amico. E' stato bellissimo tornare a lavorare con lui, qualcuno che conosci, di cui hai fiducia. Sapevo che era un ottimo ballerino, ma qui dovevamo danzare insieme, e non è stato semplice, c’è voluto tanto allenamento".

Tra le ispirazioni del film, Chazelle ha citato anche Fellini e il film 8 e mezzo, soprattutto per la scena iniziale nel traffico che tanto ha colpito la platea. "L'ingorgo iconico per me è quello del film di Fellini", ha dichiarato il regista, "A volte pensavo di veder sbucare da una macchina Marcello Mastroianni. Per salvarsi dal traffico l'unico mezzo è la fantasia".

Per vedere La La Land in Italia dovremo aspettare fino al prossimo 26 gennaio.

Io Prima di Te - la recensione

Will è un ricco uomo d'affari, bello e intelligente a cui la vita ha tolto tutto relegandolo su una sedia rotelle, paralizzato dal collo in giù. Louisa è una ragazza di provincia, buffa ed eccentrica, colorata fino all'inverosimile, con una famiglia unita ma povera alle spalle, e la capacità di vedere sempre il meglio delle persone.
L'incontro tra due mondi completamente diversi e lo scontro fra il cinismo di Will e l'ottimismo spensierato di Lou non è subito facile, ma pian piano tra i due nasce prima un'amicizia sincera e poi un amore che potrebbe ridare speranza a una vita apparentemente distrutta.

Tratto dal romanzo omonimo di Jojo Moyes, Io prima di te sembra a primo impatto il più classico dei film romantici, e forse lo è, ma riesce anche a dare qualcosa di più, a portare freschezza in una storia già vista e rivista. Molto del merito va dato alla grande chimica creatasi fra i due protagonisti Sam Claflin ed Emilia Clarke; soprattutto il primo, dopo la più che anonima performance nel quarto capitolo dei Pirati dei Caraibi e il ruolo nella saga di Hunger Games, riesce a fare un salto di qualità, interpretando con poche espressioni misurate e piccoli gesti un uomo paraplegico e, pur non arrivando alle vette raggiunte recentemente da Eddie Redmayne, risulta molto convincente. La Clarke, invece, non sempre centra la performance e alla lunga le troppe smorfie e moine possono risultare pesanti. Ottimo anche il cast di contorno: Charles Dance è sempre di grande presenza scenica e in generale i molti volti noti, da Jenna Coleman a Matthew "Neville Paciock" Lewis, danno tutti il loro contributo.

Interessante però è soprattutto il tema centrale del film che si nasconde dietro la storia d'amore. Parlare di eutanasia è sempre difficile e Thea Sharrock, regista del film, riesce a farlo con molta delicatezza, senza propendere per l'una o l'altra campana, riuscendo a emozionare con poche scene e senza spingere troppo il piede sull'acceleratore della lacrima facile. Sicuramente si sarebbe potuto approfondire di più l'argomento, non è certo un film impostato su questo, si tratta principalmente di un film puramente romantico e come tale va visto, senza aspettarsi troppo dal punto di vista del dilemma etico.

In un periodo in cui siamo sommersi da decine e decine di film pseudoromantici che puntano a scandalizzare più che a emozionare, è piacevole ritrovarsi con un prodotto di questo tipo, fresco, genuinamente romantico, ma che sa anche andare oltre senza snaturarsi.

lunedì 1 agosto 2016

Ghostbusters - la recensione

Si ricomincia da capo, e allora “chi chiamerai?” La risposta giusta potrebbe essere Paul Feig ma sicuramente non sarebbe l'unica.



Il pre-odiato “reboot al femminile” di Ghostbusters è arrivato finalmente nelle sale, ed è ora di tirare giù le (vere) somme sulla questione.

Niente è intoccabile, Hollywood ce lo ha insegnato nel corso degli ultimi vent'anni. Cult e capolavori della settima arte vengono spesso rimaneggiati nel corso del tempo, con risultati tanto pregevoli quanto disastrosi. Per quanto riguarda Ghostbusters è giusto escludere l'ultimo scenario appena citato. Feig ha fatto un buon lavoro. Certo, non eccellente o originale, ma comunque buono. Qualcun altro avrebbe potuto fare di meglio? Probabile, ma forse anche no. accontentiamoci di un divertente blockbuster estivo che riesce a strappare allo spettatore meno pretenzioso più di una risata lungo le due ore effettive della pellicola, merito anche (e soprattutto) del variopinto cast che la risata se la mangia letteralmente a colazione. Melissa McCarthy, Kristen Wiig, Leslie Jones e Kate McKinnon formano una squadra omogenea e ben caratterizzata che non ha nulla da invidiare a quella “originale”. Un team accompagnato da un Chris Hemsworth mai così comico nei panni del superficiale segretario senza cervello.

Ciò che forse non funziona al 100% riguarda principalmente le scene action: Feig (purtroppo) non spinge mai l'acceleratore in questo contesto, penalizzando in qualche modo il ritmo di gran parte del lungometraggio, che già pone le basi su una struttura comedy abbastanza statica.

Non c'è più nulla da aggiungere. Il “nuovo” Ghostbusters è promosso con poche riserve. Intrattiene? Sì. Fa ridere? Sì. È visivamente accattivante? Sì. È totalmente riuscito? Chiaramente no. Ma niente è perfetto.

Mat