giovedì 28 luglio 2016

Venezia 73 - il programma

Presentato il programma ufficiale della 73esima Mostra Cinematografica del Cinema di Venezia (31 agosto - 10 settembre).

Un programma davvero molto ricco, con dei titoli tra i più attesi della stagione, come il film d'apertura La La Land, con Ryan Gosling e Emma Stone, poi The Light Between Oceans, con Fassbender, Alicia Vikander e Rachel Weisz, Nocturnal Animals, con Jake Gyllenhaal e Amy Adams, Jackie, con Natalie Portman nei panni di Jackie Kennedy, e Arrival di Denis Villeneuve, con Amy Adams, Jeremy Renner e Forest Whitaker. Presente anche il documentario di Terrence Malick, Voyage of Time.

Tre gli italiani in Concorso: Questi Giorni di Giuseppe Piccioni, Spira Mirabilis dei documentaristi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, e Piuma di Roan Johnson.

Titoli molto interessanti anche Fuori Concorso, dove spiccano il remake de I Magnifici 7 di Antoine Fuqua (film di chiusura del festival), con Denzel Washington e Chris Pratt, e Hacksaw Ridge, nuovo film da regista di Mel Gibson, con Andrew Garfield.
Ricordiamo poi l'evento speciale con la proiezione dei primi due episodi della serie di Paolo Sorrentino, The Young Pope, con Jude Law.

Ecco il programma.

Venezia 73: Concorso internazionale di lungometraggi in prima mondiale: 
The Bad Batch di Ana Lily Amirpour
La La Land di Damien Chazelle
The Light Between Oceans di Derek Cianfrance
El Ciudadano Ilustre di Mariano Cohn E Gastón Duprat
Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti
Ang Babaeng Humayo (The Woman Who Left) di Lav Diaz
La Región Salvaje di Amat Escalante
Nocturnal Animals di Tom Ford
Piuma di Roan Johnson
Rai (Paradise) di Andrei Konchalovsky
Brimstone di Martin Koolhoven
Na Mlijecnom Putu (On The Milky Road) di Emir Kusturica
Jackie di Pablo Larraín
Voyage Of Time di Terrence Malick
El Cristo Ciego di Christopher Murray
Frantz di François Ozon
Questi Giorni di Giuseppe Piccioni
Arrival di Denis Villeneuve
Les Beaux Jours d'Aranjuez di Wim Wenders

Fuori Concorso: Opere firmate da autori di importanza riconosciuta 
Our War di Bruno Chiaravalloti, Claudio Jampaglia e Benedetta Argentieri
I Called Him Morgan di Kasper Collin
One More Time With Feeling di Andrew Dominik
The Bleeder di Philippe Falardeau
The Magnificent Seven di Antoine Fuqua
Hacksaw Ridge di Mel Gibson
The Journey di Nick Hamm
À Jamais di Benoît Jacquot
Gantz:O di Yasushi Kawamura
Miljeong (The Age Of Shadows) di Jee Woon Kim
Austerlitz di Sergei Loznitsa
Assalto Al Cielo di Francesco Munzi
Monte di Amir Naderi
Tommaso di Kim Rossi Stuart
Safari di Ulrich Seidl
American Anarchist di Charlie Siskel
The Young Pope (Episodi 1 e 2) di Paolo Sorrentino
Planetarium di Rebecca Zlotowski

Orizzonti: Concorso internazionale dedicato a film rappresentativi di nuove tendenze estetiche ed espressive (sono elencati unicamente i lungometraggi):
Tarde Para La Ira di Raúl Arévalo
King Of The Belgians di Peter Brosens e Jessica Woodworth
Laavor Et Hakim (Through The Wall) di Rama Burshtein
Liberami di Federica Di Giacomo
Koca Dünya (Big Big World) Di Reha Erdem
Gukoroku di Kei Ishikawa
Maudite Poutine di Karl Lemieux
São Jorge di Marco Martins
Dawson City: Frozen Time di Bill Morrison
Réparer Les Vivants di Katell Quillévéré
White Sun di Deepak Rauniyar
Malaria di Parviz Shahbazi
Kékszakállú di Gastón Solnicki
Dark Night di Tim Sutton
Home di Fien Troch
Die Einsiedler di Ronny Trocker
Il Più Grande Sogno di Michele Vannucci
Boys In The Trees di Nicholas Verso
Ku Qian (Bitter Money) di Bing Wang

venerdì 22 luglio 2016

Star Trek Beyond - la recensione

Dopo tre anni nello Spazio Profondo, James Kirk sente tutta la stanchezza e la pesantezza che l'essere isolato da tutto comporta, non riesce a trovare un motivo per continuare nella sua carriera come Capitano di una nave stellare, anche perché il peso del sacrificio di suo padre si fa sentire sempre di più. Ma non c'è tempo per il dubbio, una missione di soccorso si trasforma presto in una trappola che potrebbe rivelarsi fatale per l’equipaggio dell’Enterprise e un pericolo per l’intera Federazione.

Justin Lin prende in mano il timone del terzo film Trekker in quella che è ormai denominata “Kelvin timeline” e lo fa nell'anno più difficile, quello del cinquantesimo anniversario della saga, e dopo un film, Into Darkness, che aveva ricevuto pesantissime critiche da parte del fandom storico. Svariate peripezie, una sfiducia malcelata nel progetto e parecchie riscritture dopo, Lin, ma soprattutto gli sceneggiatori Simon Pegg e Doug Jung, hanno vinto la scommessa?

Se Il Futuro ha inizio era, pur con i suoi difetti anche abbastanza vistosi (vedi la poca incisività del villain interpretato da Eric Bana) una buona base da cui partire, Into Darkness era sì un ottimo film di fantascienza e intrattenimento, ma quanto di più lontano si potesse immaginare da ciò che era stata la filosofia della creatura di Gene Roddenberry, non riuscendo ad armonizzare la questione etica con una buona riuscita della storia e dei personaggi. Star Trek Beyond ricomincia andando al cuore di quel che aveva fatto grande Star Trek: la frontiera, grande caposaldo del Western, non più limitata al pianeta Terra, ma posta ancora oltre, nei limiti potenzialmente infiniti dello spazio, a ciò che la ricerca di conoscenza porta all'uomo, di come gli uomini reagiscono a uno stimolo tanto atavico e ai rapporti di profondissima amicizia che una situazione tanto ai limiti crea e consolida.
Una storia semplice, senza inutili fronzoli e divagazioni, che entra subito nel vivo dell’azione, una scrittura lineare con alcune battute davvero efficaci che strizzano l’occhio ai vecchi fan senza però essere invasive, un ottimo villain interpretato dal sempre bravissimo Idris Elba, e finalmente l’amicizia che lega i membri dell’equipaggio dell’Enterprise come vero motore e fine dell’azione. Chris Pine appare a suo agio e decisamente in parte, meno sbruffone che nei precedenti film, più posato e profondo. Anche gli altri lo seguono a ruota: Zachary Quinto riesce a regalare uno Spock costantemente in bilico tra fragilità e logica senza mai strafare, lasciandosi alle spalle le inutili esagerazioni della lotta contro Khan, emoziona sinceramente nel sentito omaggio a Leonard Nimoy e diverte negli scambi tra lui e il come al solito perfetto McCoy di Karl Urban.

Si respira l’aria fresca e spensierata della serie classica, in cui nulla era più importante dell’amicizia e la sete di conoscenza spingeva l’umanità a migliorarsi costantemente, ma c’è anche tanta azione e in questo la regia di Justin Lin, pur se non sempre esente da qualche inquadratura obliqua di troppo, se la cava bene e regala alcune sequenze di grande impatto visivo, sia nello spazio che nello straordinario set della Base Stellare USS Yorktown.

Dove Into Darkness riusciva a essere un bel film di fantascienza ma un pessimo film di Star Trek, questo Beyond centra il punto riuscendo a essere un ottimo film di Star Trek, sicuramente non il migliore della saga, non all'altezza di capolavori come L’Ira di Khan o Rotta verso la Terra, ma la strada imboccata è sicuramente quella giusta e le potenzialità di questa realtà alternativa sono moltissime ed estremamente interessanti.

venerdì 15 luglio 2016

The Legend of Tarzan - la recensione

Tarzan non esiste più.
Ora si chiama John Clayton III, Lord Graystoke, e vive a Londra con sua moglie Jane, beve il tè alzando il mignolo e fa divertire i bambini. Un perfetto gentiluomo, insomma. Quando però il Re del Belgio lo invita in Congo, le pressioni dell'americano George Washington Williams, deciso a provare la colpevolezza del Belgio nella tratta degli schiavi, lo costringeranno a tornare nella sua vecchia casa e a fare i conti con un passato che aveva voluto a ogni costo dimenticare.

Con un particolare approccio capovolto, David Yates (già regista degli ultimi quattro film di Harry Potter) costruisce la storia di Tarzan non puntando sulla civilizzazione del selvaggio, ma in una riscoperta di sé, il ritorno al selvaggio Tarzan dell'uomo John, intrecciando anche una storia d'amore e di matrimonio e un discorso di tipo sociale legato alla schiavitù (dalle tribù indigene dell'Africa, agli indiani d'America).
Non tutto funziona alla perfezione, la morale anti-schiavista è interessante, ma eccessivamente didascalica, con gli indigeni sempre leali, buoni e coraggiosi e il cattivo (Christoph Waltz, ormai intrappolato in ruoli tutti simili tra loro) più cattivo che mai. Dove invece il film funziona benissimo è nella parte più romantica, sia nel rapporto tra Tarzan e Jane sia nella rappresentazione dell'Africa selvaggia, in cui la legge della giungla e della savana regna incontrastata. In questo il personaggio interpretato da Alexander Skarsgard dà il massimo, nelle interazioni con gli animali (visivamente splendidi), con la giungla e con Jane.
L'attore svedese ha certamente il physique du role e rende anche abbastanza bene il lato più profondamente selvaggio di Tarzan, parlando pochissimo ma muovendosi fluidamente in una natura incontrastata. Ottima la chimica sia con Margot Robbie che con Samuel L. Jackson, anche se nelle scene "civili", in particolare all'inizio, è a volte un po' ingessato, colpa anche di una sceneggiatura che non approfondisce molto la psicologia dei personaggi, lasciandoli come maschere di un certo archetipo.
A livello visivo il film dà il meglio di sé, in particolare la fotografia è molto suggestiva, con una patina da fotografia d'epoca molto affascinante, e la regia delle scene d'azione sempre molto chiara pur nella velocità dei movimenti.

The Legend of Tarzan è lontano dall'essere un film perfetto, i suoi difetti sono spesso molto evidenti, eppure riesce a essere emozionante e genuinamente romantico come un film d'altri tempi. Non ce lo aspettavamo, ma ne siamo stati molto felici.