Gli eroi più forti della Terra (e della Galassia), quelli sopravvissuti alla decimazione, sono divisi e ormai senza speranza. La situazione è critica, ma i Marvel Studios hanno tenuto in serbo altre carte da giocare, con un piano ben scritto in oltre 10 anni di attività, che ha dato vita a 22 pellicole, più o meno riuscite.
Il cerchio si chiude e la resa dei conti definitiva prende vita in quasi 3 ore di orgasmo visivo. Differenziandosi molto dal suo predecessore (Infinity War), Avengers: Endgame si prende i suoi tempi, ampliando la riflessione sui fatti accaduti e i momenti di introspezione dei personaggi, supereroi e supereroine, che abbiamo imparato ad amare nel corso di tutti questi anni, e che riserveranno non poche sorprese.
Il tempo è un elemento fondamentale all'interno di Avengers: Endgame. C'è il tempo per riflettere, il tempo di metabolizzare e quello di agire. Tre atti che possiamo definire più o meno bilanciati e che chiudono una lunga parentesi cinematografica, legata a un mondo moderno dei cinecomic plasmato e nato, proprio 11 anni fa, con Iron Man (2008).
Ciò che un fan di questi prodotti deve aspettarsi da Endgame, nonostante alcune sbavature legate ad alcuni personaggi, è un profondo rispetto dell'arte fumettistica e cinematografica. Un rispetto colmo di affetto verso lo spettatore, che stupirà (forse) anche i più disinteressati alla serialità di tali opere.
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