sabato 13 aprile 2019

Noi - la recensione

Dopo lo straordinario successo ottenuto con Scappa - Get Out, che ha guadagnato più di 250 milioni di dollari in tutto il mondo e un Oscar per la miglior sceneggiatura, Jordan Peele torna con un film che è allo stesso tempo molto diverso e molto simile al precedente. Se da una parte le tematiche affrontate sono molto più universali rispetto alla questione razziale, così lapalissiana in Get Out, è comunque possibile individuare una chiara impronta autoriale dietro entrambe le pellicole, che va al di là della presenza di un cast di protagonisti neri al posto della solita famiglia borghese bianca.


La vacanza dei Wilson, una famiglia normale e benestante americana, che si trasforma in un incubo, va di pari passo con l'esplorazione del trauma infantile subito da Adelaide (la splendida vincitrice dell'Oscar Lupita Nyong'o), ma soprattutto diventa specchio (quasi letteralmente) della società in cui si fa sempre più netta la distinzione fra un "noi" e un "loro", fra chi vive sopra, al sole, e chi invece è relegato ai margini, sotto.
Allo stesso tempo è anche metafora sottile di una dualità intrinseca dell'essere umano, in cui convivono luci e ombre, un cosa è accaduta insieme a un cosa che sarebbe potuta accadere se le nostre scelte (o chi abbiamo scelto di essere) fossero state diverse.
Anche in Noi, Peele è bravissimo nell'affrontare questi temi in maniera arguta e non didascalica, senza mai diminuire la tensione che, anzi, cresce di momento in momento, senza grandi balzi sulla sedia ma con un senso di disagio presente dalla prima all'ultima scena e in cui anche i momenti dal retrogusto comico-demenziale contribuiscono a potenziare quel disagio.
Da questo punto di vista anche il finale, bellissimo, adrenalinico, che rivela senza rivelare davvero, arriva non inaspettato, ma anzi come la logica conseguenza di quanto visto fino a quel momento, senza dare una vera conclusione o spiegazione alla vicenda eppure senza lasciare con un senso di incompiuto.

Dopo essersi affacciato nel panorama horror come una grande rivelazione, Jordan Peele fa un ulteriore passo avanti girando un film dai molteplici livelli di lettura, a tratti kubrickiano nelle sue inquadrature e nell'uso della musica, che tiene lo spettatore sul bordo della poltrona per quasi due ore e che lo lascia con moltissime questioni su cui riflettere, riguardo la società ma soprattutto riguardo se stesso. 

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