giovedì 6 settembre 2018

La Ragazza dei Tulipani - la recensione

Nella Amsterdam del 1636, dove la cosiddetta "Febbre dei Tulipani" imperversa, la giovane orfana Sophia (Alicia Vikander) sposa un ricco mercante di spezie, molto più anziano di lei, Cornelis Sandvoort (Christoph Waltz). L'uomo è ossessionato dall'idea di avere un figlio, ma nonostante i tentativi, Sophia non rimane incinta, traendone un senso di colpa che si mischia anche a quello dovuto al fatto di non amare suo marito, nonostante questo l'abbia fatta uscire dalla sua condizione di orfana senza futuro. Quando Cornelis decide di farsi fare un ritratto assieme alla giovane moglie, fra Sophia e  Jan Van Loos (Dane DeHaan), l'artista che è incaricato di ritrarli, scoppia una passione segreta e irrefrenabile. Allo stesso tempo, la cameriera della casa, Maria (Holliday Grainger) scopre di aspettare un figlio dal giovane di cui è innamorata ma che è scomparso lasciandola sola. Così le due donne, con la complicità di un medico (Tom Hollander) escogitano un piano rischioso per poter salvare la reputazione di entrambe e dare un erede a Sandvoort.

La prima cosa che salta all'occhio nel film di Justin Chadwick (Mandela: long walk for freedom e L'altra donna del re) è l'incredibile cura che il regista ha avuto per l'atmosfera e i luoghi di una Amsterdam cupa e ombrosa, sporca e fremente di una smania incontenibile, quella della speculazione che in quegli anni avrebbe portato tantissimi a vendere tutto pur di poter comprare un solo bulbo di tulipano.
La fotografia è chiaramente ispirata ai quadri fiamminghi di quel periodo, con le fiamme delle candele che illuminavano fiocamente i volti degli abitanti di case polverose e quasi anguste, in cui solo alcuni colori degli abiti sontuosi spiccavano sul marrone e sul nero. Eigil Bryld è il direttore della fotografia, già ammirato in Becoming Jane o nella serie tv House of Cards, e a lui vanno gli applausi per il lavoro fatto nel riuscire a restituire la passione e lo struggimento di un amore segreto grazie a pochi tocchi di luce, o nel ricreare il tumulto e il delirio delle aste con l'intensità di un dipinto.

Al di là della storia d'amore, però, ciò che maggiormente emerge e colpisce è la rappresentazione della società olandese del VII secolo, in cui l'economia fiorente portarono a una vera e propria bolla speculativa, in cui un singolo fiore può determinare la fortuna e la disgrazia di moltissime persone. I protagonisti della storia sono in balia del fato che li muove come pedine, e i tulipani, fiore simbolo della vicenda, possono salvarli o dannarli lasciandoli appesi a un filo fino alla fine. Da questo punto di vista, ancor più del triangolo amoroso, ancora più che nella bella amicizia fra due personaggi femminili affascinanti e complessi, dove La Ragazza dei Tulipani si dimostra degno di essere visto è proprio nella restituzione di un quadro vivido di un'epoca e delle avverse fortune dei suoi ignari abitanti.

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