lunedì 16 febbraio 2015

[Oscar 2015] The Imitation Game - la recensione


Nel bene o nel male, tutti noi più o meno conosciamo la storia del matematico inglese Alan Turing, colui che decifrò il codice ENIGMA e gettò le basi che diedero poi vita alla tecnologia. The Imitation Game, con una scolastica eleganza racconta questo, la storia di un uomo, incompreso ma geniale.

Tra presente e passato, la pellicola di Morten Tyldum cerca di farci entrare nella testa e nell'anima del genio di Turing, brillantemente interpretato da un sempre adeguato Benedict Cumberbatch.
La chiave nascosta nel passato del matematico rivelerà una natura dell'uomo più emotiva, mettendosi così in contrapposizione con quella “fredda” e indecifrabile del Turing che è diventato. Una natura omosessuale che non prevale su nulla ed anzi, aiuterà ad entrare in empatia con lui, fino alla fine.

La decifrazione del codice ENIGMA rimane comunque in primo piano grazie ad una costruzione della pellicola elegante e pulita: tutto viene scandito da una splendida colonna sonora composta da Alexandre Desplat che non dimentica mai l'elemento fondamentale del tutto, ovvero il tempo.

Non ci sono grandi difetti in The Imitation Game, ma se proprio dobbiamo trovare un elemento instabile lo possiamo individuare nella regia “televisiva”, aggettivo che oggi, più che in qualsiasi altro momento è sinonimo di qualità in ogni caso, quindi dipende tutto dall'occhio e dal gusto dello spettatore pagante. Forse l'unica nota negativa di tutta la pellicola la possiamo trovare nelle bislacche e stoppose ricostruzioni di sequenze legate alla brutalità della guerra, delle piccole virgole fuori posto che non aggiungo nulla alla narrazione e alla comprensione della pellicola.

The Imitation Game è un emozionante corsa contro il tempo che non si eleva in partenza a “capolavoro” ma cerca di raccontare nella maniera più adeguata una storia vera.

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