Nel bene o nel male, tutti noi più o
meno conosciamo la storia del matematico inglese Alan Turing, colui
che decifrò il codice ENIGMA e gettò le basi che diedero poi vita
alla tecnologia. The Imitation Game, con una scolastica eleganza
racconta questo, la storia di un uomo, incompreso ma geniale.
Tra presente e passato, la pellicola di
Morten Tyldum cerca di farci entrare nella testa e nell'anima del genio di
Turing, brillantemente interpretato da un sempre adeguato Benedict
Cumberbatch.
La chiave nascosta nel passato del matematico rivelerà una natura dell'uomo più emotiva, mettendosi così in contrapposizione con quella “fredda” e indecifrabile del Turing che è diventato. Una natura omosessuale che non prevale su nulla ed anzi, aiuterà ad entrare in empatia con lui, fino alla fine.
La chiave nascosta nel passato del matematico rivelerà una natura dell'uomo più emotiva, mettendosi così in contrapposizione con quella “fredda” e indecifrabile del Turing che è diventato. Una natura omosessuale che non prevale su nulla ed anzi, aiuterà ad entrare in empatia con lui, fino alla fine.
La decifrazione del codice ENIGMA
rimane comunque in primo piano grazie ad una costruzione della
pellicola elegante e pulita: tutto viene scandito da una splendida
colonna sonora composta da Alexandre Desplat che non dimentica mai l'elemento
fondamentale del tutto, ovvero il tempo.
Non ci sono grandi difetti in The
Imitation Game, ma se proprio dobbiamo trovare un elemento instabile
lo possiamo individuare nella regia “televisiva”, aggettivo che
oggi, più che in qualsiasi altro momento è sinonimo di qualità in
ogni caso, quindi dipende tutto dall'occhio e dal gusto dello
spettatore pagante. Forse l'unica nota negativa di tutta la pellicola
la possiamo trovare nelle bislacche e stoppose ricostruzioni di
sequenze legate alla brutalità della guerra, delle piccole virgole
fuori posto che non aggiungo nulla alla narrazione e alla
comprensione della pellicola.
The Imitation Game è un emozionante
corsa contro il tempo che non si eleva in partenza a “capolavoro”
ma cerca di raccontare nella maniera più adeguata una storia vera.
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