giovedì 19 febbraio 2015

[Oscar 2015] American Sniper - la recensione

A sorpresa campione d'incassi negli USA, 'American Sniper', l'ultimo controverso film diretto da Clint Eastwood, ha diviso e continua a dividere il pubblico americano, e non solo.

Il film racconta la storia di Chris Kyle, il cecchino più letale della storia militare americana.
Kyle, texano, cresciuto da una ferrea educazione paterna che gli ha imposto la difesa del più debole e una visione del mondo divisa in pecore, lupi e cani pastore - dove le pecore subiscono, i lupi attaccano e i cani pastore proteggono -, decise di seguire queste regole arruolandosi nei Navy SEAL.
Inviato in Iraq, per quattro turni, gli venne affidato il preciso compito di copertura delle truppe sul campo.
Un compito che Kyle svolse talmente bene da meritarsi il soprannome di "Leggenda" e, da parte dei nemici, una taglia molto alta sulla testa, diventando l'obbiettivo primario da eliminare. A puntarlo, in una specie di duello a distanza, anche "Mustafa", un cecchino altrettanto preciso e letale, ex campione olimpico, che militava tra le linee nemiche.
Oltre ai pericoli della guerra, Kyle si trovò a dover gestire il suo ritorno a casa, dalla moglie e i figli, diviso tra i fantasmi della guerra e il suo dovere, la missione in cui credeva fino in fondo, e che alla fine gli è stata fatale.

Lo script di 'American Sniper' è passato di mano in mano, da David O. Russell, a Steven Spielberg, per finire poi nelle mani di Clint Eastwood, uno che di certo non si spaventa davanti a un tema così difficile e delicato.
Il film ha diviso molto e continua a far discutere negli USA, soprattutto per questioni politiche. C'è chi l'ha additato come "film di propaganda", viste le simpatie di Eastwood per l'area repubblicana, e chi effettivamente l'ha preso come una propaganda militare, ma in entrambi i casi è una visione superficiale. Eastwood nel film non mette le sue idee politiche, quello che fa è raccontare in modo lucido "l'idiozia della guerra" e le sue assurde regole attraverso la storia di un uomo che ci credeva fermamente.

Per come è stato sviluppato, 'American Sniper' è un film difficile da definire e commentare, lo spettatore si trova davanti a un contrasto: un uomo convinto di fare la cosa giusta, pronto anche a sacrificare la sua anima e la sua famiglia, che affondando le mani nella violenza per rispondere ad altra violenza. Difficile dargli ragione, difficile dire che sbaglia.
L'equivoco - se così si può definire - che ha portato alle tante polemiche si crea dal fatto che Eastwood non mette mai in dubbio l'intervento americano in Iraq - lo fanno per un attimo solo un paio di personaggi -, non mette in dubbio nemmeno la guerra in generale. Una scelta dettata non dalle personali idee politiche (anche se Eastwood si è sempre dichiarato contro la guerra) ma bensì dal rispetto verso Chris Kyle, non il solito militare spaccone, ma un uomo deciso, pronto ad assumersi la responsabilità delle sue azioni, anche dell'uccisione di una donna o un bambino. Kyle era pronto ad affrontare lo strascico emotivo che una guerra come quella in Iraq lascia dentro a un uomo, e ad aiutare chi, come lui, non riesciva a riprendersi da quella esperienza. Se la storia fosse finita così, probabilmente avrebbero avuto senso le critiche di chi vede la glorificazione di un personaggio (e quindi di un ideale) ma la storia è andata avanti, e proprio mentre si iniziava a parlare di un film su Kyle, la storia ha preso una piega che descrive bene la totale assurdità della guerra e delle sue conseguenze: Kyle, sopravvissuto a quattro turni in Iraq, ucciso in patria dalla mano di un reduce come lui, uno di quelli che Kyle era convinto di proteggere e aiutare. Una fine che sembra una beffa.

Questo per quanto riguarda il senso del film, su cui sicuramente si continuerà a discutere molto, 'American Sniper' però va giudicato soprattutto come opera cinematografica. In questo Eastwood non delude affatto e si dimostra il solito regista capace, pulito e lucido, perfettamente a suo agio nelle tematiche trattate nel film, già affrontate in alcuni dei suoi precedenti film. Tra i suoi ultimi lavori questo risulta sicuramente il migliore, il più solido. Ottima la regia, il buon Clint deve solo migliorare nell'uso della CGI, la pallottola digitale in una scena cruciale stona un po'. Bella la fotografia asciutta.
Buona la prova di Bradley Cooper, trasformato fisicamente e molto calato nel personaggio. Una buona prova, diversa da quelle più brillanti in cui l'abbiamo visto negli ultimi anni. Buona ma non da nomination all'Oscar.

Eastwood pecca di qualche ovvietà nella rappresentazione della vita privata di Kyle, nel film ci sono momenti molto patriottici, è innegabile - soprattutto nelle immagini vere nei titoli di coda -, il racconto pende inevitabilmente in favore della parte americana, com'è stato anche per 'The Hurt Locker' di Kathryn Bigelow, con cui il film ha molti punti in comune, ma il risultato finale è un ottimo film di guerra, controverso, cupo, sobrio, realista e onesto.

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