giovedì 14 marzo 2019

Boy Erased - la recensione

Nelle sale italiane, con uno stratosferico ritardo, arriva Boy Erased, un racconto autobiografico di un ragazzo, Jared, che dopo aver fatto coming out viene spedito dai suoi genitori, perfetti rappresentanti dell'America bigotta e benestante, in un centro di cura per omosessuali.


Joel Edgerton trae dal memoir di Garrard Conley un film che sembra strutturato appositamente per questi tempi e per colpire il pubblico: la violenza, fisica ma soprattutto psicologica, che Jared e gli altri ragazzi subiscono, viene mostrata subdolamente ma senza mai davvero andare a fondo, fallendo probabilmente proprio dove non avrebbe dovuto, ovvero nel provocare disagio e disgusto nello spettatore, nel creare quella morsa allo stomaco che avrebbe potuto scuotere la coscienza a molti.
Rimane tutto un po' troppo pulito, troppo "buono" in un certo senso, nonostante il grandissimo cast sia impeccabile, con una Nicole Kidman che spicca per intensità e delicatezza.
Sicuramente un grande pregio del film è quello di riportare a galla il tema dei centri di conversione, incredibilmente ancora attivi in molte zone degli Stati Uniti (ma anche in altri paesi, purtroppo), riflettendo su quanto questi veri e propri internamenti forzati possano influire sulla vita di ragazzi già provati da un ambiente familiare spesso ostile, ma ancora più spesso orlato di buone intenzioni.

Un film pulito, senza grandi sbavature, ma che scivola via senza riuscire a emozionare troppo e che purtroppo rischia di essere subito dimenticato. Un peccato se si considera il tema che affronta e la storia (vera) che racconta, una storia che avrebbe meritato forse una messa in scena più cruda in alcuni frangenti, soprattutto nell'esplorazione della psicologia del suo protagonista.
Resta comunque da incorniciare la prova dell'intero cast e soprattutto quella di una sempre magistrale Nicole Kidman, vero valore aggiunto della pellicola.

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