Una storia vera, ma incredibilmente cinematografica, che il regista esordiente Garth Davis mette in scena concentrandosi principalmente su due momenti fondamentali della vita di Saroo: la sua infanzia in India, irrimediabilmente segnata dal suo smarrirsi, ritrovandosi a vivere per strada come centinaia di altri bambini di Calcutta, e la sua giovinezza in Australia, quando i ricordi iniziano a riemergere e Saroo si trova diviso fra la necessità di ritrovare sua madre e suo fratello e l'amore per la sua famiglia adottiva, in particolare per la madre verso cui ha fortissimi sentimenti di riconoscenza e istinto protettivo. Nicole Kidman, in questo ruolo, è davvero fantastica, riesce a incarnare la forza,l'amore, ma anche l'enorme fragilità di questa donna che ha dedicato la sua vita a dare amore a chi era in difficoltà. Ottima anche Rooney Mara, fidanzata di Saroo e prima ad appoggiare il suo progetto per ritrovare le sue origini, e David Wenham nel ruolo del padre adottivo.
La storia non è particolarmente imprevedibile, ma spinge sui sentimenti e riesce perfettamente a commuovere e ad emozionare moltissimo, non solo nel finale struggente ma fin da subito, e in questo è stata fondamentale e azzeccata la scelta del bambino che ha interpretato il piccolo Saroo.
Una storia che parla della ricerca di se stessi e delle proprie origini, ma soprattutto che parla di famiglia e amore nella forma più pura, un film che molto probabilmente ritroveremo nella stagione dei premi, grazie soprattutto a una Nicole Kidman in grandissimo spolvero.
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