giovedì 11 gennaio 2024

Il Ragazzo e l'Airone - la recensione

Torna a distanza di più di dieci anni da Si Alza il Vento, il maestreo Hayao Miyazaki, con quello che secondo molti (ma apparentemente non secondo lui) potrebbe essere il suo ultimo film. 

Mahito è un ragazzino che, dopo la morte di sua madre e dopo che suo padre si risposa con la sorella di lei, si trasferisce da Tokyo alla campagna per sfuggire alla guerra. Nel giardino della grande casa della famiglia della sua matrigna, si trova un'enorme torre misteriosa in cui nessuno mette piede e in cui molti anni prima un prozio è entrato senza più uscirne. Quando la sua matrigna scompare, Mahito segue un airone cenerino parlante all'interno della torre per ritrovarla, in un mondo a metà fra il mondo degli spiriti e una dimensione onirica.

Soltanto lontanamente ispirato al romanzo "E Voi Come Vivrete?", il film è in realtà una somma di tutti i film di Myazaki, con tutte le tematiche più care al maestro giapponese, come l'attenzione dedicata all'infanzia e alla maternità, ma anche alla totale assenza di villain veri e propri. C'è anche tanto di autobiografico: proprio come Mahito, Miyazaki si trasferì in campagna per sfuggire alla guerra, e anche sua madre morì quando era un bambino, così come il padre ingegnere aeronautico. 

C'è anche, e soprattutto, un mix di influenze letterarie e filosofiche che rendono il film affascinante e criptico. La prima e più evidente è quella della Divina Commedia di Dante, direttamente citata tramite l'iscrizione sulla porta della torre ("facemi la divina potestate", versetto all'ingresso dell'Inferno) ma anche riscontrabile nel viaggio di Mahito in un mondo che ricorda l'aldilà dantesco, con tanto di spirito guida (l'airone), caronte (Kiriko), e una figura simile a quella di Beatrice (Himi). Ma si ritrovano anche moltissime influenze della mitologia e della spiritualità giapponese, a partire dall'airone cenerino del titolo, associato al passaggio fra la vita e la morte e agli spiriti degli antenati, fino alla critica aperta a un certo tipo di società totalitarista rappresentata in maniera perfetta dai pappagallini e dal loro re. 

E c'è forse Hayao Miyazaki stesso nel suo film, il maestro-creatore in cerca di un erede. 

Non è facile districare questa grande ragnatela di rimandi e suggestioni spesso solo visive, e si rischia di perdersi all'interno di un film che, ancora più dei precedenti, richiede uno sforzo attivo da parte dello spettatore nel lasciarsi trasportare in un mondo completamente altro, con le sue regole, che non sempre richiede una immediata comprensione di ciò che l'autore sta cercando di dirci.  Se però si riesce a entrare in sintonia con la visione di Miyazaki, ecco che Il Ragazzo e l'Airone diventa un'esperienza cinematografica totalizzante e indimenticabile, espressione più completa della visione e del cinema di un genio dell'animazione.

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