sabato 9 gennaio 2021

The Midnight Sky - la recensione

George Clooney torna a sedersi dietro la macchina da presa e per il suo settimo film da regista sceglie una storia sci-fi esistenziale tratta dal libro "La Distanza tra le Stelle" di Lily Brooks-Dalton.

Siamo nel 2049 e la Terra è ormai un luogo quasi del tutto invivibile a causa dell'aria diventata tossica. Lo scienziato Augustine Lofthouse (Clooney) non è fuggito nei rifugi sotterranei come gli altri, ha deciso di rimanere nella stazione scientifica al Polo Nord. Augustine è malato terminale, è isolato, solo... o almeno così crede. Per cercare di contattare Aether, l'unica nave spaziale ancora funzionante di rientro dal pineta abitabile K-23, pianeta indicato proprio da un giovane Augustine, e dirgli di non tornare, che la Terra è perduta, deve trovare un'antenna più potente. Decide così di spostarsi in un'altra base ma il viaggio è impervio e pieno di pericoli.
Parallelamente, sull'astronave Aether, l'equipaggio formato da cinque elementi, cerca di contattare la Terra senza ottenere risposta. Improvvisamente si trova fuori rotta, tra piogge di meteoriti, avarie e importanti scelte da prendere.

The Midnight Sky è un film "ibrido", Clooney decide di piazzarsi esattamente a metà tra film d'autore esistenzialista e blockbuster sci-fi, e questo è sia un bene che un male. Dove il film riesce meglio è senza alcun dubbio nei risvolti più personali, quando si fa intimo e malinconico, per questo è quasi un peccato quando decide di "lasciare la Terra", e virare verso il classico sci-fi nello spazio, con incidenti e meteoriti, cercando di essere più spettacolare e meno "autoriale". Il vero difetto del film però è l'assenza di una sceneggiatura solida, un problema che più di una volta porta una storia volutamente lenta a dilatare troppo i tempi formando dei passaggi a vuoto che le interpretazioni, la regia e la bellissima fotografia, non riescono sempre a riempire.

Nel film George Clooney ha il doppio ruolo di regista e attore. La sua regia è molto buona, pulita, essenziale, sobria, adatta al tipo di storia che vuole raccontare, soprattutto nella parte che lo vede protagonista. Un barbuto Clooney, stanco, sfinito, offre una prova attoriale davvero ottima, va a sottrazione, non carica mai l'interpretazione ma riesce a trasmettere tutta la rassegnazione del suo personaggio, la consapevolezza e il fardello di rimpianti - personali, umani, universali - che porta con sé.
Bene anche il resto del cast, con Felicity Jones, David OyelowoTiffany Boone, Damien Bichir e Kyle Chandler, ma è sicuramente la piccola Caoilinn Springall a spiccare rispetto agli altri, non parla praticamente mai ma riesce a dire molto, una prova molto intensa per una bambina così piccola.

The Midnight Sky non offre niente che non abbiamo già visto in passato in molte forme diverse. E' un film che si prende tutto il tempo, è lento e compassato, ma ha i suoi momenti e nella parte che vede George Clooney al centro della scena riesce a regalare emozioni. Alla fine è un peccato (o ordini di produzione per renderlo più appetibile al pubblico?) che l'attore e regista non abbia deciso di focalizzarsi solo sulla prima parte della storia, quella intimista e personale, cedendo all'azione della seconda parte, decisamente meno interessante.

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