mercoledì 27 febbraio 2019

Alita: Angelo della Battaglia - la recensione

Dopo anni e anni di lavorazione arriva nelle sale, finalmente, Alita: Angelo della Battaglia, adattamento cinematografico dell'opera manga di Yukito Kishiro.

Dallo steampunk di Macchine Mortali al cyberpunk di Alita, ultima opera firmata da Robert Rodriguez che purtroppo zoppica in più punti, come (se non di più) dell'altro titolo sopracitato.
Fin dall'inizio ci viene presentato un mondo affascinante, colmo di fascino che, purtroppo, brilla solamente sul piano visivo, e poco da quello narrativo. Alita: Angelo della Battaglia soffre di una narrazione un po' troncata a causa di una tendenza che negli ultimi anni è presente in molti progetti, ovvero quella di lasciare fin troppe porte aperte per sequel, spin-off ed altre varianti, finendo così per penalizzare il lungometraggio stesso.

Tale fatto risulta inevitabilmente fastidioso nella conclusione del film, perché il potenziale all'interno di Alita è davvero concreto e pieno di infinite sfumature. Il succo c'è ma l'esecuzione a singhiozzi penalizza un'opera che risulta riuscita a metà, per quanto il cast e il reparto tecnico siano davvero notevoli.
Qualora venisse realizzato un seguito (preventivato dagli sceneggiatori), il tiro dovrà essere aggiustato per quanto riguarda l'approfondimento di un mondo meraviglioso come quello accennato in questo film.

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