sabato 3 dicembre 2016

Free State of Jones - la recensione

Da Hunger Games alla Guerra Civile Americana, il regista Gary Ross racconta una piccola grande storia dimenticata.

1862, Guerra Civile, l'infermiere sudista Newt Knight decide di tornare a casa per riportare indietro il corpo del giovane nipote ucciso al fronte. Da quel momento Newt è un disertore. Una volta a casa si ritrova ad affrontare l'altra faccia della guerra, con i confederati che vanno di casa in casa a sequestrare tutto quello che vogliono per il bene della causa, lasciando i poveri ancora più poveri. Costretto a lasciare la propria casa, moglie e figlio, Newt si rifugia nella palude, dove insieme ad altri disertori metterà su un esercito per ribellarsi ai soprusi dei confederati. Ne nasce una vera e propria ribellione, con bianchi disertori e schiavi neri fuggiti che uniscono le forse e riescono a cacciare via i confederati istituendo lo "Stato Libero di Jones", dove tutti gli uomini sono uguali. Newt si unisce a una ex schiava nera, e quando la moglie e il figlio fanno ritorno li ospita nella sua proprietà, tutti insieme felici e sereni. Quando la guerra finisce però le cose cambiano, torna il razzismo, torna la schiavitù, e cominciano a comparire gli uomini incappucciati del KKK. Il sogno di Newt Knight di uno stato fatto di uomini liberi e uguali si sgretola, le sue scelte vengono viste come qualcosa di sbagliato anche a distanza di anni, quando nel 1948 il nipote Davis Knight, "colpevole" di essere per una piccola parte nero, viene processato per essersi unito in matrimonio con una donna bianca.

Un grande dramma storico quello raccontato da Gary Ross nel film Free State of Jones, che porta all'attenzione la figura di un uomo coraggioso che ha vissuto seguendo i suoi ideali di libertà e uguaglianza senza piegarsi ai soprusi e alle leggi sbagliate dell'epoca.
Free State of Jones non è un film di guerra (anche se viene erroneamente presentato come tale) ma è un film che inizia con la violenza del fronte durante la Guerra Civile Americana, continua raccontando il ritorno a casa, poi la ribellione, la conquista dei propri diritti, la perdita di quegli stessi diritti, e infine il razzismo che perdura nel tempo. Tanti temi importanti, forse troppi per un film solo. La messa in scena di Gary Ross è imponente e dettagliata, il regista riesce a trasmettere il senso di ingiustizia per gli atti di crudeltà, sia al fronte che a guerra finita, ma pecca nel ritmo. Il film procede un po' troppo a strappi e si disperde tra i tanti temi affrontati diventando una specie di grosso puzzle che racconta eventi importanti, e finendo così per limitare il coinvolgimento emotivo dello spettatore, soprattutto verso le vicende più "moderne", ambientate negli anni '40.

Ottimo il cast. Molto bravo Matthew McConaughey, molto calato nella parte riesce a dare una bella intensità al personaggio e a renderlo credibile. Molto bravo anche Mahershala Ali, che avrebbe meritato più spazio. Il film meriterebbe di essere visto in lingua originale, per apprezzare l'incomprensibile accento del sud di McConaughey.

Nonostante Gary Ross non riesca a trovare sempre un equilibrio per il racconto e spesso venga sopraffatto dall'abbondanza degli eventi trattati, Free State of Jones è un buon film, con un intento lodevole e che racconta una storia importante che è giusto raccontare.

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