mercoledì 5 febbraio 2014

'All Is Lost - Tutto è Perduto' - la recensione

Presentato al Festival di Cannes 2013, 'All Is Lost' di J.C. Chandor vede un solo ed unico (grande) protagonista: Robert Redford.

Oceano Indiano, un uomo naviga con la sua barca a vela e, improvvisamente, s'incaglia su un container caduto da una nave che gli lascia uno squarcio sullo scafo. Riparato in modo approssimativo e con grande pazienza il danno, arrivano i problemi veri. Una tempesta si avvicina, l'uomo si organizza nel migliore dei modi ma la barca non regge, si rovescia e affonda. L'uomo, sul gommone di salvataggio, va alla deriva. I viveri scarseggiano, cercare aiuto nelle poche enormi navi commerciali che passano è praticamente impossibile. L'uomo si ritrova solo contro la natura. Come dice il titolo, tutto è perduto.

Due ore di film, un solo protagonista in lotta per la sopravvivenza. Robert Redford è il film, riempie tutti gli spazi, non parla quasi mai (all'inizio, una richiesta d'aiuto e un "fuck" gridato al cielo), non ci dice praticamente nulla dell'uomo che interpreta ma ce lo racconta con i gesti, con la pazienza e la calma di chi sa che nel bel mezzo del nulla non può semplicemente aspettare che qualcuno arrivi in aiuto, e allora lui si organizza, ripara quello che c'è da riparare, abbandonato da qualsiasi strumento tecnologico cerca di imparare ad usare gli strumenti per calcolare la posizione, resiste al mare in burrasca che più di una volta lo mette alle strette, tutto con grande dignità e coraggio. Il regista lo segue senza aggiungere altro e Redford lo ripaga con la sua innata presenza scenica e una grande interpretazione.
La storia ci parla di sopravvivenza, un uomo a cui va tutto male, un susseguirsi di sfortune che sembra non avere fine, l'impotenza di un uomo davanti agli eventi della natura, ma ci parla anche di un uomo che resiste, lotta, si rimbocca le maniche come forse oggi non siamo più abituati a fare. Un film che ha una trama ridotta all'osso ma non scarna, una regia semplice che non cerca mai di enfatizzare o drammatizzare i fatti, lascia tutto al protagonista e tiene bene la tensione per tutta la sua durata. Forse alla fine al regista è mancato un po' di coraggio nel dare un colpo deciso alla trama preferendo risolvere la (dis)avventura del protagonista in modo "consolante" ma che va un po' nel senso opposto rispetto il resto del film.

Sicuramente un film da vedere, soprattutto per il grande Robert Redford, che probabilmente avrebbe meritato maggiore considerazione dell'Academy in vista degli Oscar.

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