Notte di Halloween, notte di horror. Il Cinema dell'orrore è un genere che da sempre rappresenta una colonna portante dell'arte cinematografica, fin dagli inizi.
Il primo horror risale addirittura a un corto di fine '800, poi sono arrivati i film muti dell'espressionismo tedesco, che ci hanno portato perle come Nosferatu e Il Gabinetto del Dottor Caligari, ma è il vero exploit dell'horror si può ritrovare negli anni '30 e '40, quando vennero portati sul grande schermo i grandi classici del genere.
A creare un vero e proprio Universo condiviso dei Mostri è stata la Universal, che iniziò negli anni '20 per poi espandersi nei due decenni successivi dedicando delle vere e proprie saghe a personaggi classici dell'horror o creandone di nuovi, che a loro volta sono diventati veri e propri miti dell'orrore.
Ecco cinque grandi film dell'orrore della serie dei Mostri della Universal.
DRACULA (1931), di Tod Browning.
Un personaggio che non ha certo bisogno di presentazione. Dracula è uno dei più grandi classici del genere horror e il film di Browning è senza dubbio la rappresentazione più famosa del personaggio. Adattamento dell'omonimo romanzo di Bram Stoker, il film venne tratto dall'opera teatrale del 1927, che aveva gli stessi protagonisti del film, Bela Lugosi (il Conte Dracula) e Edward Van Sloan (Van Helsing). Per il ruolo di Dracula inizialmente venne scelto Lon Chaney, "l'uomo dai mille volti" che già aveva portato sul grande schermo altri personaggi dark, ma morì prima dell'inizio della produzione, così la scelta cadde sull'ungherese Lugosi, che con il suo particolare accento riuscì a dare una caratterizzazione unica del personaggio, entrando nell'immaginario collettivo come il Dracula per eccellenza. Nel film, una delle battute più famose della storia del Cinema: "I never drink ... wine" ("Non bevo mai... vino")".
"Curiosità sul film". Erano i primi anni del sonoro così si decise di fare una versione del film solo per il mercato latino. Mentre di giorno veniva girata la versione di Browning, di notte si lavorava a una versione alternativa in spagnolo, Drácula di George Melford, con l'attore Carlos Villarías nel ruolo di Dracula.
FRANKENSTEIN (1931), di James Whale.
Primo adattamento cinematografico del romanzo di Mary Shelley, considerato uno dei film più importanti del genere horror, basti pensare che alcuni degli stereotipi più classici del genere vengono da questo film, come lo scienziato pazzo o l'assistente gobbo. Questo film fissò nell'immaginario collettivo la figura della Creatura di Frankenstein, tutti i film e le rappresentazioni che vennero dopo presero spunto dal film di Whale.
Protagonista nel ruolo del Dottor Victor Frankenstein era l'attore Colin Clive, ad interpretare l'inquietante creatura è stato Boris Karloff. La scelta di Karloff venne suggerita al regista dal suo compagno, e Whale rimase affascinato dall'attore per un particolare: la forma della sua testa.
Per creare il mostro ci fu un grande lavoro di trucco. All'attore venne applicata una maschera per accentuare la fronte e la linea delle sopracciglia, i capelli vennero incollati alla testa e il viso venne ricoperto da uno spesso strato di cerone verdastro per rendere l'effetto cadaverico. La parte più dolorosa però, come raccontato dallo stesso Karloff, furono le applicazioni sugli occhi, delle pesanti palpebre finte, di cera, per renderli "meno vivi" ed evitare che l'attore aprisse troppo gli occhi. Per rendere la faccia incavata invece, all'attore venne tolto un ponte dai denti, così da poter tirare dentro la guancia. Un lavoro enorme, tre ore ogni giorno, per cui la Universal detiene ancora i diritti d'immagine.
Frankenstein fu un grandissimo successo, il maggiore incasso del 1931.
LA MUMMIA (1932), di Karl Freund.
A ispirare il film La Mummia non fu un libro ma un evento molto importante, l'apertura della Tomba di Tutankhamon nel 1922 e la maledizione che essa si portava dietro. L'evento elettrizzò così tanto il produttore Carl Laemmle Jr che decise di commissionare un film dell'orrore a tema egizio. Non venne trovato nessun romanzo per trarre ispirazione, ma lo sceneggiatore Richard Schayer scrisse una storia sul celebre alchimista Cagliostro che venne poi ripresa e riadattata in tema egizio, con il personaggio principale che diventò il sacerdote Imhotep. Per il ruolo del protagonista venne chiamato nuovamente Boris Karloff e anche in questo caso la sua interpretazione ha fatto storia.
Anche in questo film ci fu un massiccio ed eccezionale uso del trucco, e per il povero Karloff fu anche più dura che in Frankenstein. Per rendere l'aspetto della mummia tornata in vita, vennero applicati sul volto dell'attore degli strati di cotone, collodio e ceroni di gomma, mentre per i capelli venne usata la creta. La sessione di trucco era davvero mostruosa, dalle 11 di mattina fino alla sera. Grazie a questo film Boris Karloff non venne più considerato solo un bravo caratterista ma un grande attore.
L'UOMO INVISIBILE (1933), di James Whale.
Tratto dall'omonimo romanzo di H.G. Wells, L'Uomo Invisibile è giustamente considerato uno dei migliori film della serie dei Mostri della Universal. Ingegnosa la tecnica utilizzata per portare sul grande schermo un uomo invisibile, oggi è molto facile, due click col mouse ed è fatta, ma negli anni '30 ci voleva una grande inventività per riuscirci. A creare gli effetti speciali furono John P. Fulton, John J. Mescall e Frank D. Williams, che fecero indossare al protagonista, Claude Rains, una speciale tuta di velluto nera che copriva l'attore anche sul volto. Rains veniva ripreso su sfondo nero per "farlo sparire", poi veniva ripreso il set senza l'attore, infine le due scene venivano unite grazie alla tecnica del matte painting. Per respirare l'attore utilizzava dei tubi di gomma che venivano fatti passare dentro i pantaloni, tuttavia quello che si vede nel film non è sempre Rains, l'attore infatti era claustrofobico e spesso venne sostituito da una controfigura. L'attore comunque riuscì a lasciare il segno nel film grazie a una notevole interpretazione vocale, con cui riuscì a trasmettere la crescente follia del personaggio. Il suo vero volto compare solo una volta alla fine del film.
Un altro esempio di genio nella realizzazione degli effetti speciali fu l'idea che venne per le orme sulla neve, venne realizzato un pavimento con delle orme finte che a comando venivano abbassate per dare l'effetto dei passi dell'Uomo Invisibile.
IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA (1954), di Jack Arnold.
Film cult, uno dei film più importanti del genere e uno dei più famosi della storia del Cinema. Il film è ispirato ad alcune leggende che raccontano di creature umanoidi, ma con il corpo di pesce, che vivono nel Rio delle Amazzoni. La prima bozza della sceneggiatura prendeva spunto sia dalle leggende che dalla storia de "La Bella e la Bestia", poi la storia venne ritoccata e ampliata. Il mostro che osserva la giovane Kay mentre fa il bagno nel fiume e poi la rapisce, terrorizzò molte ragazze del tempo.
Il "Gill-Man", con quell'aspetto ibrido tra umano, pesce e anfibio, è uno dei mostri più celebri del Cinema. Il costume fu una grande prova di ingegno doveva essere credibile e soprattutto stare in scena per molto tempo. Ne vennero costruiti tre, uno per l'acqua, uno per l'esterno, e uno per il fuoco, tre costumi per tre stuntman diversi (anche di stazza e altezza).
Il Mostro della Laguna Nera è stato uno dei primi film realizzati con la tecnologia 3D.
Il primo horror risale addirittura a un corto di fine '800, poi sono arrivati i film muti dell'espressionismo tedesco, che ci hanno portato perle come Nosferatu e Il Gabinetto del Dottor Caligari, ma è il vero exploit dell'horror si può ritrovare negli anni '30 e '40, quando vennero portati sul grande schermo i grandi classici del genere.
A creare un vero e proprio Universo condiviso dei Mostri è stata la Universal, che iniziò negli anni '20 per poi espandersi nei due decenni successivi dedicando delle vere e proprie saghe a personaggi classici dell'horror o creandone di nuovi, che a loro volta sono diventati veri e propri miti dell'orrore.
Ecco cinque grandi film dell'orrore della serie dei Mostri della Universal.
DRACULA (1931), di Tod Browning.
Un personaggio che non ha certo bisogno di presentazione. Dracula è uno dei più grandi classici del genere horror e il film di Browning è senza dubbio la rappresentazione più famosa del personaggio. Adattamento dell'omonimo romanzo di Bram Stoker, il film venne tratto dall'opera teatrale del 1927, che aveva gli stessi protagonisti del film, Bela Lugosi (il Conte Dracula) e Edward Van Sloan (Van Helsing). Per il ruolo di Dracula inizialmente venne scelto Lon Chaney, "l'uomo dai mille volti" che già aveva portato sul grande schermo altri personaggi dark, ma morì prima dell'inizio della produzione, così la scelta cadde sull'ungherese Lugosi, che con il suo particolare accento riuscì a dare una caratterizzazione unica del personaggio, entrando nell'immaginario collettivo come il Dracula per eccellenza. Nel film, una delle battute più famose della storia del Cinema: "I never drink ... wine" ("Non bevo mai... vino")".
"Curiosità sul film". Erano i primi anni del sonoro così si decise di fare una versione del film solo per il mercato latino. Mentre di giorno veniva girata la versione di Browning, di notte si lavorava a una versione alternativa in spagnolo, Drácula di George Melford, con l'attore Carlos Villarías nel ruolo di Dracula.
FRANKENSTEIN (1931), di James Whale.
Primo adattamento cinematografico del romanzo di Mary Shelley, considerato uno dei film più importanti del genere horror, basti pensare che alcuni degli stereotipi più classici del genere vengono da questo film, come lo scienziato pazzo o l'assistente gobbo. Questo film fissò nell'immaginario collettivo la figura della Creatura di Frankenstein, tutti i film e le rappresentazioni che vennero dopo presero spunto dal film di Whale.
Protagonista nel ruolo del Dottor Victor Frankenstein era l'attore Colin Clive, ad interpretare l'inquietante creatura è stato Boris Karloff. La scelta di Karloff venne suggerita al regista dal suo compagno, e Whale rimase affascinato dall'attore per un particolare: la forma della sua testa.
Per creare il mostro ci fu un grande lavoro di trucco. All'attore venne applicata una maschera per accentuare la fronte e la linea delle sopracciglia, i capelli vennero incollati alla testa e il viso venne ricoperto da uno spesso strato di cerone verdastro per rendere l'effetto cadaverico. La parte più dolorosa però, come raccontato dallo stesso Karloff, furono le applicazioni sugli occhi, delle pesanti palpebre finte, di cera, per renderli "meno vivi" ed evitare che l'attore aprisse troppo gli occhi. Per rendere la faccia incavata invece, all'attore venne tolto un ponte dai denti, così da poter tirare dentro la guancia. Un lavoro enorme, tre ore ogni giorno, per cui la Universal detiene ancora i diritti d'immagine.
Frankenstein fu un grandissimo successo, il maggiore incasso del 1931.
LA MUMMIA (1932), di Karl Freund.
A ispirare il film La Mummia non fu un libro ma un evento molto importante, l'apertura della Tomba di Tutankhamon nel 1922 e la maledizione che essa si portava dietro. L'evento elettrizzò così tanto il produttore Carl Laemmle Jr che decise di commissionare un film dell'orrore a tema egizio. Non venne trovato nessun romanzo per trarre ispirazione, ma lo sceneggiatore Richard Schayer scrisse una storia sul celebre alchimista Cagliostro che venne poi ripresa e riadattata in tema egizio, con il personaggio principale che diventò il sacerdote Imhotep. Per il ruolo del protagonista venne chiamato nuovamente Boris Karloff e anche in questo caso la sua interpretazione ha fatto storia.
Anche in questo film ci fu un massiccio ed eccezionale uso del trucco, e per il povero Karloff fu anche più dura che in Frankenstein. Per rendere l'aspetto della mummia tornata in vita, vennero applicati sul volto dell'attore degli strati di cotone, collodio e ceroni di gomma, mentre per i capelli venne usata la creta. La sessione di trucco era davvero mostruosa, dalle 11 di mattina fino alla sera. Grazie a questo film Boris Karloff non venne più considerato solo un bravo caratterista ma un grande attore.
L'UOMO INVISIBILE (1933), di James Whale.
Tratto dall'omonimo romanzo di H.G. Wells, L'Uomo Invisibile è giustamente considerato uno dei migliori film della serie dei Mostri della Universal. Ingegnosa la tecnica utilizzata per portare sul grande schermo un uomo invisibile, oggi è molto facile, due click col mouse ed è fatta, ma negli anni '30 ci voleva una grande inventività per riuscirci. A creare gli effetti speciali furono John P. Fulton, John J. Mescall e Frank D. Williams, che fecero indossare al protagonista, Claude Rains, una speciale tuta di velluto nera che copriva l'attore anche sul volto. Rains veniva ripreso su sfondo nero per "farlo sparire", poi veniva ripreso il set senza l'attore, infine le due scene venivano unite grazie alla tecnica del matte painting. Per respirare l'attore utilizzava dei tubi di gomma che venivano fatti passare dentro i pantaloni, tuttavia quello che si vede nel film non è sempre Rains, l'attore infatti era claustrofobico e spesso venne sostituito da una controfigura. L'attore comunque riuscì a lasciare il segno nel film grazie a una notevole interpretazione vocale, con cui riuscì a trasmettere la crescente follia del personaggio. Il suo vero volto compare solo una volta alla fine del film.
Un altro esempio di genio nella realizzazione degli effetti speciali fu l'idea che venne per le orme sulla neve, venne realizzato un pavimento con delle orme finte che a comando venivano abbassate per dare l'effetto dei passi dell'Uomo Invisibile.
IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA (1954), di Jack Arnold.
Film cult, uno dei film più importanti del genere e uno dei più famosi della storia del Cinema. Il film è ispirato ad alcune leggende che raccontano di creature umanoidi, ma con il corpo di pesce, che vivono nel Rio delle Amazzoni. La prima bozza della sceneggiatura prendeva spunto sia dalle leggende che dalla storia de "La Bella e la Bestia", poi la storia venne ritoccata e ampliata. Il mostro che osserva la giovane Kay mentre fa il bagno nel fiume e poi la rapisce, terrorizzò molte ragazze del tempo.
Il "Gill-Man", con quell'aspetto ibrido tra umano, pesce e anfibio, è uno dei mostri più celebri del Cinema. Il costume fu una grande prova di ingegno doveva essere credibile e soprattutto stare in scena per molto tempo. Ne vennero costruiti tre, uno per l'acqua, uno per l'esterno, e uno per il fuoco, tre costumi per tre stuntman diversi (anche di stazza e altezza).
Il Mostro della Laguna Nera è stato uno dei primi film realizzati con la tecnologia 3D.