sabato 29 novembre 2025

Frankenstein - la recensione

Disponibile su Netflix il nuovo film di Guillermo del Toro, Frankenstein, tratto dal celebre romanzo di Mary Shelley, un grande classico della letteratura ma anche del Cinema Horror.

La storia è nota, così come l'ossessione di Del Toro per Frankenstein, da quando, a 7 anni, vide il Classico del 1931, con Boris Karloff protagonista, per poi leggere il libro. Il regista ha inseguito questo progetto per anni e, guardando il film, si nota subito come questo sia un progetto a cui teneva particolarmente.

Visivamente il film è eccezionale, ogni scena è curata nei minimi dettagli, le scenografie in particolare sono davvero notevoli, sia nell'ampiezza, negli spazi aperti, che negli interni, e meritano un ulteriore elogio perché - in gran parte - sono scenografie vere, costruite, realizzate fisicamente e non con l'utilizzo di effetti speciali (che comunque ci sono). Ottimi anche i costumi e il trucco. Nel film ritroviamo tutti gli elementi tipici del regista messicano, che dà al film uno stile si potrebbe definire "gotico barocco steam punk". Molto bella anche la fotografia che accompagna la solida regia di Del Toro.

Se visivamente il film è davvero ineccepibile, dove zoppica invece è nella sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi. Del Toro ha covato il sogno di raccontare la propria versione di Frankenstein per così tanto tempo che, come spesso accade a chi per troppo tempo rimugina su una storia, alla fine ha perso un po' l'equilibrio del racconto. Il regista vorrebbe dire tante cose, affrontare molti temi, tra cui quelli cardine della storia di Frankenstein, dal rapporto padre-figlio al mito di Prometeo, al romanticismo, l'amore impossibile, il dolore, la morte, il rimorso, i rimpianti, che finisce con accennarli soltanto e passare da un tema all'altro, da un momento della storia all'altro, senza fluidità e senza approfondirne nemmeno uno, e questo in ben 2 ore e mezza di durata.

A pagarne le spese sono i personaggi, soprattutto quelli secondari. Oscar Isaac è bravo ma è davvero difficile empatizzare con il suo Victor Frankenstein, non attrae, non si prova simpatia per lui nemmeno per un momento, è logorroico,  eccessivamente teatrale. Lo sviluppo del personaggio è troppo confuso, Victor dovrebbe essere mosso dalla sua ossessione, quella di sconfiggere la morte, il lavoro di una vita, su cui però cambia idea in un attimo e per motivi davvero futili, quasi per un capriccio. Ai limiti dell'inutilità il personaggio di Christoph Waltz, davvero molto piatto invece quello di Mia Goth, che invece nella storia dovrebbe avere un peso importante. La sua Elizabeth dovrebbe essere l'elemento scatenante, della gelosia e dell'amore, ma succede tutto così in fretta e viene raccontato in modo così superficiale e confuso, che non si capisce come possa essere così importante per i protagonisti. In questo quadro confuso di personaggi, a sorpresa, a convincere di più è Jacob Elordi, sepolto sempre sotto un pesante trucco, l'attore fa il suo e lo fa bene. Nota di merito, in particolare, per la sua performance a livello vocale, e per apprezzarlo è necessario vedere il film in lingua originale.

Frankenstein, versione Guillermo Del Toro, decisamente poco horror ma più gotica, è un film che ha delle grosse pecche nel racconto ma riesce, in parte, a nasconderle e a colpire lo spettatore con la sua grande forza visiva. Davvero un peccato che sia stato relegato ad una uscita in streaming, un film del genere, con questa cura per l'immagine, le scenografie e la fotografia, meritava il grande schermo e, onestamente, è triste che lo stesso regista non si sia imposto per avere un'ampia distribuzione in sala. A rimetterci alla fine è il film stesso, le cui immagini vengono soffocate da una banale visione in streaming, e non importa quanto sia grande o definita la tv, sarà sempre più piccola e meno coinvolgente di una proiezione sul grande schermo, nel buio di una sala cinematografica.

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martedì 4 novembre 2025

After the hunt - la recensione

Alma Himoff (Julia Roberts), docente di filosofia all’università di Yale, in procinto di ottenere una cattedra, è molto stimata da colleghi e studenti, tra cui l’assistente Hank (Andrew Garfield) e la dottoranda Maggie (Ayo Edebiri) che, entrambi in competizione per la sua attenzione, si lanciano frecciatine reciproche: lui definisce la generazione di lei troppo rigida, mentre Maggie lo invita a non generalizzare. Sebbene Alma sia spesso colpita da dolori improvvisi, sceglie di non confidarsi con il marito Frederick, che la accudisce con premura ma la considera impenetrabile, se non addirittura insensibile. Quando Maggie si presenta a casa della professoressa sostenendo di essere stata molestata da Hank, Alma si ritrova divisa tra l’empatia verso la studentessa e il desiderio di preservare la propria immagine di paladina delle donne, e la volontà di concedere al suo assistente il beneficio del dubbio, mentre un insistente ticchettio di metronomo sembra scandire l’imminente resa dei conti nell’era del #metoo e della correttezza politica. 


Dopo gli eccessi glaumor di Challengers e le visioni oniriche e psichedeliche di Queer, Luca Guadagnino cambia totalmente registro affrontando il thriller psicologico dai toni freddi e raffinati, cercando di mixare all'interno di uno stesso film la lotta generazionale, una riflessione sulla cancel culture e il mistero derivante dal dover ricostruire la verità attraverso molteplici punti di vista.

Quello che si ottiene è un risultato che però risulta essere più confusionario che pulito e più didascalico che interessante, a tratti forse anche pedante nel modo in cui i protagonisti continuano a ripetere il concetto più e più volte. Da un certo punto di vista Guadagnino cerca di dirci che la verità è difficile da afferrare, che non è mai così netta come la nostra epoca - dove regna sovrana la polarizzazione delle opinioni, il doversi necessariamente schierare 'a favore' per non venir bollati automaticamente come 'contro' - vuole farci credere. Purtroppo però in più punti si ha quasi l'impressione di stare assistendo a un classico discorso "da boomersu come non si possa più dire niente. Peccato perché era interessante la riflessione sulla cancel culture portata agli estremi e sull'attivismo performativo, e con un pizzico di sfumatura in più ne poteva nascere qualcosa di controverso e ficcante.

Nulla da dire invece dal punto di vista tecnico, con una regia sempre elegante e soprattutto un cast notevole, guidato da una grandissima Julia Roberts in grande spolvero, una Ayo Edebiri che è ormai in ascesa e Andrew Garfield sempre una garanzia in queste occasioni. 

Sicuramente non parliamo di una pellicola totalmente da buttare, le più di due ore di film non annoiano mai, ma non si tratta del film più memorabile della carriera del regista.


lunedì 3 novembre 2025

La Ballata di un Piccolo Giocatore - la recensione

È sbarcato su Netflix lo scorso 29 ottobre, La Ballata di un Piccolo Giocatore, nuovo film diretto da Edward Berger (Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale, Conclave).

Nell'umidità e nel caos al neon di Macao vive Lord Doyle (Colin Farrell), un high roller, un giocatore di casinò di alto livello, che alloggia in alberghi di lusso tra champagne e sigari pregiati, se non fosse che le sue tasche sono ormai vuote perché la fortuna sembra avergli voltato definitivamente le spalle. Poi ci poi i debiti con l'albergo, i conti da pagare, e quel passato che riesce a scovarlo anche nella capitale mondiale del gioco d'azzardo. Lord Doyle però continua a giocare con quello che ha, a mantenere un tenore di vita che non può permettersi, anche se ha solo pochi giorni per saldare i suoi debiti, convinto che basti una sola grossa vincita a baccarà per risolvere tutti i suoi problemi. La svolta sembra arrivare da una donna di nome Dao Ming (Fala Chen) nella notte del festival degli spiriti affamati.

Tratto dall'omonimo romanzo scritto da Lawrence Osborne, l'aspetto visivo del film è senz'altro il suo punto di forza. Il regista Edward Berger, con l'aiuto del direttore della fotografia, porta sullo schermo una Macao soprattutto notturna, illuminata dai neon e da colori saturi e acidi, che diventa sempre più soffocante e straniante, così come la storia che si stringe sempre di più intorno al protagonista lasciandolo apparentemente senza via d'uscita, e finendo per catapultarlo in un inferno, reale o forse no.
Colin Farrell, perennemente sudato e affaticato, sempre vicino all'infarto, se la cava molto bene in un personaggio presente in ogni scena del film. Bene anche i comprimari, dalla misteriosa Fala Chen a Tilda Swinton, che è sempre una garanzia in qualsiasi ruolo.

Ne La Ballata di un Piccolo Giocatore ci sono tanti argomenti che si intrecciano, la ludopatia estrema, l'ossessione per la vittoria, il riscatto sociale, il riscatto personale, la voglia di essere qualcosa di più, gli spiriti, la fortuna, la disperazione, tutto insieme in un sali e scendi continuo che scorre via piuttosto velocemente (il film dura meno di due ore), senza pretendere troppo da sé stesso, con una punta di onirico e spirituale che fa da contrappeso alla cruda realtà dei soldi e del gioco d'azzardo.

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martedì 28 ottobre 2025

A House of Dynamite - la recensione

Presentato all'ultimo Festival di Venezia, A House of Dynamite è il nuovo thriller politico della premio Oscar Kathryn Bigelow. Disponibile su Netflix.

Una mattina come tante, ognuno affronta la solita routine, quando un segnale luminoso appare sugli schermi della base militare USA in Alaska: un missile nucleare è diretto verso gli USA. Non si sa chi lo ha lanciato, quale paese, se è un attacco terroristico o un errore umano (o dell'AI), l'unica cosa sicura è che colpirà Chicago in 18-19 minuti e 10 milioni di persone moriranno.

La storia viene raccontata praticamente in tempo reale da tre prospettive diverse: la Situation Room della Casa Bianca, dove c'è il Capitano Olivia Walker (Rebecca Ferguson); il Comando Strategico degli USA (lo STRATCOM); e il Presidente, interpretato da Idris Elba. Tre prospettive diverse, con i protagonisti che interagiscono tra loro in videoconferenza, tre lati della stessa storia raccontati non insieme ma uno dopo l'altro, in tre "capitoli" intitolati: "L'inclinazione si appiattisce", "Colpire un proiettile con un proiettile", "Una casa piena di dinamite". 
Tutti e tre i "capitoli" si chiudono nello stesso modo, allo scadere del tempo, quando il missile arriva e cala il buio.

Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore Noah Oppenheim sono riusciti a realizzare un tesissimo thriller politico apocalittico senza dirci chi è stato e perché, e lasciandoci con un finale che definire "in sospeso" è dire poco. L'intento infatti non è trovare un colpevole, ma mostrare quanto è sottile l'equilibrio, quella finta pace data dal deterrente nucleare che in realtà ci fa vivere dentro una Casa di Dinamite. Il film ci mostra un protocollo all'apparenza perfetto, sale d'emergenza ultra attrezzate, persone estremamente competenti al comando, organizzazione, "libri neri" sempre a portata di mano, una catena di azioni programmate e studiate che sembra perfetta, eppure non lo è, perché è un sistema infallibile solo in teoria. Le persone al comando sono esseri umani e reagiscono in modo diverso, con emozioni diverse, tra storie personali insostenibili, la voglia di rispondere ai missili con i missili, non importa contro chi, il non sapere quale posizione prendere, e tutto che si riduce a un "sì" o un "no" deciso in pochi secondi da un leader che ha nelle mani il destino della popolazione mondiale.

Oltre la denuncia politica, tecnicamente e cinematograficamente, il film è davvero ben fatto, con la divisione in tre capitoli che poteva essere rischiosa, riproponendo sempre lo stesso evento, ma che si rivela una scelta funzionale alla storia. In pieno stile Kathryn Bigelow, il film ha una regia asciutta che non perde tempo, mantiene sempre alta l'adrenalina, il ritmo, e la tensione, e riesce anche a portare sullo schermo il lato umano dei protagonisti senza retorica, senza inutile eroismo, ma con semplici piccoli gesti, che sia una lacrima asciugata in fretta e una telefonata disperata. Ottimo tutto il cast, nella prima parte, a rubare la scena è una perfetta Rebecca Ferguson.

A House of Dynamite è un film estremamente - e quasi brutalmente - attuale, inchioda lo spettatore sulla poltrona, lo lascia con una buona dose di ansia e apprensione per la "Casa di Dinamite" in cui stiamo vivendo in modo così inconsapevole, e con domande molto importanti su cui riflettere, soprattutto pensando al clima geopolitico attuale e ai leader mondiali che ci ritroviamo oggi. E questo sì, fa paura.

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venerdì 19 settembre 2025

RoFF20 _ presentato il programma della Festa del Cinema di Roma 2025

Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di presentazione del programma della ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, che si svolgerà dal 16 al 27 ottobre.

In Concorso, grande attenzione per 40 secondi, che racconta la storia e l'omicidio di Willy Monteiro, Gli Occhi Degli Altri, con Jasmine Trinca e Filippo Timi, e
Re-creation diretto da Jim Sheridan e David Merriman.

Nelle varie sezioni Fuori Concorso (Gran Public, Best of 2025, Freestyle) invece sono presenti titoli molto interessanti, passati in altri festival come Cannes o Toronto, tra questi: Hamnet di Chloe Zhao, considerato tra i papabili per gli Oscar 2026; Die My Love, con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson; Hedda di Nia DaCosta, con Tessa Thompson; Couture con Angelina Jolie; l'horror Queens of the Dead diretto dalla Tina Romero, figlia di George A. Romero; Dracula di Luc Besson; The Toxic Avenger; O Agente Segreto; Eddington di Ari Aster, con Joaquin Phoenix, Pedro Pascal, e Emma Stone; Nouvelle Vague di Richard Linklater; Vie Privée con Jodie Foster; California Schemin, esordio alla regia di James McAvoy; Glenrothan, esordio alla regia di Brian Cox.

Ancora non sono state annunciare le masterclass, gli incontri con il pubblico e il "paso doble", con due artisti che si incontrano per parlare di cinema.

Ecco il programma completo.

CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA – VISIONI PER IL MONDO DI DOMANI - 40 secondi, di Vincenzo Alfieri (Italia) - L’accident de piano, di Quentin Dupieux (Francia) - Chang ye jiang jin (Wild Nights, Tamed Beasts), di Wang Tong (Cina) - Esta isla, di Lorraine Jones Molina, Cristian Carretero (Porto Rico) - Good Boy, di Jan Komasa (Polonia, Regno Unito) - Kota (Hen), di György Pálfi (Germania, Grecia, Ungheria) - Left-Handed Girl, di Shih-Ching Tsou (Taiwan, Francia, Stati Uniti, Regno Unito) - Mad Bills to Pay (or Destiny, dile que no soy malo), di Joel Alfonso Vargas (Stati Uniti) - Miss Carbón, di Agustina Macri (Spagna, Argentina) - Nino, di Pauline Loquès (Francia) - Gli occhi degli altri, di Andrea De Sica (Italia) - Our Hero, Balthazar, di Oscar Boyson (Stati Uniti) - Re-Creation, di Jim Sheridan, David Merriman (Irlanda, Lussemburgo) - Roberto Rossellini, più di una vita, di Ilaria de Laurentiis, Andrea Paolo Massara, Raffaele Brunetti (Italia, Lettonia) - Sciatunostro, di Leandro Picarella (Italia) - Six jours ce printemps-là, di Joachim Lafosse (Belgio, Francia, Lussemburgo) - The Things You Kill, di Alireza Khatami (Francia, Polonia, Canada, Turchia) - Winter of the Crow, di Kasia Adamik (Polonia, Lussemburgo, Regno Unito) GRAND PUBLIC - & SONS di Pablo Trapero (Regno Unito, Canada) - ALLA FESTA DELLA RIVOLUZIONE di Arnaldo Catinari (Italia) - ANNA di Monica Guerritore (Italia) - BREVE STORIA D’AMORE di Ludovica Rampoldi (Italia) - CINQUE SECONDI di Paolo Virzì (Italia) - COUTURE di Alice Winocour (Stati Uniti, Francia) - DEUX PIANOS di Arnaud Desplechin (Francia) - DRACULA (DRACULA – L’AMORE PERDUTO) di Luc Besson (Francia) - ELENA DEL GHETTO di Stefano Casertano (Italia) - IL FALSARIO di Stefano Lodovichi (Italia) - FUORI LA VERITÀ di Davide Minnella (Italia) - GLENROTHAN di Brian Cox (Regno Unito) - HAMNET di Chloé Zhao (Regno Unito) - HEDDA di Nia DaCosta (Stati Uniti) - HOMO ARGENTUM di Mariano Cohn, Gastón Duprat (Argentina) - ILLUSIONE di Francesca Archibugi (Italia) - IO SONO ROSA RICCI di Lyda Patitucci (Italia) - LA LEZIONE di Stefano Mordini (Italia) - MOSS & FREUD di James Lucas (Regno Unito) - PALESTINE 36 di Annemarie Jacir (Palestina, Regno Unito, Francia, Danimarca, Norvegia, Qatar, Arabia Saudita, Giordania) - RENTARU KAZOKU (RENTAL FAMILY) di HIKARI (Stati Uniti, Giappone) - STELLA GEMELLA di Luca Lucini (Italia) - THE TOXIC AVENGER di Macon Blair (Stati Uniti) - VIE PRIVÉE di Rebecca Zlotowski (Francia) - LA VITA VA COSÌ di Riccardo Milani (Italia) - Film d'apertura - PER TE di Alessandro Aronadio (Italia) FREESTYLE FILM - CALIFORNIA SCHEMIN’ di James McAvoy (Regno Unito, Stati Uniti) - LA CAMERA DI CONSIGLIO di Fiorella Infascelli (Italia) - IL GRANDE BOCCIA di Karen Di Porto (Italia) - MALAVIA di Nunzia De Stefano (Italia) - L’OEUVRE INVISIBLE (UNSEEN PICTURES) di Avril Tembouret, Vladimir Rodionov (Francia) - PETER HUJAR’S DAY di Ira Sachs (Stati Uniti, Germania) - LA PETITE CUISINE DE MEHDI di Amine Adjina (Francia) - QUEENS OF THE DEAD di Tina Romero (Stati Uniti) - TIENIMI PRESENTE di Alberto Palmiero (Italia) FREESTYLE ARTS - CANNIBALI di Hilary Tiscione (Italia) - CATARTIS – CONSERVARE IL FUTURO di Ferdinando Vicentini Orgnani (Italia) - LA COMMEDIA NON ESISTE. SALEMME PROVA EDUARDO di Raffaele Rago (Italia) - DACIA, VITA MIA – DIALOGHI GIAPPONESI di Izumi Chiaraluce (Italia) - EASY TO LOVE – LA VERA STORIA DI MASSIMO URBANI di Paolo Colangeli (Italia) - ELLROY VS L.A. di Francesco Zippel (Italia) - L’ÉNIGME VELÁZQUEZ di Stéphane Sorlat (Francia) - I LOVE LUCCA COMICS & GAMES di Manlio Castagna (Italia) - IT’S NEVER OVER, JEFF BUCKLEY di Amy Berg (Stati Uniti) - LA FORZA DEL DESTINO di Anissa Bonnefont (Italia, Francia) - LOOKING FOR NIVOLA di Peter Marcias (Italia) - THE LIBRARIANS di Kim A Snyder (Stati Uniti) - OLTRE IL CONFINE: LE IMMAGINI DI MIMMO E FRANCESCO JODICE di Matteo Parisini (Italia) - PIRANDELLO – IL GIGANTE INNAMORATO di Costanza Quatriglio (Italia) - PROCÈS D’UN JEUNE POÈTE di Philippe Van Cutsem (Belgio) - RINO GAETANO SEMPRE PIÙ BLU di Giorgio Verdelli (Italia) - STARDUST: A STORY OF LOVE AND ARCHITECTURE di Jim Venturi, Anita Naughton (Stati Uniti) - STILE ALBERTO di Michele Masneri, Antongiulio Panizzi (Italia) - TUTTA VITA di Valentina Cenni (Italia) FREESTYLE SERIE - ANATOMÍA DE UN ISTANTE di Alberto Rodríguez (Spagna, Francia) - CHOOSE EARTH – BLUE PRINT di Anne de Carbuccia (Stati Uniti, Italia) - THE DEAL di Jean-Stéphane Bron, Svizzera (Francia, Lussemburgo, Belgio) - GUERRIERI: LA REGOLA DELL’EQUILIBRIO di Gianluca Maria Tavarelli (Italia) - MRS PLAYMEN di Riccardo Donna (Italia) - PRIMA DI NOI di Daniele Luchetti, Valia Santella (Italia) - SANDOKAN di Jan Maria Michelini, Nicola Abbatangelo (Italia) - SGUARDI IN CAMERA di Francesco Corsi, Paolo Simoni (Italia) - TUPA 13 (DORM NO. 13) di Teemu Nikki (Finlandia) - UNCOVERED ROME di Giulia Randazzo (Italia) - VITA DA CARLO STAGIONE FINALE di Carlo Verdone, Valerio Vestoso (Italia) - LA PRESIDE di Luca Miniero (Italia) BEST OF 2025 - O AGENTE SEGRETO (L’AGENTE SEGRETO) di Kleber Mendonça Filho (Brasile, Francia, Germania, Paesi Bassi) - DIE MY LOVE di Lynne Ramsay (Canada) - DREAMS di Michel Franco (Messico, Stati Uniti) - EDDINGTON di Ari Aster (Stati Uniti) - IF I HAD LEGS I’D KICK YOU di Mary Bronstein (Stati Uniti) - KEN (YES) di Nadav Lapid (Francia, Israele, Cipro, Germania) - LEIBNIZ – CHRONIK EINES VERSCHOLLENEN BILDES (LEIBNIZ – CHRONICLE OF A LOST PAINTING) di Edgar Reitz (Germania) - NOUVELLE VAGUE di Richard Linklater (Francia) - ONCE UPON A TIME IN GAZA di Tarzan & Arab Nasser (Francia, Palestina, Germania, Portogallo) - YEK TASADOF-E SADE | UN SIMPLE ACCIDENT | UN SEMPLICE INCIDENTE di Jafar Panahi (Iran, Francia, Lussemburgo) -

domenica 7 settembre 2025

Venezia 82 _ 'Father Mother Sister Brother' vince il Leone d'Oro. Ecco tutti i vincitori.

Si è chiuso ieri sera il Festival di Venezia 2025, una cerimonia di premiazione ben condotta da Emanuela Fanelli (e questa è già una novità!), con due premi italiani, e un vincitore finale un po' a sorpresa.

Alla fine, la giuria presieduta da Alexander Payne ha sorpreso tutti assegnando il Leone d'Oro a Jim Jarmusch e al suo Father Mother Sister Brother. Una scelta molto cinefila, un titolo sicuramente apprezzato ma nessuno lo aveva pronosticato come possibile Leone d'Oro.
Mentre sui social piovono accuse di "sionismo" e "codardia" contro la giuria, il presidente Alexander Payne ha spiegato così i premi e il vincitore: "La cosa ingiusta dell'essere a un festival è dover dire 'questo è meglio di quello'. Come giuria, abbiamo apprezzato in modo uguale entrambi quei film, ognuno per una ragione diversa. E auguriamo a entrambi film una vita lunga e importante, oltre a sperare che il sostegno dei premi dati stasera li aiuti".

Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria per The Voice of Hind Rajab, quello che tutti davano come favorito per il Leone d'Oro.

Due premi italiani, Gianfranco Rosi ha vinto il Premio Speciale della Giuria con il suo documentario Sotto le Nuvole, e la Coppa Volpi come migliore attore a Toni Servillo per La Grazia.
Leone d'Argento per la regia a un commosso Benny Safdie per The Smashing Machine. Coppa Volpi come migliore attrice alla cinese Xin Zhilei per The Sun Rises on us all.

Due premi italiani anche nella sezione Orizzonti, migliore attrice e migliore attore, andati rispettivamente a Benedetta Porcaroli per Il rapimento di ArabellaGiacomo Covi per Un anno di scuola.

Ecco i vincitori.

Leone d'Oro miglior film
Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch

Leone d'Argento Gran Premio della Giuria
The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania

Leone d'Argento miglior Regia
Benny Safdie per The Smashing Machine

Premio Speciale della Giuria
Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi

Premio per la miglior sceneggiatura
Valerie Donzelli e Gilles Marchand per À pied d'oeuvre

Coppa Volpi migliore attrice
Xin Zhilei per The Sun Rises on us all

Coppa Volpi migliore attore
Toni Servillo per La grazia

Premio Marcello Mastroianni miglior attore emergente
Luna Wedler per Silent Friend

Leone del Futuro, Premio Luigi De Laurentiis per un'Opera Prima
Short summer di Nastia Korkia

Premio degli spettatori Armani Beauty
Calle Malaga di Maryam Touzani

- ORIZZONTI -

Premio Orizzonti per il miglior film
En el camino di David Pablos

Premio Orizzonti miglior regia
Anuparna Roy per Songs of the forgotten trees

Premio Speciale della giuria Orizzonti
Lost Land di Akio Fujimoto

Premio Orizzonti per la migliore attrice
Benedetta Porcaroli per Il rapimento di Arabella

Premio Orizzonti per il migliore attore
Giacomo Covi per Un anno di scuola

Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura
Ana Cristina Barragan per Hierra

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martedì 22 luglio 2025

Venezia 82 - il programma del Festival di Venezia 2025

Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del programma del Festival di Venezia, arrivato alla sua 82a edizione.

Cinque italiani in Concorso, uno aprirà l'edizione, cioè La Grazia, nuovo film di Paolo Sorrentino. Sempre in Concorso troviamo Bugonia di Yorgos Lanthimos, il ritorno di Kathryn Bigelow con A House of DynamiteFather Mother Sister Brother di Jim Jarmusch con Cate Blanchett, The Smashing Machine con Dwayne Johnson e Emily Blunt, Jay Kelly di Noah Baumbach con George Clooney protagonista, e il Frankenstein di Guillermo del Toro. Ci sarà anche The Wizard of the Kremlin di Olivier Assayas, con Jude Law nel ruolo di Putin.

Fuori Concorso invece After the Hunt di Luca Guadagnino, con Julia Roberts protagonista, e In the Hand of Dante di Julian Schnabel, film che intreccia passato e presente con Oscar Isaac nei panni di Dante Alighieri.

Tra le serie presentate, anche Portobello di Marco Bellocchio, dedicata al caso Tortora, e Il Mostro di Stefano Sollima, che racconta gli omicidi del "Mostro di Firenze".

La giuria del Concorso sarà presieduta dal regista Alexander Payne. Il festival si terrà dal 27 agosto al 6 settembre. Ecco il programma.

CONCORSO
The Wizard of the Kremlin, di Olivier Assayas
Jay Kelly, di Noah Baumbach
The Voice of Hind Rajab, di Kaouther Ben Hania
A House of Dynamite, di Kathryn Bigelow
The Sun Rises on Us All, di Cai Shangjun
Frankenstein, di Guillermo del Toro
Elisa, di Leonardo Di Costanzo
À pied d’œuvre, di Valérie Donzelli
Silent Friend, di Ildikó Enyedi
The Testament of Ann Lee, di Mona Fastvold
Father Mother Sister Brother, di Jim Jarmusch
Bugonia, di Yorghos Lanthimos
Duse, di Pietro Marcello
Un film fatto per bene, di Franco Maresco
Orphan, di László Nemes
L’Étranger, di François Ozon
No Other Choice, di Park Chan-wook
Sotto le nuvole, di Gianfranco Rosi
The Smashing Machine, di Benny Safdie
La Grazia, di Paolo Sorrentino (film d'apertura)
Nühai (Girl), di Shu Qi

FUORI CONCORSO

- Fiction- 
Chien 51, di Cédric Jimenez (film di chiusura)
Sermon to the Void, di Hilal Baydarov
L’Isola di Andrea, di Antonio Capuano
Il Maestro, di Andrea Di Stefano
After the Hunt, di Luca Guadagnino
Hateshinaki Scarlet, di Mamoru Hosoda
The Last Viking, di Anders Thomas Jensen
In the Hand of Dante, di Julian Schnabel
La Valle Dei Sorrisi, di Paolo Strippoli
Dead Man’s Wire, di Gus Van Sant
Orfeo, di Virgilio Villoresi

- Non Fiction -
Kabul, Between Prayers, di Aboozar Amini
Ferdinando Scianna - Il Fotografo Dell’ombra, di Roberto Andò
Marc by Sofia, di Sofia Coppola
I Diari di Angela - Noi Due Cineasti. Capitolo Terzo, di Yervant GIanikian, Angela Ricci Lucchi
Ghost Elephants, di Werner Herzog
Baba Wa Al-Qadhafi (My Father and Qaddafi), di Jihan K
The Tale of Sylian, di Tamara Kotevska
Nuestra Tierra, di Lucrecia Martel
Remake, di Ross McElwee
Kim Novak’s Vertigo, di Alexandre Philippe
Cover-Up, di Laura Poitras, Mark Obenhaus
Broken English, di Jane Pollard, Iain Forsyth
Notes of a True Criminal, di Alexander Rodnyansky, Andriy Alferov
Director’s Diary, di Aleksandr Sokurov
Hui Jia (Back Home), di Tsai Ming-liang

- Cinema e musica -
Nino. 18 Giorni, di Toni D’Angelo
Piero Pelù. Rumore Dentro, di Francesco Fei
Newport and the Great Folk Dream, di Robert Gordon
Francesco de Gregori Nevergreen, di Stefano Pistolini

- Serie-
Portobello (Ep. 1-2), di Marco Bellocchio
Un Prophète (Ep. 1-8), di Enrico Maria Artale
Etty (Ep. 1-6), di Hagai Levi
Il Mostro (Ep. 1-4), di Stefano Sollima

- Cortometraggi -
Origin, di Yann Arthus-Bertrand
Boomerang Atomic, di Rachid Bouchareb
How to Shoot a Ghost, di Charlie Kaufman

ORIZZONTI
Mother, di Teona Strugar Mitevska (film di apertura)
Komedie Elahi (Divine Comedy), di Ali Asgari
Hiedra, di Ana Cristina Barragán
Il Rapimento di Arabella, di Carolina Cavalli
Estrany Riu (Strange River), di Jaume Claret Muxart
Harà Watan (Lost Land), di Akio Fujimoto
Grand Ciel, di Akihiro Hata
Rose of Nevada, di Mark Jenkin
Late Fame, di Kent Jones
Dinți de Lapte (Milk Teeth), di Mihai Mincan
Pin de Fartie, di Alejo Moguillansky
Otec (Father), di Tereza Nvotová
En el Camino, di David Pablos
Songs of Forgotten Trees, di Anuparna Roy
Un Anno di Scuola, di Laura Samani
The Souffleur, di Gastón Solnicki
Barrio Triste, di Stillz
Human Resource, di Nawapol Thamrongrattanarit
Funeral Casino Blues, di Roderick Warich

VENICE SPOTLIGHT
Hijra, di Shahad Ameen
Un Cabo Suelto, di Daniel Hendler
Made in EU, di Stephan Komandarev
Motor City, di Potsy Ponciroli
La Hija de La Española, di Mariana Rondón, Marité Ugas
À Bras-Le-Corps, di Marie-Elsa Sgualdo
Calle Malaga, di Maryam Touzani
Ammazzare Stanca, di Daniele Vicari

VENEZIA CLASSICI DOCUMENTARI
Mata Hari, di Joe Beshenkovsky, James Smith
Elvira Notari: Oltre Il Silenzio, di Valerio Ciriaci
Louis Malle, Le Révolté, di Claire Duguet
Megadoc, di Mike Figgis
Boorman and the Devil, di David Kittredge
Holofiction, di Michal Kosakowski
Memoria de los Olivados, di Javier Espada
Sangre del Toro, di Yves Montmayeur
The Ozu Diaries, di Daniel Raim

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lunedì 21 luglio 2025

Marvel - Kevin Feige parla del futuro dell'MCU: "Cambierà tutto".

In attesa dell'uscita, ormai imminente (23 luglio) de I Fantastici Quattro - Gli Inizi, il produttore e presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha incontrato la stampa per parlare del futuro dell'Universo Cinematografico Marvel, andando a toccare molti argomenti interessanti, ma soprattutto annunciando che siamo all'alba di un grosso cambiamento.

Andiamo per punti.


- I FANTASTICI QUATTRO
Kevin Feige è felice di aver riportato al cinema la "Prima famiglia della Marvel" perché "meritano di essere delle star di serie A. Erano delle star nei fumetti. In ogni film crossover che abbiamo realizzato nella saga di Infinity, i Fantastici Quattro erano personaggi importanti in quei fumetti e ovviamente non potevamo usarli allora. Riavere quei personaggi e gli X-Men è stata una cosa positiva". Il nuovo film dei Fantastici 4 sarà uno snodo cruciale per i prossimi passi nell'MCU: "Dà il via alla Fase 6. Non c'è bisogno di fare i compiti, andate a vedere il film. Non è collegato a nulla di ciò che è stato fatto prima".

- DOTTOR DESTINO E KANG
Per un certo periodo, Kang doveva essere il supervillain, il "nuovo Thanos", poi si è virato su Doctor Doom, che ha portato al ritorno di Robert Downey Jr., ma la colpa non è stata dei guai giudiziari di Jonathan Majors, semplicemente si sono accorti che non stava funzionando: "Anche prima di quello che è successo all'attore, avevamo iniziato a capire che Kang non era Thanos. C'era solo un personaggio che poteva esserlo, perché lo era stato nei fumetti, e finalmente ce l'avevamo, ed è il Dottor Destino. Avevamo già iniziato a parlarne prima di abbandonare Kang. In effetti, avevo iniziato a parlare con Robert di questa idea audace prima di Ant Man 3".

- BLADE
Annunciato con grande enfasi al Comic-Con nel 2019, oggi sembra sparito dai radar. Un progetto che è stato abbandonato da diversi registi e sceneggiatori, ognuno per motivi diversi e con tempistiche discutibili. Che ne sarà di Blade? una cosa è certa, Mahershala Ali resta collegato al film e i ritardi sono dovuti alla voglie di fare le cose per bene.
"Non volevamo solo fargli indossare un costume di pelle e fargli uccidere vampiri. Vogliamo realizzare qualcosa di unico e le sceneggiature iniziali non erano un granché. Si può iniziare con una buona sceneggiatura e renderla un'ottima sceneggiatura durante la produzione, ma non eravamo sicuri di poterlo fare con Blade. Non volevamo fare questo a Mahershala e non volevamo fare questo a noi".

- MENO FILM IN FUTURO
Feige ammette che negli ultimi anni la Marvel ha proposto troppe cose, troppo ravvicinate, tra film e serie tv. "Per la prima volta in assoluto, la quantità ha prevalso sulla qualità", e questo per cercare di soddisfare la richiesta del mercato, "Abbiamo lavorato per 12 anni alla Infinity Saga, dicendoci, 'Non deve succederci mai'. La gente ci chiedeva sempre più personaggi di quanti fossimo in grado di gestire, e non avevamo intenzione di fare un film al mese. Improvvisamente ci viene imposto di farne di più, e noi diciamo, "Beh, ne abbiamo di più. Ma forse è proprio questo che ci ha attirato le critiche". In futuro non sarà più così, anche se Feige continua a considerare (giustamente!) WandaVision e Loki due grandissimi successi, due punti fermi dell'MCU, in futuro ci saranno meno film e meno collegamenti con le serie, perché la fusione tra cinema e Disney+ è risultata "troppo complicata" per il pubblico: "È troppo... Credo che abbia portato la gente a dire: 'Prima era divertente, ma ora devo sapere tutto di tutte queste cose? Sono sicuramente orgoglioso di questa sperimentazione e dell'evoluzione avuta, e di certo non la cambierei. È stato l'incremento sconsiderato di produzioni che sicuramente ha svalutato lo studio e i suoi contenuti. Dopo Endgame, il piano era 'Cosa fare con questo successo?' La maggior parte della nostra narrazione era stata costruita per il finale di Endgame e pensare al futuro era puramente una questione di 'Beh, cosa facciamo ora con questo successo? Facciamo ancora lo stesso? Era un grande sforzo aziendale, e non ci voleva molto per convincerci: ci chiedevano da anni Ms. Marvel? Facciamola! Oscar Isaac vuole essere Moon Knight? Facciamolo! Sono 127 ore, se contiamo anche l'animazione. È stato troppo."

- THUNDERBOLTS* NON HA SFONDATO
La critica lo ha apprezzato ed è piaciuto anche al pubblico, ma Thunderbolts* ha finito per incassare meno di quanto si sarebbero aspettati in casa Marvel e Kevin Feige ha un'idea del perché, la colpa è sempre dei troppi collegamenti tra Cinema e Serie TV: "Mi è sembrato un film molto, molto bello. Ma nessuno aveva idea di cosa volesse dire quel titolo e molti di quei personaggi provenivano da una serie televisiva precedente. Parte del pubblico sentiva ancora gli effetti residui di quella nozione di 'Immagino di dover aver visto questi altri show per capire chi è questo'. Penso che se avessero visto davvero il film, non l'avrebbero pensata così, e noi realizziamo i film in modo che non sia così. Ma credo che dobbiamo comunque assicurarci che il pubblico lo capisca". Feige ha poi fatto l'esempio di The Marvels, che ha avuto lo stesso problema: "La gente ha pensato: 'Ok, una la riconosco da un film che ha fatto un miliardo di dollari. Ma chi sono le altre due? Immagino fossero in qualche serie televisiva. Allora non lo vedrò'".

- MILES MORALES NELL'MCU?
No, non ci sarà. La Sony ha esplicitamente detto alla Marvel di stare lontano da Miles Morales: "Quel progetto non esiste da nessuna parte. Sony ha il suo brillante, geniale, incredibile franchise animato dello Spider-Verse e finché non sarà concluso ci è stato detto di starne alla larga". Perciò niente Spider-Man afroamericano e questo ci porta al prossimo punto...

- LE ACCUSE ALLA MARVEL DI ESSERE È TROPPO WOKE
Una stupidaggine, e Kevin Feige spiega il perché: "Lo dissi già prima che si cominciasse a parlare di woke e di inclusività e, dopo tutto questo tempo, torno a ribadirlo: Marvel è il mondo che vedete fuori dalla finestra. Non è Gotham City o Metropolis, è New York e Los Angeles. Sì, ci sono anche il Wakanda e Asgard, ma sono comunque luoghi popolati da persone che potrebbero far parte anche del nostro mondo". E nel nostro mondo è variopinto e stratificato composto da persone di ogni genere, colore, sesso o sessualità, non è un mondo piatto, perciò l'accusa di essere "troppo woke" è semplicemente una stupidaggine.

- SPIDER-MAN: BRAND NEW DAY
Sarà una storia che riporterà Spider-Man per le strade: "Penso che Spider-Man: No Way Home si concluda con una promessa. Per quanto sia triste che Peter sia stato dimenticato da tutti, lo vediamo per la prima volta nelle storie di Spider-Man di Tom Holland come un vero Spider-Man. Lo troveremo, infatti, solo, dedito a salvare la città e ad affrontare la criminalità di strada, invece che eventi che potrebbero portare alla fine del mondo". Feige conferma la presenza di The Punisher nel film: "Ti chiedi, ok, chi sono gli altri personaggi di strada con cui non lo abbiamo mai visto interagire? Adoro il fatto che The Punisher sia apparso per la prima volta in un fumetto di Spider-Man. Quella copertina fantastica... Non voglio rivelare troppo, ma il regista sta facendo un lavoro straordinario in questo momento. Le riprese inizieranno molto presto."

- GLI X-MEN, REGISTA E NUOVI ATTORI
Confermato, Jake Schreier, regista di Thunderbolts*, dirigerà il film che segnerà il debutto degli X-Men nell'MCU, e anche se nel prossimo Avengers vedremo alcuni dei volti storici degli X-Men originali, si punta ad un cast nuovo e giovane: "Jake Schreier si occuperà degli X-Men per noi. Siamo molto fortunati ad averlo. Tutto inizia ora. La sceneggiatura è in corso. Jake è un ragazzo incredibilmente intelligente ed è un regista di incredibile talento. E ha anche il polso, diciamo, di un pubblico più giovane. Era importante per Thunderbolts, molto più importante per X-Men, perché X-Men, come nei fumetti, sarà un film molto orientato ai giovani, incentrato e con un cast ben definito. Sono stati un modo per raccontare storie di giovani che si sentono diversi, che si sentono soli e che hanno la sensazione di non appartenere a un gruppo. Questa è la storia universale dei mutanti, ed è lì che stiamo andando". Da mesi infatti si rincorrono voci e nomi di attrici e attori per il cast del film.

- IL RECASTING DI ALCUNI RUOLI STORICI?
Sì, potrebbe succedere. Succederà per gli X-Men, potrebbe succedere per Black Panther, ma in futuro anche personaggi molto legati agli attori originali potrebbe subire un recasting, cioè Iron Man e Captain America.

- DEADPOOL
Kevin Feige ha dichiarato di avere continue conversazioni con Ryan Reynolds per un nuovo film di Deadpool, che vedrà il coinvolgimento anche di Hugh Jackman come Wolverine.

- UN REBOOT TOTALE DELL'MCU?
"Reboot è una parola spaventosa, può significare un sacco di cose per le persone. Reset, linea temporale singolare: stiamo pensando in questa direzione", ha detto Feige, "Avengers: Secret Wars è pensato per resettarsi singole linee temporali e resettare l'MCU. [...] Il piano attuale durerà 7 anni. Penso che arriverà al 2032 [...] Stiamo utilizzando Secret Wars non solo per concludere le storie che abbiamo raccontato post-Endgame, ma anche per stabilire il futuro. Gli X-Men ad esempio, sono il futuro. Endgame riguardava, letteralmente, i finali, Secret Wars riguarderà gli inizi".

Un incontro con la stampa davvero pieno di notizie. Kevin Feige ha fatto un quadro molto ampio del futuro, di quello che dovremo aspettarci nei prossimi anni di MCU, e anche una onesta analisi critica di quello che è andato male in questi ultimi anni. Aspettiamo con ansia le prossime mosse della Marvel.

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giovedì 10 luglio 2025

Superman - la recensione

L'ultima volta che abbiamo visto l'Uomo d'Acciaio sul grande schermo era il 2017 e il film era Justice League. Se si escludono improbabili cammei di Nicolas Cage in The Flash e la Snyder Cut rilasciata in pandemia, quel travagliato film diretto infine da Joss Whedon fu la pietra tombale del DC Extended Universe al cinema. 

Avanti veloce fino ad oggi, Luglio 2025. Al comando dei nuovi DC Studios c'è James Gunn, autore eclettico, uno che alla Marvel ha preso dei personaggi praticamente sconosciuti come i Guardiani della Galassia e li ha resi un fenomeno pop inimmaginabile. È lui a scrivere e dirigere quello che dovrà essere il nuovo inizio di un universo che potrebbe regalarci incredibili soddisfazioni ma che al cinema ha a dir poco faticato, se non addirittura contrariato i fan. Difficild? Sicuramente, ma quando si ha a che fare con James Gunn niente appare impossibile, persino un film come questo Superman.


Dopo una piccola gag introduttiva in stile Star Wars, lo spettatore è immediatamente catapultato nel bel mezzo dell'azione, tanto che i meno avvezzi a questo tipo di narrazione puramente fumettistica potrebbero trovarsi leggermente spaesati: Superman è già in attività da tre anni, lui e Lois Lane sono già una coppia, Luthor lo conosce bene e gli altri supereroi sono attivi e ben inseriti nella società e anche fra le conoscenze del nostro eroe dal mantello rosso. Nessuna storia di origini, quindi, nessun bambino arrivato dallo spazio e cresciuto in una fattoria, non nel senso classico quantomeno, perché comunque i Kent e le origini familiari di Clark sono fondamentali in questo film. 
Sicuramente bisogna fare un patto con ciò che il film vuole offrirci ed entrare nel mood, per così dire. Questo non è un film realistico, non è un film che vuole dare risposte verosimili a quello che Superman e gli altri possono o non possono fare. Questo è un fumetto e segue la logica dei fumetti, dove i cattivi si sconfiggono con una serie di tecnobubbole e il potere dell'amore, dove si possono aprire universi tasca senza (troppi) problemi e nessuno batte ciglio. 
Una volta accettato tutto questo (e beninteso, non tutti potrebbero farlo, per molti questo inizio in medias res, e le dinamiche tipicamente da comic possono risultare respingenti) allora si viene presi e trascinati in un vortice di divertimento ed emozione che non si vedeva da un po' in un cinecomic. In special modo in un film di Superman.
James Gunn si pone in netto contrasto con il suo predecessore e decide di tornare al cuore del personaggio, riscoprendo la bontà e l'ottimismo che lo hanno sempre caratterizzato fin dalla sua controparte cartacea. Il Superman di Gunn non è una figura cristologica tormentata da un desiderio di vendetta, ma un ragazzo di campagna che ama l'umanità con tutto se stesso e che nel tumulto dell'azione si preoccupa di salvare uno scoiattolo. Quello che rende Superman davvero super non sono i raggi laser dagli occhi o la capacità di volare, ma la sua incrollabile fiducia nel bene. Prima ancora di essere Superman, è Clark Kent e la sua capacità di amare totalmente è il suo superpotere.


La scelta di David Corenswet da questo punto di vista è perfetta, perché al di là di una prestanza fisica che certamente è presente,  l'attore ha il viso giusto per incarnare questo Superman gentile e a tratti quasi ingenuo; riesce a essere sia molto divertente che molto intenso senza mai perdere lo sguardo spensierato. Ottima la chimica con Rachel Brosnahan, perfetta Lois Lane, e con tutti gli altri comprimari (in particolare Edi Gathegi che interpreta Mr Terrific, la vera e propria spalla del protagonista, insieme al cane Cripto, meraviglioso sotto ogni aspetto. A emergere però ancora più potentemente è il Lex Luthor di Nicholas Hoult: calcolatore, accecato dall'invidia, quasi pazzo dal desiderio di annientare Superman, ha degli sprazzi di umanità sorprendenti e Hoult è davvero incredibile nel rendere ogni sfumatura di questo iconico Villain. 

La regia di Gunn è sempre ottima, con un paio di momenti in cui diventa addirittura esaltante, con movimenti di macchina incredibili, una fotografia luminosissima e colorata e un humor ben dosato e mai esagerato, così come i suoi famosi 'momenti musicali', che ci sono ma rimangono contenuti.



James Gunn dà un taglio netto al passato, riportando il personaggio di Superman alle origini, lanciando il messaggio che non bisogna per forza essere cupi e dark per poter parlare di supereroi in modo convincente e che è la gentilezza ad essere veramente punk rock. Forse un messaggio che potrebbe deludere chi è abituato a una versione cinematografica più recente dell'Uomo d'Acciaio, ma che molto probabilmente farà contenti gli appassionati dei fumetti e chi è un po' stanco di sentirsi dire che per essere adulti bisogna essere cinici.

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martedì 8 luglio 2025

Avengers: Doomsday _ una possibile trama trapela online. [ATTENZIONE, SPOILER]

C'è tanta attesa intorno ad Avengers: Doomsday, per svariati motivi, come: un nuovo film ensemble della Marvel dopo un periodi di film che hanno avuto meno impatto; il ritorno di Robert Downey Jr. ma stavolta nei panni del villain, il Dottor Destino; il ritorno degli Avengers nella nuova formazione; l'incontro con i Fantastici 4; il cast enorme e ancora non completo; la presenza di alcuni storici X-Men.

Il film è in fase di lavorazione, le riprese sono iniziate settimane fa e il set è segretissimo... o forse non così tanto.
Online sono arrivate tante foto rubate ma soprattutto adesso è stata pubblicata online la possibile trama del film, riproposta anche da diversi siti e dall'insider James Mack. Ve la riportiamo com'è stata pubblicata, ovviamente non c'è nulla di ufficiale e confermato, ma è interessante perché potrebbe essere una versione della sceneggiatura e alcune cose potrebbe risultare effettivamente vere.

❗❗ ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER ❗❗ 
Non solo su Avengers: Doomsday ma anche su I Fantastici Quattro - Gli Inizi, in arrivo nei cinema il 23 luglio.

" Il film dovrebbe iniziare con Shuri che scopre una imminente collisione tra universi e quindi una possibile pericolosa incursione.
La situazione è seria, Shuri decide così di informare alcuni degli eroi rimasti, Capitan America, Wong, Bruce Banner e Capitan Marvel.
Nello stesso momento, i Fantastici 4 arrivano su Terra-616 e incontrano i Nuovi Avengers (collegamento con scena post-credit del film Thunderbolts*). Spiegano Franklin Richards, rapito dal Dottor Destino (collegamento con I Fantastici Quattro- Gli Inizi). Potrebbe comparire Galactus, ma non  chiaro in che modo.
Bucky Barnes quindi contatta Sam Wilson per chiedere aiuto nella loro missione. 
Shuri riesce a mettere insieme una nuova squadra, composta da: Capitan America, Wong, Hulk, Capitan Marvel, Thor, Bucky, Yelena Belova, M'Baku, Namor e i Fantastici Quattro.
Scoprono che l'universo che è in collisione con il loro è quello in cui è rimasta intrappolata Monica Rambeau (collegamento con la scena post-credit di The Marvels), dove ci sono anche gli X-Men originali, oltre alla versione alternativa di Maria Rambeau.
Scoprono che Dottor Destino e il piccolo Franklin sono in quel mondo e decidono di attraversare il Multiverso, salvare Franklin e recuperare finalmente Monica.
Come attraversare il Multivers? Wong coinvolge America Chavez per aprire un varco tra i due universi. Lo attraversano ma vengono percepiti come una minaccia e inizia uno scontro tra i supereroi delle due dimensioni.
Le due fazioni però si rendono conto che la vera minaccia è molto più grande di quello che pensavano e coinvolge il Dottor Destino.
Nella storia poi avranno un ruolo molto rilevante Loki e la TVA. "

Questo è quanto è arrivato online e riguarderebbe i primi due atti di Doomsday, manca la parte finale. Ripetiamo che si tratta di RUMOR, non ci sono conferme che questa trama sia vera, ma qualcosa potrebbe esserlo, è in linea con la storyline del MCU, con le scene e i vari collegamenti disseminati nei film passati e in quelli che stanno per uscire, coinvolge tutti gli attori annunciati fino ad ora. Insomma, è una trama credibile. Sarà effettivamente questa? non lo sappiamo, possiamo solo aspettare notizie ufficiali.

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