martedì 28 ottobre 2025

A House of Dynamite - la recensione

Presentato all'ultimo Festival di Venezia, A House of Dynamite è il nuovo thriller politico della premio Oscar Kathryn Bigelow. Disponibile su Netflix.

Una mattina come tante, ognuno affronta la solita routine, quando un segnale luminoso appare sugli schermi della base militare USA in Alaska: un missile nucleare è diretto verso gli USA. Non si sa chi lo ha lanciato, quale paese, se è un attacco terroristico o un errore umano (o dell'AI), l'unica cosa sicura è che colpirà Chicago in 18-19 minuti e 10 milioni di persone moriranno.

La storia viene raccontata praticamente in tempo reale da tre prospettive diverse: la Situation Room della Casa Bianca, dove c'è il Capitano Olivia Walker (Rebecca Ferguson); il Comando Strategico degli USA (lo STRATCOM); e il Presidente, interpretato da Idris Elba. Tre prospettive diverse, con i protagonisti che interagiscono tra loro in videoconferenza, tre lati della stessa storia raccontati non insieme ma uno dopo l'altro, in tre "capitoli" intitolati: "L'inclinazione si appiattisce", "Colpire un proiettile con un proiettile", "Una casa piena di dinamite". 
Tutti e tre i "capitoli" si chiudono nello stesso modo, allo scadere del tempo, quando il missile arriva e cala il buio.

Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore Noah Oppenheim sono riusciti a realizzare un tesissimo thriller politico apocalittico senza dirci chi è stato e perché, e lasciandoci con un finale che definire "in sospeso" è dire poco. L'intento infatti non è trovare un colpevole, ma mostrare quanto è sottile l'equilibrio, quella finta pace data dal deterrente nucleare che in realtà ci fa vivere dentro una Casa di Dinamite. Il film ci mostra un protocollo all'apparenza perfetto, sale d'emergenza ultra attrezzate, persone estremamente competenti al comando, organizzazione, "libri neri" sempre a portata di mano, una catena di azioni programmate e studiate che sembra perfetta, eppure non lo è, perché è un sistema infallibile solo in teoria. Le persone al comando sono esseri umani e reagiscono in modo diverso, con emozioni diverse, tra storie personali insostenibili, la voglia di rispondere ai missili con i missili, non importa contro chi, il non sapere quale posizione prendere, e tutto che si riduce a un "sì" o un "no" deciso in pochi secondi da un leader che ha nelle mani il destino della popolazione mondiale.

Oltre la denuncia politica, tecnicamente e cinematograficamente, il film è davvero ben fatto, con la divisione in tre capitoli che poteva essere rischiosa, riproponendo sempre lo stesso evento, ma che si rivela una scelta funzionale alla storia. In pieno stile Kathryn Bigelow, il film ha una regia asciutta che non perde tempo, mantiene sempre alta l'adrenalina, il ritmo, e la tensione, e riesce anche a portare sullo schermo il lato umano dei protagonisti senza retorica, senza inutile eroismo, ma con semplici piccoli gesti, che sia una lacrima asciugata in fretta e una telefonata disperata. Ottimo tutto il cast, nella prima parte, a rubare la scena è una perfetta Rebecca Ferguson.

A House of Dynamite è un film estremamente - e quasi brutalmente - attuale, inchioda lo spettatore sulla poltrona, lo lascia con una buona dose di ansia e apprensione per la "Casa di Dinamite" in cui stiamo vivendo in modo così inconsapevole, e con domande molto importanti su cui riflettere, soprattutto pensando al clima geopolitico attuale e ai leader mondiali che ci ritroviamo oggi. E questo sì, fa paura.

-

0 commenti:

Posta un commento