venerdì 31 marzo 2023
giovedì 30 marzo 2023
David di Donatello 2023 - le nomination
domenica 26 marzo 2023
Lo Strangolatore di Boston - la recensione
lunedì 13 marzo 2023
Oscar 2023 - Tutti i vincitori
Si è tenuta la scorsa notte al Dolby Theatre di Los Angeles la 95a edizione degli Academy Awards, presentata da Jimmy Kimmel, che vede trionfare Everything Everywhere All at Once. La pellicola dei Daniels si aggiudica sette statuette tra cui miglior film, miglior regia, migliore attrice protagonista (Michelle Yeoh), migliori attori non protagonisti (Ke Huy Quan e Jamie Lee Curtis).
Quattro Oscar a "Niente di nuovo sul fronte occidentale". Niente da fare per "Le Pupille" di Alice Rorhwacher e per Aldo Signoretti.
Ecco l'elenco dei vincitori:
MIGLIOR FILM
Everything Everywhere All at Once
MIGLIOR REGISTA
Daniel Kwan, Daniel Scheinert (Everything Everywhere All at Once)
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Brendan Fraser (The Whale)
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Michelle Yeoh (Everything Everywhere All at Once)
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Ke Huy Quan (Everything Everywhere All at Once)
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Jamie Lee Curtis (Everything Everywhere All at Once)
MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE:
Pinocchio
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D'ANIMAZIONE
The Boy, the Mole, the Fox, and the Horse
MIGLIORI COSTUMI
Black Panther: Wakanda Forever
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
An Irish Goodbye
MIGLIOR TRUCCO
The Whale
MIGLIORE COLONNA SONORA
Niente di nuovo sul fronte occidentale
MIGLIOR SONORO
Top Gun: Maverick
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Women Talking
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
Everything Everywhere All at Once
MIGLIORE FOTOGRAFIA
Niente di nuovo sul fronte occidentale
MIGLIOR DOCUMENTARIO
Navalny
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
The Elephant Whisperers
MIGLIOR MONTAGGIO
Everything Everywhere All at Once
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
Niente di nuovo sul fronte occidentale (Germania)
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
Naatu Naatu (RRR)
MIGLIORE SCENOGRAFIA
Niente di nuovo sul fronte occidentale
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Avatar: La via dell'acqua
domenica 12 marzo 2023
The Whale - la recensione
Charlie (Brendan Fraser) è un professore di lettere pesantemente obeso, depresso, che vive recluso nel suo appartamento senza alcun contatto con l'esterno ad esclusione di Liz (Hong Chau), un'infermiera che va a trovarlo ogni giorno per assicurarsi che non muoia, e Ellie (Sadie Sink), la figlia adolescente con cui vorrebbe riallacciare i rapporti dopo otto anni. Persino il fattorino delle pizze non lo ha mai visto, limitandosi a lasciare la pizza sull'ingresso e a ritirare i soldi dalla buca delle lettere. Gli studenti di Charlie conoscono solo la sua voce, infatti lui tiene le sue lezioni da remoto, adducendo come scusa la webcam rotta.
Il film diretto da Darren Aronofsky, e tratto dallo spettacolo teatrale di Samuel D. Hunter (qui anche sceneggiatore), potrebbe ricordare per sommi capi un altro film del regista di qualche anno fa, cioè The Wrestler, in quel caso avevamo un wrestler costretto fuori dal ring per motivi di salute che cerca di adattarsi a una vita normale e di riallacciare i rapporti con la figlia, preferendo poi tornare sul ring consapevole che questo porterà alla sua morte.
Nel caso di The Whale, però, il tutto è estremamente più riuscito e meno didascalico, risultando molto più emotivamente coinvolgente. Il setting molto teatrale della casa di Charlie è claustrofobico e richiama le quinte di un palcoscenico, con gli attori che sembrano doversi fare strada attraverso corridoi e cunicoli per arrivare sul palco, rappresentato dal soggiorno dove Charlie passa la maggior parte del suo tempo. Abbiamo inoltre i consueti simbolismi tipici dei film di Aronofsky: il corpo di Charlie è la trappola in cui lui stesso si è rinchiuso, il suo mangiare è l'impulso autodistruttivo che mette in atto coscientemente, il suo lento e inesorabile suicidio è frutto del lutto profondissimo che lo ha colpito e da cui non riesce a riprendersi. Charlie vede se stesso come un mostro e decide di trasformarsi in quel mostro. La balena a cui il titolo fa riferimento è Moby Dick, il mostro, appunto, del romanzo di Melville più volte citato nel corso della pellicola, ma è difficile capire se Charlie sia la balena o se sia Achab, perché è difficile capire chi dei due sia alla fine il vero essere mostruoso in cui lui si identifica.
L'intera vita di Charlie, giunta ormai alla fine, è da lui vista come un lento e inesorabile scivolare verso l'abisso della mostruosità, un susseguirsi di errori, la prova del suo essere una persona indegna di amore, persino di quello di sua figlia che infatti ha abbandonato quando era bambina e che gli porta un rancore che Charlie sente di meritare e che sembra quasi aver cercato.
Interamente basato sui dialoghi e sui silenzi, il film si regge sulle spalle di un incredibile Brendan Fraser: sotto il trucco prostetico, l'attore canadese regala la performance della vita, i suoi ansimi, la sua fatica, sono la colonna sonora che ci accompagna in maniera sempre più angosciante nella spirale di dolore del protagonista, ma nonostante la drammaticità del tutto, Fraser non va mai oltre, non esagera mai, anzi, regala una interpretazione dove è la speranza e la positività di quest'uomo fragile e forte allo stesso tempo il vero leitmotiv.
Premi vinti fin qui assolutamente meritati, chissà che non valga a Brendan Fraser una statuetta ai prossimi Oscar, sancendo definitivamente la rinascita di un attore di cui sentivamo la mancanza.
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