martedì 26 luglio 2022

Venezia 79 - Concorso, Fuori Concorso, e Orizzonti, ecco il programma

È stato annunciato questa mattina il programma della 79a edizione del Festival di Venezia, che si terrà dal 31 agosto al 10 settembre, con Julianne Moore presidente di giuria del Concorso.

Di ieri la notizia che White Noise di Noah Baumbach sarà il film d'apertura, e sarà anche uno dei titoli in Concorso insieme a titoli molto attesi, come The Whale di Darren Aronofsky, con Brendan Fraser, Blonde, il film su Marilyn Monroe diretto Andrew Dominik e con Ana de Armas protagonista, Tar, con Cate Blanchett, e i nuovi film di Alejandro Gonzalez Iñarritu e Martin McDonagh.

Molta Italia in Concorso, con Gianni Amelio e il suo Il Signore delle Formiche, il nuovo di Emanuele Crialese, L'Immensità, con Penelope Cruz protagonista, Chiara di Susanna Nicchiarelli, incentrato sulla figura di Santa Chiara, e ancora Monica di Andrea Pallaoro, e infine Bones and All di Luca Guadagnino, con Timothée Chalamet protagonista.

The Hanging Sun di Francesco Cozzini, presentato Fuori Concorso, sarà il film di chiusura. E Fuori Concorso sarà presento anche il nuovo film di Paolo Virzì, Siccità, quello di Paul Schrader, e Don't Worry Darling di Olivia Wilde, che vede protagonisti Florence Pugh, Henry Styles, Gemma Chan e Chris Pine.

Ecco il programma completo.

CONCORSO
- White Noise, di Noah Baumbach – film d’apertura
- Il signore delle formiche, di Gianni Amelio
- The Whale, di Darren Aronofsky
- L’immensità, di Emanuele Crialese
- Saint Omer, di Alice Diop
- Blonde, di Andrew Dominik
- Tár, di Todd Field
- Love Life, di Koji Fukada
- Bardo, falsa cronica de unas cuantas verdades, di Alejandro G. Inarritu
- Athena, di Romain Gavras
- Bones and All, di Luca Guadagnino
- The Eternal Daughter, di Joanna Hogg
- Shab, Dakheli, Divar (Beyond the Wall), di Vahid Jalilvand
- The Banshees of Inisherin, di Martin McDonagh
- Argentina, 1985, di Santiago Mitre
- Chiara, di Susanna Nicchiarelli
- Monica, di Andrea Pallaoro
- Khers Nist (No Bears), di Jafar Panahi
- All the Beauty and the Bloodshed, di Laura Poitras
- Un Couple (A Couple), di Frederick Wiseman
- The Son, di Florian Zeller
- Les Miens (Our Ties), di Roschdy Zem
- Les Enfants des Autres (Other People’s Children), di Rebecca Zlotowski

FUORI CONCORSO
- The Hanging Sun, di Francesco Cozzini – Film di chiusura del Festival
- Kapag Wala Nang Mga Alon (When the Waves are Gone), di Lav Diaz
- Living, di Oliver Hermanus
- Dead for a Dollar, di Walter Hill
- Kone Taevast (Call of God), di Kim Ki-Duk
- Dreamin’ Wild, di Bill Pohlad
- Master Gardener, di Paul Schrader
- Siccità, di Paolo Virzì
- Pearl, di Ti West
- Don’t Worry Darling, di Olivia Wilde

FUORI CONCORSO – NON FICTION
- Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, di Evgeny Afineevsky
- The Matchmaker, di Benedetta Argentieri
- Gli ultimi giorni dell’umanità, di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo
- A Compassionate Spy, di Steve James
- Music for Black Pigeons, di Jorgen Leth e Andreas Koefoed
- The Kiev Trial, di Sergei Loznitsa
- In viaggio, di Gianfranco Rosi
- Bobi Wine Ghetto President, Christopher Sharp e Moses Bwayo
- Nuclear, di Oliver Stone

FUORI CONCORSO – SERIE TV
- Riget Exodus (The Kingdom Exodus) – episodi 1-5, di Lars von Trier (1 settembre)
- Copenhagen Cowboy – episodi 1-6, di Nicolas Winding Refn

FUORI CONCORSO – CORTI
- Camarera de Piso (Maid), di Lucrecia Martel
- Look at Me, di Sally Potter
- In quanto a noi, di Simone Massi
- A guerra finita, di Simone Massi

ORIZZONTI
- Princess, di Roberto De Paolis – Film d’apertura
- Obet’ (Victim), di Michal Blaško
- En Los Margenes (On the Fringe), di Juan Diego Botto
- Trenque Lauquen, di Laura Citarella
- Vera, di Tizza Covi e Rainer Frimmel
- Innocence, di Guy Davidi
- Blanquita, di Fernando Guzzoni
- Pour la France (For My Country), di Rachid Hami
- Aru Otoko (A Man), di Kei Ishikawa
- Chleb I Sol (Bread and Salt), di Damian Kocur
- Luxembourg, Luxembourg, di Antonio Lukich
- Ti mangio il cuore, di Pippo Mezzapesa
- Spre Nord (To The North), di Mihai Mincan
- Autobiography, di Makbul Mubarak
- The Syndacaliste (The Sitting Duck), di Jean-Paul Salomé
- Jang-E Jahani Sevom (World War III), di Houman Seyedi
- Najsrekniot Čovek Na Svetot (The Happiest Man in the World), di Teona Strugar Mitevska
- A Noiva (The Bride), di Sergio Trefaut

ORIZZONTI EXTRA
- L’origine du mal (Origin of Evil), di Sebastien Marnier – Film d’apertura
- Hanging Gardens, di Ahmed Yassin Al Daradji
- Amanda, di Carolina Cavalli
- Zapatos Rojos (Red Shoes), di Carlo Eichelmann Kaiser
- Nezouh, di Soudade Kaadan
- Notte Fantasma, di Fulvio Risuleo
- Bi Roya (Without Her), di Arian Vazirdaftari
- Valeria Mithatenet (Valeria is Getting Married), di Michal Vinik
- Goliath, di Adilkhan Yerzhanov


domenica 24 luglio 2022

SDCC 2022 - i prossimi film e serie tv della Marvel!

Come sempre, quello della Marvel è uno dei panel più attesi al Comic-con di San Diego, e anche quest'anno non ha lasciato insoddisfatti i fan.

Kevin Feige ha annunciato alla folla i titoli della fine della Fase 4, tutti quelli della Fase 5, e un accenno della Fase 6, in cui spiccano due nuovi Avengers, 'The Kang Dynasty' e 'Secret Wars'.

La Fase 4 si concluderà a novembre con Black Panther: Wakanda Forever, di cui è stato mostrato il trailer che non rivela chi indosserà il costume di Pantera Nera. La Fase 5 invece si aprirà con il nuovo Ant-Man and the Wasp, e visto il titolo di uno dei due Avengers annunciati, è molto probabile che avrà una certa importanza nella storia generale, ci saranno anche Guardiani della Galassia: Vol 3, Blade, The Marvels, e un nuovo film di Captain America. Tra i film annunciati, e con una data fissata, anche il nuovo Fantastici 4, e sarò il primo titolo della Fase 6.

Tra le serie tv, la prima ad arrivare su Disney+ sarà She Hulk, e poi a primavera 2023 Secret Invasion, ma da sottolineare il ritorno di Charlie Cox nella nuova serie dedicata a Daredevil.

Ecco l'elenco con le date d'uscita.

FASE 4
- She-Hulk: Attorney at Law: 17 agosto 2022
- Black Panther: Wakanda Forever: 11 novembre 2022

FASE 5
Ant-Man and the Wasp Quantumania: 5 febbraio 2023
Secret Invasion (serie): primavera 2023
Guardiani della Galassia Vol. 3: 5 maggio 2023
Echo (serie): estate 2023
Loki (stagione 2): estate 2023
The Marvels: 28 luglio 2023
Iron Heart (serie): autunno 2023
Blade: 3 novembre 2023
Agatha: Coven of Chaos (serie): inverno 2023
Daredevil: Born Again: primavera 2024
Captain America: New World Order: 3 maggio 2024
Thunderbolts: 26 luglio 2024

FASE 6
Fantastic 4: 8 novembre 2024
Avengers: The Kang Dynasty: 2 maggio 2025
Avengers: Secret Wars: 7 novembre 2025


domenica 10 luglio 2022

Thor Love and Thunder - la recensione

Dopo il grande successo di Thor: Ragnarok, che negli Stati Uniti aveva convinto ed esaltato pubblico e critica, torna Taika Waititi anche per il quarto capitolo della saga dedicata al dio del tuono Marvel, la più longeva all'interno del MCU e probabilmente quella più travagliata. 

Dopo un inizio che aveva puntato molto su atmosfere shakespeariane, senza però convincere pienamente, Waititi ha letteralmente stravolto il personaggio, puntando tutto dell'umorismo e sull'estetica anni '80 che aveva già sfondato con i Guardiani della Galassia di James Gunn, dando nuovo slancio e verve all'eroe interpretato da Chris Hemsworth, ma allo stesso tempo dividendo i fan più puri dei fumetti, soprattutto da noi in Italia. Per Love and Thunder, Waititi non si limita a dirigere (e a interpretare l'alieno Korg) ma prende la 'penna' in mano e si mette anche in sceneggiatura.

Il cinema del regista neozelandese è peculiare, un mix fra commedia nonsense e dramma malinconico che non a tutti può piacere, e questo è un fattore determinante che va tenuto in considerazione quando si entra in sala per Love and Thunder. Waititi scrive e gira prima di tutto una commedia romantica, con molte scene divertenti e molto romanticismo, e solo in seconda battuta un dramma in cui affrontare anche temi importanti come la malattia e la morte. Non è sempre tutto perfettamente bilanciato, soprattutto nella parte iniziale in cui la presenza dei Guardiani della Galassia risulta essere a volte stonata e fuori luogo, come se lo stesso Waititi si sentisse a disagio con questi personaggi e volesse liberarsene il prima possibile. Dopo, il film funziona molto meglio e con più equilibrio, con un tono molto fiabesco che è tipico del cinema di Waititi. L'introduzione, infatti, mette già le cose in chiaro e presenta la storia come una favola per bambini, e quindi di conseguenza il film stesso come un prodotto con un target molto preciso, cioè quello dei bambini, che hanno anche un ruolo fondamentale nella storia e sono inseriti magnificamente. Il tono favolistico è particolarmente evidente se si pensa al villain, interpretato da un sempre camaleontico Christian Bale: il suo Gorr è sì tragico, ma più di ogni altra cosa è inquietante, nel modo in cui è inquietante la strega del bosco che vuol mangiare Hansel e Gretel, o il lupo di Cappuccetto Rosso, con una mimica facciale enfatizzata al massimo un'aura da incubo infantile. Lo stesso Thor è assimilabile a un bambino nella sua ingenuità un po' candida, ma anche nella sua difficoltà nel processare emozioni complesse. Se si guarda all'evoluzione del personaggio, ci si trova di fronte a un vero e proprio coming of age, che parte da una crisi di identità per arrivare a una risoluzione attraverso l'amore degna delle migliori fiabe.


Si potrebbe fare però l'errore di pensare che film per bambini sia sinonimo di superficialità, ma non è così, perché una cosa che il film fa perfettamente, e che è il suo pregio più grande, è affrontare con delicatezza e leggerezza un tema come quello della malattia attraverso il personaggio di Jane (una Natalie Portman in gran forma), a cui finalmente viene dato il giusto spazio e il giusto spessore, e che è un piacere vedere in scena nei panni della Potente Thor, dimostrando anche molta chimica sia con Hemsworth sia con la Valchiria di Tessa Thompson.
C'è infine spazio anche per una velata critica sociale, con Dei grassi e privilegiati, ma idioti ed egoisti di cui non ci si può fidare.

Da un punto di vista tecnico è tutto ineccepibile, anzi, Waititi non ha paura anche di osare di più, soprattutto nelle belle scene in bianco e nero ambientate nel regno delle ombre. 


Per quanto ben lontano dall'essere un film perfetto, o uno dei migliori film di Taika Waititi,  Thor: Love and Thunder non ha paura di essere sé stesso fino in fondo, anche a costo di scontentare molti, senza voler per forza piacere a tutti, anzi, con la consapevolezza che qualcuno lo odierà. Se però si entra in sintonia con il mood del film, allora è facile goderselo come un caldo abbraccio.

venerdì 1 luglio 2022

Elvis - la recensione

Torna Baz Luhrmann dopo ben nove anni dal suo ultimo film (Il Grande Gatsby) e questa volta il regista australiano decide di inserirsi nel filone dei biopic musicali che imperversa negli ultimi anni per raccontare la storia del "Re" del Rock&Roll, il grande Elvis Presley
Lo fa a modo suo, naturalmente, con un film che non è affatto come ci si potrebbe aspettare, se non si è familiari con lo stile rococò ed eccessivo di questo autore, ma che risulta subito appagante per chi invece lo ama.


Il film mette subito le cose in chiaro con un montaggio iniziale forsennato, roboante e quasi soverchiante. Lo spettatore viene subito stordito dalle immagini che si susseguono velocemente, dalla musica, dalle luci e dai colori, chiarendo già dall'inizio, per chi non lo sapesse, cosa ci si appresta a guardare: un film eccessivo, che stordisce esattamente come la musica di Elvis, ma anche esattamente come lo stesso Elvis è stato sedotto e stordito dal successo e, in particolare sembra suggerire il film, dalla figura del Colonnello Parker.
Ed è proprio Parker, interpretato dal sempre straordinario Tom Hanks, a raccontare dal suo punto di vista la parabola del Re del Rock. La sua voce, però, è ambigua e seducente, quella dell'imbonitore, come lui stesso si definisce, e alla fine è lo spettatore stesso a essere forse ingannato, arrivando quasi a trovare simpatico questo sgradevole personaggio che ha irretito Elvis nella sua tela come un ragno.
Nonostante tutto, è comunque la figura di Elvis ad emergere su tutti e tutto, allo stesso tempo fortemente erotica e innocente nel suo perdersi come in trance nella sua musica, a suo agio solamente negli ambienti "black" del soul e del gospel. Il giovane Austin Butler, al suo primo ruolo da protagonista, dà una prova incredibile sia a livello recitativo che vocale, cantando alcune delle canzoni del film. Una nomination all'Oscar per lui sembra quasi scontata e sarebbe pienamente meritata.
 

Se c'è un difetto in questo film è forse una parte centrale un po' lenta rispetto al resto, meno travolgente, che avrebbe potuto essere limata in fase di montaggio accorciando la pellicola di una quindicina di minuti, ma si perdona facilmente considerando quanto inizio e finale siano un vortice forsennato che risucchia lo spettatore per poi risputarlo fuori dopo due ore e mezza di ottimo cinema.
 
Cinema di Baz Luhrmann, beninteso.