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domenica 10 luglio 2022
Thor Love and Thunder - la recensione
Dopo un inizio che aveva puntato molto su atmosfere shakespeariane, senza però convincere pienamente, Waititi ha letteralmente stravolto il personaggio, puntando tutto dell'umorismo e sull'estetica anni '80 che aveva già sfondato con i Guardiani della Galassia di James Gunn, dando nuovo slancio e verve all'eroe interpretato da Chris Hemsworth, ma allo stesso tempo dividendo i fan più puri dei fumetti, soprattutto da noi in Italia. Per Love and Thunder, Waititi non si limita a dirigere (e a interpretare l'alieno Korg) ma prende la 'penna' in mano e si mette anche in sceneggiatura.
Il cinema del regista neozelandese è peculiare, un mix fra commedia nonsense e dramma malinconico che non a tutti può piacere, e questo è un fattore determinante che va tenuto in considerazione quando si entra in sala per Love and Thunder. Waititi scrive e gira prima di tutto una commedia romantica, con molte scene divertenti e molto romanticismo, e solo in seconda battuta un dramma in cui affrontare anche temi importanti come la malattia e la morte. Non è sempre tutto perfettamente bilanciato, soprattutto nella parte iniziale in cui la presenza dei Guardiani della Galassia risulta essere a volte stonata e fuori luogo, come se lo stesso Waititi si sentisse a disagio con questi personaggi e volesse liberarsene il prima possibile. Dopo, il film funziona molto meglio e con più equilibrio, con un tono molto fiabesco che è tipico del cinema di Waititi. L'introduzione, infatti, mette già le cose in chiaro e presenta la storia come una favola per bambini, e quindi di conseguenza il film stesso come un prodotto con un target molto preciso, cioè quello dei bambini, che hanno anche un ruolo fondamentale nella storia e sono inseriti magnificamente. Il tono favolistico è particolarmente evidente se si pensa al villain, interpretato da un sempre camaleontico Christian Bale: il suo Gorr è sì tragico, ma più di ogni altra cosa è inquietante, nel modo in cui è inquietante la strega del bosco che vuol mangiare Hansel e Gretel, o il lupo di Cappuccetto Rosso, con una mimica facciale enfatizzata al massimo un'aura da incubo infantile. Lo stesso Thor è assimilabile a un bambino nella sua ingenuità un po' candida, ma anche nella sua difficoltà nel processare emozioni complesse. Se si guarda all'evoluzione del personaggio, ci si trova di fronte a un vero e proprio coming of age, che parte da una crisi di identità per arrivare a una risoluzione attraverso l'amore degna delle migliori fiabe.
Si potrebbe fare però l'errore di pensare che film per bambini sia sinonimo di superficialità, ma non è così, perché una cosa che il film fa perfettamente, e che è il suo pregio più grande, è affrontare con delicatezza e leggerezza un tema come quello della malattia attraverso il personaggio di Jane (una Natalie Portman in gran forma), a cui finalmente viene dato il giusto spazio e il giusto spessore, e che è un piacere vedere in scena nei panni della Potente Thor, dimostrando anche molta chimica sia con Hemsworth sia con la Valchiria di Tessa Thompson.
C'è infine spazio anche per una velata critica sociale, con Dei grassi e privilegiati, ma idioti ed egoisti di cui non ci si può fidare.
Da un punto di vista tecnico è tutto ineccepibile, anzi, Waititi non ha paura anche di osare di più, soprattutto nelle belle scene in bianco e nero ambientate nel regno delle ombre.
Per quanto ben lontano dall'essere un film perfetto, o uno dei migliori film di Taika Waititi, Thor: Love and Thunder non ha paura di essere sé stesso fino in fondo, anche a costo di scontentare molti, senza voler per forza piacere a tutti, anzi, con la consapevolezza che qualcuno lo odierà. Se però si entra in sintonia con il mood del film, allora è facile goderselo come un caldo abbraccio.