lunedì 12 settembre 2022

Pinocchio - la recensione

È uscito direttamente su Disney+, Pinocchio di Robert Zemeckis, versione live action del Classico Disney del 1940 e nuovo adattamento della celebre fiaba di Carlo Collodi.

La storia è più che nota, si tratta infatti di una delle favole più famose di sempre, ed è stata riproposta (e verrà riproposta ancora) in tutte le versioni possibili. Approcciarsi a questo remake live action non era cosa facile e la scelta di Robert Zemeckis di buttarsi in questa avventura è sicuramente da ammirare. Una scelta che comunque non stupisce, il regista aveva già omaggiato Pinocchio e la scena degli orologi a cucù nel suo Ritorno al Futuro, evidentemente è un grande amante del Classico.
Non era facile quindi, nemmeno sotto il profilo tecnico. Il film è girato in modo ibrido, live action, attori in carne ed ossa, e personaggi in CGI, ma anche questo non è una novità, è qualcosa che ormai vediamo in tanti film e a cui ci siamo abituati.

Robert Zemeckis e lo sceneggiatore Chris Weitz non avevano molte carte da giocare in una storia più che conosciuta in cui c'è poco spazio per le novità, ma ci hanno provato, e l'intenzione era positiva. Se la parte dedicata al Teatro dei Burattini risulta poco incisiva, nonostante un Giuseppe Battiston sopra le righe nei panni di Mangiafuoco, il film presenta molti spunti interessanti: l'idea di Geppetto (un Tom Hanks che fa il suo) vedovo, che vive in solitudine, a cui manca tremendamente il figlio scomparso, tanto da cercare di rimpiazzarlo con un burattino simile a lui; la scena del maestro, in cui viene rappresentata una scuola in cui la "diversità" non viene accettata; notevole visivamente l'inseguimento del "mostro marino"; molto simpatico il Grillo Parlante; interessante anche la rappresentazione degli spiriti nel Paese dei Balocchi; il finale in cui viene suggerito che, in fondo, diventare un bambino vero non è poi così importante, perché anche burattino va bene. Gli spunti interessanti non mancano, quello che sembra mancare però è il "peso", tutto scorre troppo in superficie, niente viene approfondito, nemmeno le parti più famose della storia, ad esempio la Fata Turchina (interpretata da Cynthia Erivo) si vede in una sola scena. Si corre troppo ed è un peccato, oltre che strano in un film che comunque dura quasi due ore, alla fine viene quasi chiedersi con cosa abbiano riempito tutti quei minuti. 

Sotto il profilo tecnico, il film è fatto piuttosto bene, bisogna solo abituarsi a personaggi CGI uguali al film d'animazione ma calati in un contesto in cui si trovano ad interagire con persone e paesaggi veri, Pinocchio non è disegnato in modo realistico ma ha le fattezze del Pinocchio del Classico del 1940. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti, ma che è meno grave di come qualcuno la vorrebbe far passare, tecnicamente sono comunque fatti molto bene, soprattutto il mostro marino.
Un'altra scena criticata è quella degli orologi a cucù, scena iconica del Classico, una delle più belle mai fatte dalla "vecchia" animazione Disney, qui riproposta in modo quasi fedele, a cui però sono stati aggiunti riferimenti del mondo Disney, c'è Paperino, Il Re Leone, Dumbo. Troppo autoreferenziale? forse, ma dopotutto la Disney è solita citare sé stessa nei suoi film, e qui Zemeckis ha scelto di omaggiare a tutto tondo e senza freni. C'è da dire però che gli orologi di Biancaneve e La Bella Addormentata sono davvero spassosi.

Da un nome come Robert Zemeckis ci si aspetta sempre qualcosa di più, ma in questo caso non era facile e il risultato lo dimostra, una versione molto "light" di Pinocchio. Ai bambini piacerà, sembra infatti pensato e realizzato proprio per i più piccoli, e i genitori possono sempre sedersi sul divano accanto ai figli e vederlo con loro.

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