lunedì 2 settembre 2013

Festival di Venezia - giorno 6

Il giorno di Terry Gilliam a Venezia, e poi 'Locke', un film che ha sorpreso Fuori Concorso.

'The Zero Theorem' è il film che Terry Gilliam ha portato in Concorso al Festival.

Qohen Leth (Christoph Walz, purtroppo assente) è un geniale, eccentrico e solitario matematico che soffre di una una profonda angoscia esistenziale. Controllato da una misteriosa persona nota come "Il Management", Qohen Leth lavora per cercare di risolvere lo "Zero Theorem", un problema che potrebbe rivelare se la vita ha in effetti un qualche tipo di senso o significato. All'improvviso il suo lavoro viene interrotto dall'arrivo di Bainsley, giovane bellissima donna, e di Bob, figlio adolescente del Management.

Il film è ambientato non in futuro alternativo ma in un presente diverso. "Quando ho girato 'Brazil', nel 1984, volevo dipingere l'immagine del mondo in cui pensavo stessimo vivendo allora. The Zero Theorem è uno sguardo sul mondo in cui penso di vivere ora", ha spiegato Terry Gilliam in conferenza stampa, "La sceneggiatura di Pat Rushin mi ha intrigato per le molte idee esistenziali racchiuse nel suo divertente e toccante racconto filosofico. Per esempio: che cosa dà significato alla nostra vita, che cosa ci procura gioia? Si può essere soli nel nostro mondo sempre più connesso e ristretto?". Il film in effetti ha degli aspetti in comune con 'Brazil' e 'L'Esercito delle 12 Scimmie', soprattutto nelle ambientazioni surreali. "Abbiamo girato a Bucarest, perché costava meno rispetto a Londra e all’Italia", ha continuato Gilliam, "Quanto ai costumi ci siamo affidati a un mercato cinese dove si compra al chilo. Abbiamo acquistato lì le stoffe, ovviamente di scarsa qualità. Gli attori sudavano come dei maiali, poverini!". Il tratta il tema dello "schiavismo tecnologico" che secondo il regista porta ad una disumanizzazione delle relazioni. "Ormai anche quelle sono virtuali, perché ci si nasconde dietro identità finte; degli "alias" spesso frutto di quegli standard estetici che la società impone e che impediscono di essere se stessi", ma Gilliam non vuole demonizzare la tecnologia, per cui ha una grandissima passione, anche se non vuole essere chiamato "nerd" o "geek". "No, un geek no, anche se è vero che ogni giorno vengo praticamente catturato dal computer", ha detto il regista, "Il futuro ci ha fatto tutti suoi prigionieri. Anche se la tecnologia ci ha parato il culo più volte, ad esempio quando ho chiesto a Mélanie (Thierry) di registrare alcune battute che avrei inserito in voice over. Abbiamo fatto tutto tramite l’iPhone e nel giro di pochi minuti!". Anche gli attori David Thewlis e Melanie Thierry si sono espressi sull'argomento "tecnologia". "Ci hanno detto che la tecnologia migliorerà le nostre vite", ha detto Thewlis, "ma è sempre più difficile capire dove ci stia portando". E la Thierry, in dolce attesa, aggiunge: "Non sono a mio agio con il computer, non sono su Twitter né su Facebook, è un mondo lontano da me, e mi dà fastidio che ci si possa nascondere dietro lo schermo".
Il film ha convinto abbastanza ma non tutti, con i film di Gilliam è sempre così.

Presentato invece Fuori Concorso il film 'Locke', di Steven Knight, con Tom Hardy assoluto protagonista.

Ivan Locke (T.Hardy) è un uomo di successo, direttore dei lavori in un cantiere edilizio, mentre è in macchina riceve una telefonata che farà venire a galla errori del passato. Inizia così una corsa contro il tempo per salvare tutto quello che gli è più caro.

Un film che ha sorpreso, più di qualcuno ha dichiarato che il film avrebbe meritato un passaggio nel Concorso. Tom Hardy recita tutto il film, che si svolge in tempo reale, seduto in auto di notte. Una prova diversa, decisamente meno fisica di quelle estreme a cui Hardy ci ha abituato, dal Bane di Batman a 'Bronson'. Prova superata egregiamente dall'attore che sul ruolo ha dichiarato: "E' un bellissimo ruolo: c’è dramma ma poca azione. Mi ha dato la possibilità di approfondire il personaggio dal punto di vista psicologico e di infondergli integrità e umanità. Recitare in questo film è stato come affrontare un dramma radiofonico: la storia è seguita dal punto di vista del protagonista che però viene definito anche dal suo confronto con gli altri personaggi che si sentono solo come voci. Ho lavorato molto sulla caratterizzazione di Ivan Locke: mi sono fatto crescere la barba e ho addolcito la voce dolce. Mi piace questo personaggio così umile e sobrio. Affrontare ruoli di questo tipo è stimolante: per Locke mi sono preparato con degli amici recitando il copione per una settimana, come si fa in teatro". Il regista Steven Knight ha poi aggiunto: "Il film è tutto basato sulla performance straordinaria di Tom. Il punto centrale del film è descrivere l’importanza e la necessità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Tom ha saputo dare la giusta umanità a un uomo che cerca di essere migliore del proprio padre. Nel film anche cose che possono sembrare banali diventano centrali. Questa era la sfida maggiore: rendere interessanti cose che sembrano normali".

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