martedì 13 febbraio 2018

The Shape of Water - La Forma dell'Acqua - la recensione

Se c'è un autore che sa come fondere reale e fantastico, Storia e magia, in modo che appaiano indissolubili e ugualmente reali, quello è Gullielmo del Toro. Da questo punto di vista, La Forma dell'Acqua, vincitore del leone d'oro a Venezia, di due Golden Globe e candidato a ben tredici premi Oscar, può essere considerato un esempio quasi perfetto della poetica del regista e sceneggiatore messicano.

La Storia, quella con la S maiuscola, è l'America della prima guerra fredda, intrappolata in una incessante ricerca dell'apparire e stretta nella morsa della paura e del pregiudizio. La Magia è rappresentata dalla creatura (il solito fantastico Doug Jones), bellissima e misteriosa, mai realmente approfondita, incredibilmente sensibile e intelligente, fortemente erotica, di cui si innamora Elisa (Sally Hawkins), donna delle pulizie muta che ha con l'acqua un rapporto stretto e simbiotico e che ha nella sua collega Zelda (Octavia Spencer) e nel vicino di casa Giles (Richard Jenkins) i suoi unici amici. E come in ogni fiaba, il cattivo è rappresentato dal governo, nella persona del crudele colonnello Strickland (Michael Shannon), un uomo che è talmente marcio dentro da andare, letteralmente, in cancrena.

Con una delicatezza incredibile, Gullielmo del Toro ci racconta una storia d'amore romantica ma anche piena di sottile erotismo, in cui  l'onnipresente acqua assume un valore simbolico di legame con una natura primordiale, ma anche di purezza. Elisa, così come Zelda o Giles, sono diversi, emarginati, ma puri e innocenti, unici ad avere compassione della creatura e a vederla per quel che è, ovvero un essere straordinario dotato di intelligenza e soprattutto di emozioni.
L'incapacità di comunicare con le parole di Eliza, paradossalmente, la rende l'unica in grado di comunicare davvero con la creatura, di stabilire con lui un legame profondissimo: lei lo vede per ciò che è davvero, ma è anche lui a vederla realmente, senza farsi distrarre dal suo mutismo, senza considerarla diversa ma semplicemente per la donna che è nel profondo.
Del Toro è bravissimo nel dare spessore e credibilità a una storia d'amore che è irreale in ogni sua componente: lo fa con una regia sognante, un po' Amelie, un po' Il Labirinto del Fauno, lo fa con una colonna sonora magnifica, con la fotografia bluastra e piccoli dettagli che sembrano presi direttamente da un sogno, come il lungo corridoio alla cui fine vi sono gli appartamenti di Eliza e Giles, o il cinema proprio al piano di sotto, o ancora con l'uso incessante della pioggia come sottofondo a buona parte delle scene. 

Favola romantica a metà fra sogno a tinte gotiche e dramma storico, La Forma dell'Acqua è pura magia visiva ed emotiva. Si ride, si piange, si esce dal cinema felici. Un film che dopo averlo visto si vorrebbe rivedere ancora e ancora e ancora.

0 commenti:

Posta un commento