martedì 3 settembre 2013

Festival di Venezia - giorno 7

Animazione, fantascienza, scandali e star nella settima giornata del Festival.

La giornata si è aperta con la proiezione di un film molto atteso, 'Space Pirate: Captain Harlock'. Il mitico Capitano riadattato e riletto per una versione in animazione 3D.

A presentarlo, insieme al regista Aramaki Shinji, è arrivato direttamente il creatore del manga, Leiji Matsumoto, che ha dichiarato: "Harlock nasce dalle storie sulla 2a guerra Mondiale di mio padre ma anche dalla voglia di raccontare un pirata. Invece dei sette mari lui naviga nello spazio, mi ha permesso di parlare dei cambiamenti del mondo. E' un uomo alla difesa di un pianeta che è invecchiato più del dovuto e rischia la distruzione perché l'uomo ne ha sfruttato le risorse. Quel teschio sulla bandiera di Harlock, per cui oggi inizia un nuovo viaggio, resta un simbolo di libertà. Per questo ho detto sì a film, è una storia che anche le nuove generazioni devono conoscere".
Il film arriverà nelle sale italiane il 1° gennaio, distribuito da Lucky Red.

In Concorso invece, presentato 'Under The Skin' di Jonathan Glazer. Protagonista Scarlett Johansson.

Tratto da un romanzo di Michel Faber, l'attrice interpreta il ruolo di un'aliena di cui non conosciamo il nome. Lo spettatore la segue mentre, vagando per il nostro pianeta, guarda l'universo e il genere umano. Ci studia, parla pochissimo, cerca qualcosa, cerca uomini da sedurre e poi far sparire in un luogo oscuro e non definito. Prova a sperimentare la passione ma non può andare oltre un bacio perché il suo corpo non glielo permette. Cerca di capire chi è e che forma ha preso arrivando sulla Terra. Scopre il dolore, la paura, l'orrore, lo squallore dell'umanità.

'Under The Skin' è un film decisamente particolare, in cui si assiste al viaggio di un essere misterioso, un film molto visivo, alla ricerca della suggestione delle immagini. Molto divisa la critica, in sala si sono sentiti "buu" (un brutto vizio che i critici italiani non si toglieranno mai) ma anche applausi. Nessun fischio però all'arrivo di Scarlett Johansson, attesissima dai fan e dai fotografi.
"Del libro di Faber mi ha attratto la possibilità di vedere il mondo attraverso gli occhi di un’aliena", ha detto il regista Jonathan Glazer, "pensavo che questo potesse farci capire meglio anche noi stessi. Il nostro pianeta è il pianeta alieno, siamo noi i marziani". Il regista però non si è voluto focalizzare sugli aspetti più filosofici: "Non faccio film a tema, su amore, sesso, vita, morte. Parto da un sentimento, dall’intuizione del personaggio che si trasforma da essere indefinito in una donna". Il film è stato girato in modo particolare, molte delle scene sono state riprese con delle telecamere nascoste all'interno del furgoncino con cui il personaggio di Scarlett Johansson va in giro, la maggior parte degli attori sono non professionisti, presi dalla strada, compreso un ragazzo con una grave malformazione, scena molto difficile da girare che ha richiesto una estrema sensibilità da parte della Johansson. Un modo di girare che ha intrigato molto l'attrice. "E' interessante lavorare in questo modo, faceva venire fuori in modo genuino i dialoghi tra le persone e ciascuno di loro reagiva in modo completamente diverso", ha detto l'attrice in conferenza stampa. "Mi ci sono volute settimane per prepararmi perché è un personaggio che non conosce l'umanità e deve abbandonare qualsiasi giudizio e non ha alcuna intenzione specifica", racconta la Johansson, "Abbiamo dovuto iniziare da una tabula rasa. È una persona che è parte di una entità: è stato difficile trovare una chiave di interpretazione. Non volevamo avesse dei movimenti da alieno ma semplicemente... accesa e spenta".
In chiusura l'attrice ha dichiarato la sua passione per Federico Fellini: "E' sicuramente il mio regista italiano preferito, e il suo film 'La strada' è il mio preferito in assoluto. Tutte le volte che lo vedo mi si spacca il cuore e mi metto a piangere".

Presentato in Concorso anche il nuovo film di Amos Gitai, 'Ana Arabia'.

Fuori Concorso invece il film scandalo del regista coreano Kim Ki-duk, 'Moebius'.

Una storia disturbante sulla famiglia, un uomo tradisce la moglie che una volta scoperto il tradimento decide di evirarlo, non riuscendoci decide di punire il figlio al suo posto. Sconvolto, l'uomo si farà evirare per provare la stessa sofferenza del figlio.

Una storia che non risparmia nessuno, zero parole, gemiti di dolore e piacere, sesso, violenza (provocata e autoinflitta), evirazioni e incesto, anche se solo sognato come spiega il regista in conferenza stampa. Film shock che il regista Kim Ki-duk però racconta in modo molto semplice: "E' semplicemente un film sulla famiglia, sul sesso, sui genitali e sulle dinamiche che li legano".
"Nel mio cinema i dialoghi sono sempre molto limitati, ma stavolta ho tolto la parola anche ai personaggi minori", ha spiegato il regista coreano, Leone d'Oro lo scorso anno con 'Pietà'', "Ho voluto fare un nuovo esperimento su un'idea di cinema che si concentri esclusivamente sulle immagini e rinunci alle parole". In patria il film è stato fortemente censurato e il regista, in un certo senso, ha voluto proprio sfidare la censura: "Parlare apertamente di genitali, in Corea del Sud, è proibito. E' un argomento tabù, e la mia intenzione con questo film era precisamente portare questi temi nel discorso pubblico. Nel mio Paese uscirà tagliato di tre minuti, mentre voi lo avete visto nella versione integrale". Il regista accusa la censura di essere politica e dannosa: "Ora la pellicola è "purificata" ma dopo averlo sforbiciato non era più il film che avevo fatto. La censura viene applicata per motivi politici. Spesso impedisce a giovani talenti di girare per anni, creando un serio danno a tutta l'arte cinematografica. E' un problema che va risolto una volta per tutte". Donne terribili nel film ma Kim Ki-duk non voleva giudicare le donne in generale: "Naturalmente le mie protagoniste non rappresentano tutte le donne, ma è vero che le donne coreane possono reagire molto violentemente al tradimento. E comunque le donne di oggi sono il risultato di ciò che noi uomini abbiamo fatto di loro".
Il regista, assolutamente immune alle critiche e ai commenti (anche negativi) sul film, ha poi concluso: "I miei connazionali mi accusano di essere la vergogna del nostro Paese. Ma i miei film, in realtà, sono il frutto del profondo amore che io provo per la mia terra. Ritengo che sia un dovere non chiudere gli occhi e interrogarmi continuamente sui problemi che la lacerano. Le mie opere esprimono lo stato di salute della società".

Nonostante la violenza e il tema piuttosto difficile, il film uscirà in Italia il 5 settembre.

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