Secondo film italiano in Concorso al Festival, poi Patrice Leconte e l'arrivo delle Femen!
'L'Intrepido' di Gianni Amelio è la seconda pellicola italiana nel Concorso a Venezia. Protagonista Antonio Albanese.
La storia di Antonio Pane (A.Albanese), disoccupato che tutte le mattine si prepara per bene ed esce per andare a sostituire qualcuno, per fare il "rimpiazzo", per tutto il giorno o solo per un paio d'ore, che sia un lavoro da manovale, badante, autista del tram, cameriere, qualsiasi cosa, senza mai darsi per vinto e senza mai perdere la propria dignità.
"Ecco il mio Charlot" ha detto Amelio. Il film in realtà non è stato accolto benissimo dalla stampa, qualche fischio (sempre quel brutto vizio dei "critici" italiani...) e pochi applausi, curioso come il film sia stato contestato e stroncato soprattutto dagli italiani.
Antonio Pane è un personaggio che ha subito conquistato Antonio Albanese: "Non solo mi piace, ma lo invidio, per la sua determinazione velata di tenerezza. Un po' mi appartiene, perché anch'io ho usato le mani, per mantenermi, quando studiavo in accademia, ho fatto mille lavori". "Come Charlot, Antonio è un uomo solo", ha detto Gianni Amelio in conferenza stampa, "che sa uscire sano dalle situazioni più insane, combattendo con l’arma della dignità, della fiducia e dei valori per continuare a camminare a testa alta. A lui e alla sua purezza abbiamo pensato per costruire questo personaggio". Antonio Albanese e Gianni Amelio volevano lavorare insieme da tempo e, dopo questa esperienza, lo faranno ancora. "Metterò ancora a dura prova il suo appetito e lavorerò sul suo fisico", ha detto Amelio, "La bravura per me non ha importanza, voglio che sia bello. Se la faremo, nella nostra prossima pellicola vedrete un Albanese in formissima".
Fuori Concorso è stato invece presentato il film di Patrice Leconte, 'Une Promesse'. Con Rebecca Hall, Alan Rickman e Richard Madden.
Tratto da "Viaggio nel Passato', romanzo di Stefan Zweig, la promessa del titolo è quella che Charlotte (R.Hall), giovane donna, madre e sposata con un anziano industriale (A.Rickman) gravemente malato, fa al giovane di umili origini (R.Madden). Il ragazzo partirà per il Messico per due anni ma lei gli promette che al suo ritorno potranno vivere il loro amore. La guerra li terrà lontani otto anni, periodo in cui cercheranno, tra mille difficoltà, di comunicare solo tramite delle lettere.
Il regista è stato molto fedele al libro di Zweig tranne per il finale, decisamente poco "happy" nel romanzo. "Quello del film non è un happy end, ma un raggio di sole, un pezzo di azzurro in un cielo plumbeo", ha detto Leconte, "C’è qualcosa di folle nel dichiarare il proprio amore con la promessa di viverlo solo successivamente e il film che realizzato è trattenuto, ma mai freddo". Rebecca Hall descrive il suo come "un personaggio guidato da emozioni assolute e molto forti, ma incapace di esprimerle e la sfida è stata mostrarle con primi piani". Richard Madden, il "King of the North" del Trono di Spade, invece si è detto affascinato dai film in costume: "I film che si svolgono nel passato mi danno la possibilità di esplorare altri modi di esprimere le emozioni e diversi aspetti delle relazioni umane". Patrice Leconte fa poi i complimenti al suo cast: "Per la prima volta ho girato non in francese. Ho voluto assolutamente attori inglesi per conservare la sensibilità europea. Lavorare con loro è stato appagante per la precisione della loro recitazione. Abbiamo lavorato sugli sguardi, sui non detti , tutto è stato molto intuitivo e ci siamo comportati come funamboli". Complimenti che il cast ricambia. "Patrice è una persona molto divertente, quando la scena riesce bene molla la macchina da presa e saltella persino per la stanza" ha detto Alan Rickman, e Rebecca Hall aggiunge: "Senti sempre il suo coinvolgimento e il suo entusiasmo durante le riprese".
Infine, per presentare Fuori Concorso il documentario 'Ukraine is not a brothel' ('L'Ucraina non è un Bordello') di Kitty Green, al festival sono arrivate le Femen!
Un viaggio dentro al mondo delle attiviste Femen per conoscere gli ideali, le loro mosse e strategie e i rischi che corrono con le loro proteste.
La regista ha spiegato: "Avevo letto per la prima volta di Femen su un gionale, mentre viaggiavo in Ucraina, il paese natale di mia madre. Mi aveva incuriosito il loro essere "Femministe in Topless". Per un anno ho condiviso un appartamento con cinque attiviste, filmando le loro proteste e i loro arresti, imparando a capire i loro ideali. Ukraine Is Not a Brothel è un viaggio all’interno delle vite segrete di queste splendide donne. E’ un film che parla della brutale forza della cultura patriarcale nell’est Europa". Le leader Inna e Sasha Shevchenko, presenti al Lido, hanno dichiarato: "Noi Femen siamo scappate dall'Ucraina e siamo felici di essere ora in un posto sicuro. E' stato necessario perché la politica e i servizi segreti ucraini ci stavano attaccando molto duramente. Ora il nostro quartier generale è a Parigi ed abbiamo nel mondo altre 10 sedi". Per niente intimorite dai giornalisti, hanno risposto con determinazione a tutte le domande, e a chi gli chiedeva del ruolo di Victor, un uomo, che sembrava essere il fondatore del movimento, hanno risposto in modo deciso: "Victor non fa più parte del movimento da un anno, non ha fondato le Femen, e quando le Femen hanno cominciato ad essere più popolari ha pensato di poter prendersi più spazio, forse perché e' un uomo. Avere a che fare con una persona come lui ci ha fatto capire ancora di più quanto sia necessario combattere il patriarcato. Non siamo più sotto il suo folle potere, ora lavoriamo fra donne".
Le Femen sono arrivate vestite, sorridenti e con il pugno alzato al cielo, e si sono poi spogliate durante il photocall, mostrando scritti sul corpo messaggi come "Naked War" o "I'm Free". Grandissimo rispetto per loro.
mercoledì 4 settembre 2013
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