Lunedì molto ricco al Festival di Cannes.
Presentato, per la sezione Un Certain Regard, 'As I Lay Dying', debutto alla regia di James Franco, film tratto da un romanzo di William Faulkner.
Ambientato agli inizi del '900, è la storia di una famiglia e del loro viaggio per seppellire la madre nella città di Jefferson, in Mississippi.
James Franco, regista, interprete e sceneggiatore del film, ha scelto una storia non semplice da portare sul grande schermo, per farlo ha cercato di adattarsi il più possibile al libro, che presenta 15 narratori diversi in 59 capitoli, e per farlo ha diviso lo schermo in due per dare un doppio punto di vista (split screen). Nella conferenza stampa Franco ha spiegato i motivi per cui ha scelto questo film: "Mentre morivo è uno dei primi romanzi che ho letto senza essere obbligato, al di fuori dalle letture scolastiche. Me lo aveva passato mio padre e mi ricordo di aver passato tutto il weekend a leggerlo, mentre tutti i miei amici facevano festa. Ho pensato che sarebbe stato un film davvero interessante per la sua struttura. Il modo in cui la storia è raccontata è molto complicato, mentre la struttura del romanzo è molto semplice".
Fuori Concorso è arrivato 'Blood Ties', diretto da Guillaume Canet e scritto da James Gray (che sarà in concorso con 'The Immigrant'). Grande cast con Clive Owen, Marion Cotillard, Mila Kunis, Billy Crudup, Zoe Saldana e James Caan.
Remake di un film francese del 2009, 'Les liens du sang' (di cui Canet era protagonista), racconta di un difficile rapporto fra due fratelli, un poliziotto (B.Crudup) e un ex galeotto (C.Owen). Il primo è ossessionato da una donna (Zoe Saldana) mentre il fratello ha una relazione con una ragazza molto più giovane di lui (Mila Kunis). Tutto procede normale finché i mondi opposti dei due fratelli non si incrociano.
Il film non ha avuto un grande successo di critica, molte le stroncature, per questo la conferenza stampa è stata molto leggera, nessuno ha sferrato il colpo contro il regista. Guillaume Canet ha raccontato le difficoltà per lui, francese, di girare negli Stati Uniti, un problema di lingua e di burocrazia. "La cosa più difficile era dover lavorare con un traduttore", ha detto il regista-attore, "Il vero problema sono i tecnici puri, gli operatori, che sono abituati a lavorare su tanti fronti diversi, come i Tv Show, stanno due-tre giorni sul set e poi vanno via, e ci sono anche le regole assurde sui figuranti. Solo l’assistente alla regia può parlare con il figurante, che è veramente assurdo quando stai girando una scena con Clive Owen e dei figuranti e puoi rivolgerti a lui, ma non a loro. E poi c’è questa montagna di autorizzazioni burocratiche che bisogna ottenere per girare da qualsiasi parte a New York ed è roba da diventare matti!". Clive Owen ha spiegato di aver accettato subito la proposta di Canet che gli era stato "raccomandato" da Alfonso Cuaron ai tempi de 'I Figli degli Uomini': "Di lui ti puoi fidare, è un bravo ragazzo e un bravo regista. Quindi, quando lui mi ha sottoposto il copione non ho potuto che accettare". Un po' tesa Marion Cotillard, attrice nel film e compagna di Guillaume Canet, che sul finire della conferenza si è rilassata dopo che un giornalista italiano gli ha fatto i complimenti per la sua pronuncia italiana nel film. "Sapesse che sollievo sentirmi fare questo complimento", ha detto la Cotillard che nel film pronuncia alcune battute in italiano, con tanto di parolacce, "Sono completamente incapace di parlare italiano, ma alla fine Guillaume mi ha convinto del fatto che dava maggiore caratterizzazione al personaggio e così mi sono data veramente da fare, ma è stato così stressante!".
Due film presentati in Concorso, nel primo anche un po' d'Italia. 'Un Chateau en Italie' di Valeria Bruni Tedeschi. Con Valeria Bruni Tedeschi, Xavier Beauvois, Louis Garrel e Filippo Timi.
Una ricca famiglia di industriali italiani si esilia in Francia mentre l'Italia vive gli anni di piombo. Riaffiorano le storie passate tra cui quella del fratello della protagonista, morto di Aids. Una storia non autobiografica ma fortemente ispirata alla famiglia vera di Valeria Bruni Tedeschi.
Presentato anche 'Wara no Tate' di Takashi Miike. Un action thriller movimentato che racconta di un miliardario che mette una taglia sulla testa dell'uomo che ha violentato e ucciso la sua nipotina. Per cercare protezione, l'assassino si presenta spontaneamente alla polizia e quattro poliziotti vengono incaricati di portarlo incolume fino a Tokyo. Il film si pone domande sul senso del dovere, con i poliziotti che si ritrovano a difendere una persona colpevole da chi vorrebbe giustizia. Qualche mugugno in sala dopo la proiezione stampa per un film che somiglia molto agli action thriller americani.
Frra
lunedì 20 maggio 2013
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