mercoledì 27 settembre 2023

El Conde - recensione

Dopo aver raccontato Jackie Kennedy e Lady D, Pablo Larrain torna in patria con El Conde, una storia surreale che vede protagonista il dittatore Pinochet... ma vampiro.

Una figura in divisa militare vola nei cieli di Santiago del Cile in cerca di cuori e sangue per potersi nutrire. Questa figura che semina paura e morte indossa una divisa ben riconoscibile, quella del generale Augusto Pinochet.
La storia del film parte da lontano, addirittura nella Francia del '700, con il soldato francese Claude Pinoche, un vampiro, che attraversa i secoli fino ad arrivare in Cile, dove negli anni '70, diventato il generale Augusto Pinochet, fece un colpo di stato per rovesciare il governo socialista di Allende e imporre un regime autoritario e dittatoriale, fatto di svariate violazioni dei diritti umani, tra cui torture e omicidi. Ma nel 2006, "il Conte", come lo chiama la famiglia, non ha più voglia di vivere e decide di inscenare la sua morte per ritirarsi in una fattoria isolata, assistito dalla moglie e dal fedele (vampiro) maggiordomo Fëdor, essere subdolo e dal passato macchiato di sangue.
I figli, preoccupati esclusivamente per l'eredità, chiedono alla chiesa di occuparsi del padre e "aiutarlo" a morire. Una giovane suora viene mandata alla fattoria con un preciso compito: esorcizzare Pinochet, estirpare il male dentro di lui e cercare di salvare quel che resta della sua anima... sempre che ci sia anima da salvare e non sia lui stesso il Male.

Gli anni della dittatura di Pinochet sono una ferita ancora aperta per il popolo cileno e per raccontare il mostro che ha insanguinato il Cile, senza mai pagare per quanto fatto, Pablo Larrain lo ha davvero trasformato in un mostro, un vampiro. Pinochet nel film è un anziano stanco e senza rimorso, consapevole del suo passato e delle sue azioni ma infastidito solo dal fatto di passare alla storia come un ladro (e lo è stato). Intorno a lui si muove una famiglia di ipocriti, che non spicca per intelligenza, preoccupata solo di recuperare i soldi nascosti nelle varie banche nel mondo. Un ritratto spietato e grottesco di una famiglia senza cuore, con Pinochet che materialmente va a caccia dei cuori e del sangue dei cileni per mangiarli e restare in vita. Un'allegoria che non ha certo bisogno di spiegazioni.

El Conde è difficile da inquadrare in un genere. Girato in un bianco e nero vecchio stile, è un film surreale, ironico, molto politico, ma di fatto una storia di vampiri messa in scena come un B movie horror e una commedia grottesca, capace però di regalare anche momenti visivamente poetici, come la danza della giovane suora nell'aria, supportata dalla bella regia di Larrain.

Non è un film adatto a tutti i palati, alla fine risulta un po' freddo e con un ritmo non proprio incalzante, ma il regista merita davvero i complimenti per aver pensato una storia così assurda e surreale, e allo stesso tempo estremamente politica, una perfetta allegoria del Male che dura nel tempo, che sia Pinochet o altri nomi di politici e dittatori a noi più vicini.

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