giovedì 2 dicembre 2021

Il Potere del Cane - la recensione

Presentato al Festival di Venezia 2021, dove ha vinto il premio per la migliore regia, Il Potere del Cane segna il ritorno della regista Jane Campion a tredici anni dal suo ultimo film.

Ambientato nel ruvido Montana a metà degli anni '20, la storia vede al centro la coppia di fratelli Burbank che gestisce il ranch di famiglia. Phil (Cumberbatch) incarna il vero cowboy, rude, sporco, spigoloso, aggressivo e deciso, suo fratello George (Plemons) invece è di natura più mite, empatico, accomodante, e desideroso di entrare in società. Quando George sposerà la vedova Rose e si trasferiranno insieme nel ranch, portando poi anche Peter, il timido figlio di lei, Phil mostrerà tutto il suo disprezzo verso la donna cercando di schiacciarla psicologicamente.

Tratto da un libro di Thomas Savage del 1967, il film è un western popolato da personaggi a due facce, una visibile, l'altra nascosta, segreta, che verrà fuori davanti agli eventi della storia. Rose sarà incapace di sopportare la pressione, George mostrerà la sua debolezza nei confronti del fratello, il giovane e timido Peter dimostrerà di essere meno ingenuo di quanto sembra, e poi c'è Phil, figura assolutamente centrale nella storia, un uomo difficile, un "macho" che idolatra il cowboy che gli ha insegnato tutto, Bronco Henri, e che detesta tutto quello che non può avere, corroso dall'invidia e dal suo senso di superiorità, ma anche lui nasconde qualcosa che, se scoperto, andrebbe a rovinare l'immagine di duro in cui si è rintanato.
Diviso in capitoli che vedono ogni volta protagonista uno dei personaggi principali, la storia scorre bene, è abbastanza essenziale, non rivela troppo di quello che vuole dire lasciando allo spettatore il compito di capire chi è chi e quale segreto nasconde. La regia di Jane Campion è pulita, elegante, sfrutta gli ampi spazi aperti (della Nuova Zelanda "usata" come Montana) creando la giusta atmosfera western, ma forse è fin troppo pulita, la regista non riesce a "sporcarla" nemmeno quando inserisce immagini esplicite, come la castrazione di un vitello. L'unico vero problema del film alla fine sembra essere proprio una mancanza di ruvidezza, di spigoli, di fratture, in una storia che vede al centro proprio la ruvidità e l'ostilità di Phil. Una mancanza che forse priva la storia di quello "shock" finale che avrebbe dato una forte scossa al film.

Ottimo il cast. Benedict Cumberbatch riempie ogni scena in cui è presente, porta tensione anche soltanto passando sullo sfondo, è una presenza pressante, inquietante, nel suo sguardo si può leggere tutto il disprezzo e l'invidia del suo personaggio. Un'interpretazione davvero di alto livello per cui meriterebbe sicuramente una nomination agli Oscar. E a meritare considerazione per la stagione dei premi è anche Kirsten Dunst, l'attrice riesce a trasmettere tutta la fragilità e il disagio della sua Rose, una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Molto bene anche Jesse Plemons e Kodi Smit-McPhee.

Il Potere del Cane è un ottimo film, diretto e recitato molto bene, peccato per quelle mancanze che gli avrebbero permesso di essere un grande film.

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