martedì 1 giugno 2021

Crudelia - la recensione

Crudelia è un film straniante. Se da una parte troviamo un buon prodotto per famiglie ben confezionato e ben eseguito, dall’altra qualcuno potrebbe lamentarsi del fatto che quella sullo schermo non è, sotto quasi tutti i punti di vista, la Crudelia de Mon che tutti noi conosciamo.

Emma Stone interpreta in maniera esemplare e senza sbavature la protagonista di questo nuovo adattamento live-action Disney dedicato alle origini dell’iconica villain di La Carica del 101, ben diretta e “coreografata” dalla semplice ma elegante regia di Craig Gillespie (Tonya).
L’opera scricchiola un po’ se poniamo l’attenzione sul ritmo narrativo: sequenze a volte leggermente sfilacciate e un po’ prolisse, ma niente che intacchi pesantemente l’esperienza cinematografica. Giusto poi menzionare il lato tecnico ed estetico che contraddistingue il progetto. Dai costumi alla fotografia, Crudelia brilla e incanta. Un film sotto quasi tutti gli aspetti gradevole e in fin dei conti appassionante. Ma Crudelia è Crudelia? In effetti no. Non vi è traccia della Crudelia malvagia, fumatrice incallita, ossessionata dalle pellicce e senza scrupoli che l’immaginario Disney aveva presentato nel film animato del 1961 e più di recente nel live-action con una magnifica Glenn Glose datato 1996.
La Crudelia di Emma Stone ha un’evidente vena di follia scaturita dalla voglia di vendetta che accantona tutte le caratteristiche della controparte animata sopracitate. Una follia forse più strategica, meno caotica, una follia al servizio della moda e dell’estro creativo, e senza dubbio edulcorata per il pubblico moderno che tuttavia può legittimamente storcere il naso per questa “nuova” Crudelia De Mon.
Cosa rimane di Crudelia in Crudelia?

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