venerdì 27 aprile 2018

Avengers: Infinity War - la recensione

Era il 2008 quando nelle sale usciva Iron Man
Altri tempi, in cui i film sui supereroi avevano oscillato fra capolavori d'autore e risultati a dir poco deludenti. Qualcosa però stava per cambiare e proprio con Iron Man, perché non solo ha segnato la rinascita di un attore, Robert Downey Jr., che è diventato una super star mondiale, ma ha anche dato vita a un genere a sé stante, quello dei Cinecomic, e un universo Marvel incredibilmente coeso e coerente dove, come in una enorme serie tv cinematografica, ogni film era il tassello da aggiungere a un quadro molto più grande.
Ora, dieci anni e diciotto film dopo, con un successo di milioni di dollari, serie tv e quant'altro, l'uscita nelle sale di Infinity War non è solo il compimento della Fase 3 Marvel, ma la somma di dieci anni di lavoro e un evento cinematografico di portata storica.


Con un tale carico di aspettative (anche econimiche, poichè è costato 300 milioni di dollari e il suo predecessore, Black Panther, ne ha incassati più di 600 solo negli USA) c'era il reale pericolo che si rivelasse la più sonora delusione di sempre.
Ma i fratelli Russo, registi e sceneggiatori, lo sapevano benissimo e non hanno sbagliato praticamente nulla, anzi, questo terzo film degli Avengers è ancora più sorprendente di quanto ci si potesse aspettare.
Non solo i team-up fra i tantissimi personaggi funzionano alla grande (con i Guardiani della Galassia sempre un gradino sopra tutti gli altri), ma soprattutto un cattivo straordinario che rende grande il film.
Uno dei difetti dei film Marvel sono sempre stati i cattivi, ed escludendo Loki (ormai vero e proprio personaggio antieroe) solo ultimamente si era riusciti a creare qualcosa di interessante, soprattutto con Black Panther e, in misura minore, con Spider-Man. Questo, invece, è senza dubbio il film di Thanos, vero protagonista, sfaccettato e profondo, seppur cattivissimo, interpretato magistralmente da Josh Brolin e reso benissimo da un gran lavoro di CGI. Thanos giganteggia (letteralmente) per tutte le quasi due ore e mezza di pellicola, è tormentato, soffre, ha una morale distorta che lui considera sopra ogni altra cosa, si vede super eroe incompreso dell'Universo e lo spettatore ne è catturato quasi in maniera ipnotica. Ma, lo ripetiamo ancora, è cattivissimo, violento e brutale tanto da essere spaventoso.


Nonostante sia probabilmente il personaggio ad avere più screentime di tutti, non toglie affatto scena agli eroi che tutti aspettavano e ognuno di loro (e sono davvero tantissimi) ha il proprio spazio, il proprio stile e le caratteristiche che lo hanno reso ormai familiare allo spettatore dopo dieci anni.
Si ride moltissimo, si piange moltissimo, ci si esalta moltissimo, ci si spaventa anche moltissimo, un film di puro, godurioso intrattenimento, probabilmente il più grande blockbuster di sempre ed è innegabile che esisterà un prima e un dopo Infinity War, non solo nel Marvel Cinematic Universe, come è ovvio (nell'attesa del prossimo Ant-Man, di Capitan Marvel e soprattutto di Avengers 4), ma nell'intera industria cinematografica di intrattenimento.

Non era affatto facile, ma la Marvel non ha deluso e ha fatto il film perfetto, non solo quello che tutti volevano e aspettavano, ma andando oltre. Se ne parlerà per mesi, forse anni, sicuramente all'uscita dalla sala (e mi raccomando, rimanete fino alla fine dei titoli di coda!) ci si pensa e ripensa per ore o addirittura giorni.

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