martedì 5 settembre 2017

Venezia 74 - giorno 7

Il settimo giorno sul festival si abbatte il ciclone Darren Aronofsky con il suo controverso film Madre!.

Il film racconta di una coppia che si trasferisce in una isolata casa di campagna. Lui (J.Bardem) è uno scrittore a corto di idee, lei (J.Lawrence) è molto più giovane di lui e si è dedicata anima e corpo alla ristrutturazione e alla sistemazione della casa che era andata distrutta a causa di un incendio. Una sera si presenta alla porta un medico (E.Harris) in cerca di alloggio. L'uomo, "lui", gli offre subito ospitalità andando contro il parere della moglie. Poi alla porta si presenta anche la moglie del medico. La presenza di questi ospiti sconosciuti fa piombare la donna in una spirale di paranoia e dà il via a una serie di eventi disastrosi e apocalittici.

Un film complicato, estremo, disturbante, duro, Mother! un film di difficile collocazione: è dramma, thriller metafisico e onirico, con sfumature bibliche, è anche un horror demoniaco e cannibalesco, ma con un messaggio ambientalista all'interno. Sicuramente Madre! è un film di grande impatto anche se quello che ha avuto sulla sala stampa non è stato molto positivo. Alla fine della proiezione gli applausi sono stati pochi, ci sono stati soprattutto fischi e addirittura qualche contestazione, con tanto di "buu" (da parte di gente maleducata). In realtà le recensioni del film non sono state tutte negative, la critica si è divisa in modo piuttosto netto, tra chi l'ha davvero detestato e chi invece l'ha accolto in modo positivo (più all'estero che in Italia).
Darren Aronofsky ci aveva visto lungo, nei giorni scorsi aveva avvertito sugli effetti che il suo film avrebbe potuto provocare ("dopo molte persone non vorranno più guardarmi in faccia"), e infatti il regista non si è minimamente scomposto di fronte ai fischi. "Leggo i giornali e cerco di capire. Poi stasera è luna piena e questo film è il mio urlo alla luna. Vederlo è come andare sulle montagne russe, se non siete pronti, lasciate perdere", ha risposto tranquillamente Aronofsky.

Ma come è nata l'idea di un film del genere, Darren Aronofsky ha raccontato che è nata dopo un viaggio nell'Antartico e l'incontro con una scrittrice nativa, e a causa di un "sogno febbricitante". "Ci ho messo degli anni per realizzare tutti i film che ho fatto, per 'Il Cigno Nero' ce ne ho messi addirittura dieci", ha raccontato il regista, "mentre questo film è uscito fuori di me in cinque giorni. La storia è stata il frutto di un sogno febbricitante pensando al nostro pianeta come a una casa che stiamo distruggendo. Questo è un film nato dalla rabbia di vedere cosa succede all'unica casa che abbiamo e non poter far nulla". Il messaggio ambientalista (tema ricorrente in questo festival) è quindi al centro del film, nascosto sotto strati di generi diversi. "Tutto il film è una metafora e la casa per tutti noi è come un regno inviolabile, anche se poi siamo tutti pronti a violare le casa altrui", ha dichiarato il regista, "Non sono in grado di dire con esattezza dove affondino le radici di questa storia. Però non è un caso che all'inizio del film ci sia la citazione del numero 6, che simboleggia il sesto giorno della Bibbia".
Non solo ambiente però, il film è anche una lotta tra uomo e donna. "Questo film si presta a molte letture e Darren mi ha invitato a scegliere quella che preferivo", ha dichiarato Javier Bardem che nel film interpreta "lui".

Protagonista è Jennifer Lawrence, in un ruolo senza nome (ma è lei la "madre" del titolo) e molto difficile. "Per me stato un ruolo completamente diverso da quelli che ho fatto in passato", ha dichiarato l'attrice, "mi ha tirato fuori qualcosa che non conoscevo di me. Ci sono voluti tre mesi di prove per metterlo a punto. E' stato difficile, come attore cerchi di trovare l'essenza del tuo personaggio, ma è stato bello". Ruolo oscuro e diverso dal solito anche per Michelle Pfeiffer, che sul suo personaggio ha dichiarato: "Io sono un'altra versione della 'madre' ma con più esperienza e cerco di svegliare la giovane padrona di casa, di farle capire che c'e qualcosa che non va nel suo paradiso. Quando ho letto la sceneggiatura mi sono un po' spaventata all'idea di interpretare questo ruolo. Ma sono una grande fan di Darren, desideravo veramente lavorare con lui, e lavorare con questi attori è stata un'opportunità incredibile". Grandi complimenti da parte di Michelle Pfeiffer verso la sua giovane collega Jennifer Lawrence: "Ho adorato lavorare con Jennifer. Prima di tutto è divertentissima, intelligente, simpatica, e ha anche un talento incredibile. Ha una grande disinvoltura con il suo lavoro, che ammiro molto. Vorrei averla anche io!".

Il film sarà nelle sale dal 28 settembre.
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Al festival è arrivato anche il grande Jim Carrey, per presentare (Fuori Concorso) il documentario Jim & Andy: the Great Beyond – the story of Jim Carrey & Andy Kaufman with a very special, contractually obligated mention of Tony Clifton, che racconta il backstage del film Man on the Moon.

Era il 1999 quando Jim Carrey, stella comica indiscussa, regalava al mondo una delle sue interpretazioni più riuscite e commoventi (e anche sottovalutate) della sua carriera, quella del comico Andy Kaufman e del suo alter ego Tony Clifton nel film di Milos Forman Man on the Moon. Durante la lavorazione di quel film è stato proprio Jim Carrey (perennemente in parte anche a telecamere spente) a voler riprendere il backstage, ed è stato sempre lui oggi a raccogliere quel materiale e farne un documentario, che è stato diretto da Chris Smith.

Un Jim Carrey molto sincero quello visto durante la conferenza stampa, ma che comunque non ha mancato di fare qualche battuta delle sue (come quando si è sfilato le cuffie ha detto che l'interprete gli aveva dato dello stronzo). Poi Carrey ha iniziato a raccontare della lavorazione di Man on the Moon e di come sia sia totalmente annullato nel personaggio di Andy Kaufman e del suo alter ego aggressivo e volgare Tony Clifton. "Il vero artefice di questo documentario è Andy", ha raccontato l'attore, "Il suo impegno e il suo lavoro sono ciò che ha reso possibile il mio annullamento, la scomparsa totale di Jim da quel set. In fondo, non esistiamo né io né Andy. Entrambi interpretiamo dei personaggi e io ho sempre avuto l'impressione che qualcuno stia interpretando me da quando sono nato. Certo, quella di Man on the Moon è stata un'esperienza particolarmente intensa, quasi psicotica. Ricordo che una volta dovevo parlare con Ron Howard per discutere alcuni dettagli del copione de Il Grinch, che avrei girato dopo, e Ron al telefono non ha parlato con me, ma ha sempre parlato con Andy. Quindi possiamo dire che Andy Kaufman ha gettato la sua influenza anche sul Grinch".

"Chris [Smith] è stato bravissimo", ha detto Jim Carrey, "non solo a fare una sorta di retrospettiva su Andy ma anche a mostrare l’effetto che questa ha avuto su di me e l’influenza che ha avuto sulla mia identità. Soprattutto è stato bravo a non vedermi solo come un personaggio o come uno che fa le smorfie... non mi ha mai visto solo come The Mask".

Un ultimo pensiero Jim Carrey l'ha avuto per uno dei suoi idoli, quello a cui deve di più, Jerry Lewis, la cui morte ha colpito molto l'attore. "Jerry Lewis era un genio e ci ha dato tutto", ha dichiarato l'attore, "Io sono sempre colpito da tutti i comici ma non solo da loro. Marlon Brando ad esempio era un grande comico. Questo perché i veri artisti hanno tutto dentro di loro".

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