giovedì 22 maggio 2014

Festival di Cannes 2014 - giorno 8

Ottavo giorno, il festival ha trovato la sua Palma d'Oro?

Tanti applausi e critica entusiasta per 'Mommy', il nuovo film di Xavier Dolan.
Dolan è una "anomalia" o una bella realtà del cinema mondiale, un inizio da attore, poi regista e ad appena 25 anni ha già cinque film diretti, scritti e montati sul suo personale curriculum (una cosa quasi fantascientifica in Italia).

'Mommy' racconta la storia di Steve (Antoine Olivier Pilon, autore di una straordinaria performance), un adolescente che soffre di deficit di attenzione e iperattività a cui, alla morte del padre, si aggiungono anche degli sfoghi violenti. Una condizione familiare in precario equilibrio, una madre travolta dalla condizione del figlio e una vicina di casa che diventerà una seconda mamma per Steve.

Xavier Dolan è un regista coraggioso e pieno di idee, in 'Mommy' non ha fatto tutto ma quasi: sceneggiatore, produttore, regista, montatore, costumista e redattore della cartella stampa. Particolare l'idea di girare il film in formato 1:1 e in francese québecois, una lingua praticamente incomprensibile, tanto che il film è stato sottotitolato. "Una scelta e un privilegio è una lingua che mi appartiene", ha spiegato Dolan in conferenza stampa, e sulla scelta del formato, "mi permetteva di valorizzare di più i personaggi nell'inquadratura, rendeva imprigionato lo sguardo dello spettatore e perché la restrizione mi permetteva di giocare con il linguaggio filmico nei momenti di gioia dei personaggi", momenti in cui il formato cambia in 16:9. Sul suo essere un "tuttofare", Dolan ha dichiarato: "È solo una questione di energia, è una necessità, è il mio modo di esprimermi: quando ho voglia di fare una cosa e penso di esserne in grado voglio farla pienamente. È come una droga, evidentemente io ho un ritmo di consumazione più alto". Al centro del film c'è la figura materna, un tema che stava molto a cuore al regista: "Trovo che sia un territorio ricco e ispiratore, mi piace che le madri e le donne abbiano ruoli forti. Io ho visto mia madre battersi per certe cose e abdicare su altre, fare un film sulle madri per me è come dar loro la possibilità di una rivincita", ha dichiarato.
Xavier Dolan è un personaggio anomalo, un fenomeno, ma non è un regista indipendente "integralista", ha infatti confessa che la sua ispirazione deriva da quello che forse è il blockbuster per eccellenza: Titanic. "Faccio l'attore dall'età di quattro anni, ho osservato tanti registi e visto tanti film", ha dichiarato il regista, "Anche se forse non è quello che vi aspettate, 'Titanic' è stato il mio più grande film ispiratore: mi ha affascinato per le regole di costruzione cinematografiche e perché mi ha dato il coraggio di lanciarmi in idee folli e ambiziose". Prossimo film? "Un film in inglese, ne ho scritto uno da tempo e lo sto proponendo ai produttori, aspetto una risposta. Intanto in autunno torno a scuola: ho voglia di una vita più normale", ha concluso Dolan. Intanto, prima di tornare a scuola, il suo film potrebbe prendersi qualche premio a Cannes, magari proprio la Palma d'Oro?

Altro film in Concorso, altri applausi, stavolta per un "vecchio" come Ken Loach e il suo film musicale 'Jimmy's Hall'.

Il film racconta di un giovane, realmente esistito, che fra gli anni '20 e '30 diventò un leader sindacale e politico che cercò di tenere unita la comunità grazie al ballo e al jazz.

'Jimmy's Hall' sarà l'ultimo film di Ken Loach? "Quando l’ho detto ero molto sotto pressione e mi trovavo davanti una montagna di lavoro", ha detto il regista che tempo fa ha annunciato di voler smettere con i film per dedicarsi ai documentari, "Pensavo: non ce la farò mai! Alla fine invece ce l’ho fatta, in qualche modo ci si arriva. Vedremo, è difficile pensare di smettere del tutto. Magari una piccola produzione potrei anche considerarla". Nel 2006 la Palma d'Oro con il film 'Il Vento che Accarezza l'Erba', che può essere considerato quasi un prequel di 'Jimmy's Hall'. "Perché no. Lì parlavo della guerra civile, di indipendenza, un momento importante della storia dell’Irlanda", ha detto Loach, "Qui esaminiamo un momento storico in cui c’è speranza, si vede un movimento in favore dei poveri e ancora si sperava che le cose migliorassero. In questo caso ci concentriamo su un villaggio, quindi un microcosmo, che serve però da lente di ingrandimento per arrivare a parlare di quello che accadeva nel paese". Per finire il film Loach ha dovuto fare un appello per mancanza di pellicola 35 mm, visto che ormai si gira soprattutto in digitale, e l'aiuto è arrivato addirittura dalla Pixar. "Ci siamo trovati in difficoltà perché pur avendo finito di girare il film ci mancava il nastro numerato che serve per coordinare il suono con l’immagine. E’ indispensabile", ha raccontato Loach, "Abbiamo chiesto aiuto e ce lo ha dato Steve Bloom, editor della Pixar, che ha trovato questo materiale ormai rarissimo, che ne aveva da parte in magazzino. Se avessimo dovuto convincere qualcuno a farlo da zero, sarebbe costato tantissimo. I giovani amano la tecnologia tradizionale. Personalmente il fatto che stia sparendo mi fa paura, quello che spero è che possa coesistere al fianco del digitale. Bisognerebbe lanciare qualche appello a proposito".


Nella sezione Un Certain Regard invece, è stato presentato il secondo film italiano del festival, 'Incompresa', diretto da Asia Argento. Nel cast Charlotte Gainsbourg, Gabriel Garko e la giovane Giulia Salerno. Un film che ha diviso la critica ma che ha raccolto anche pareri positivi.

Protagonista del film è la giovane Aria, 9 anni, sbattuta a destra e sinistra dai genitori divorziati e indifferenti nei confronti della figlia. La madre di Aria è una pianista di scarso successo che cambia uomo di continuo, il padre è un attore famoso, molto superstizioso, che ha con la figlia un rapporto quasi incestuoso. Ha tre sorelle maggiori, tutte più amate di lei e anche la sua migliore amica finisce per tradirla. Il suo unico vero amico è un gatto nero che Aria si porta sempre dietro quando vaga per la città per spostarsi da una casa all'altra.

L'esordio di Asia Argento in conferenza stampa è stato molto spontaneo, non ha aspettato che le facessero la domanda, sapeva già che glielo avrebbero chiesto, così ha messo le mani avanti e chiuso subito il discorso: il film non è un'autobiografia. "Facciamo una cosa diversa", ha esordito Asia Argento, "saltiamo la domanda se il film è autobiografico, se avessi voluto parlare di me avrei fatto un documentario. La mia infanzia non è poi così interessante. Non è un’autobiografia e non è un’autoanalisi, anche se sicuramente è un film personale". "'Incompresa' è un romanzo di formazione al contrario", ha spiegato Asia Argento, che come promesso si è presentata a Cannes con un look molto comodo sfoggiando il suo nuovo tatuaggio, "in cui sono soprattutto gli adulti che hanno bisogno di essere formati, o forse deformati, destrutturati. È dalla loro corazza di adulti che dovrebbero liberarsi e tornare a essere bambini, qualche volta". Un film raccontato dal punto di vista della giovane protagonista, una brava Giulia Salerno. "Quello che mi interessa è il punto di vista dei bambini, è a loro che il film è dedicato", ha detto Asia, "Il loro giudizio mi interessa molto più di quello dei critici. Intanto mia figlia, dopo aver letto la sceneggiatura, ha voluto assolutamente essere nel film. Lo dedico ai ragazzi e al bambino nascosto dietro a ogni adulto [...] credo che in Italia i film sui ragazzi siano sempre fatti guardando i bambini dall'alto: raramente i grandi si mettono in ginocchio per parlare con loro". La madre nel film ha il volto di Charlotte Gainsbourg, un'amica ma soprattutto un'attrice con cui Asia Argento ha sempre voluto lavorare: "È un’artista e una donna straordinaria. Già in un intervista del 2000, ai tempi del mio primo film, quando mi chiesero “se mai un giorno non reciterai nei tuoi film con chi ti piacerebbe lavorare” dissi Charlotte Gaisbourg. E non ci conoscevamo ancora".
Una Asia Argento sempre più regista e meno attrice. "Il mestiere dell’attore richiede sempre un certo ego, che in questo momento vorrei provare a limitare. Trovo che spiritualmente non mi faccia bene, perciò evito", ha detto onestamente Asia, "Ho fatto l'attrice per trent'anni, ho imparato tante cose ma ora non mi interessa più. Grazie al lavoro con tanti registi ho imparato a fare il cinema, ma è soprattutto dai macchinisti, dai direttori della fotografia che ho capito qualcosa della messa in scena. Oggi preferisco stare dietro la macchina da presa del tutto, l'esperienza di dirigermi da sola non la voglio fare più".

0 commenti:

Posta un commento