martedì 30 novembre 2021

Tick, Tick... Boom! - la recensione

Sono i primi anni 90 e Jonathan Larson è impegnato con il workshop newyorkese del suo musical, una space opera rock che sta scrivendo da otto anni e che spera sia il biglietto d'ingresso nel mondo di Broadway. Tutti i suoi idoli avevano raggiunto il successo prima dei trent'anni e per Jonathan l'orologio corre... tick, tick, tick... manca una sola settimana al suo trentesimo compleanno.


L'esordio alla regia cinematografica di Lin-Manuel Miranda non poteva che essere questo, l'adattamento della piece teatrale autobiografica scritta e interpretata dal geniale autore di Rent, che qui ha le sembianze e la voce di un Andrew Garfield in odore di premi. 

Andando avanti e indietro tra il palcoscenico, dove Larson racconta al suo pubblico della folle settimana che lo avrebbe portato a compiere quei fatidici trent'anni, e i flashback in cui lo vediamo scrivere un musical che non vedrà mai la luce ma che sarà in un certo senso davvero la sua rampa di lancio, Lin-Manuel Miranda dirige una vera e propria lettera d'amore sia all'autore, che è stato di così vitale importanza nel musical moderno, sia all'intero mondo del Teatro e in particolare del musical, capace di descrivere la realtà trasportandoti fuori del mondo reale, attraverso la musica, ma sempre parlando di temi molto veri.

E infatti assistiamo alla vita fallita (forse) di Larson che si sente già troppo vecchio rispetto al successo, che sente di aver perso ormai quel passaggio e di non poter recuperare. L'idea che i trenta siano gli anni in cui arrivare all'apice, è molto americana e poco italiana, così come la conseguente sensazione di fallimento che accompagna la consapevolezza che a volte la vita può andare diversamente, ma che la perseveranza ci farà raggiungere i nostri obiettivi. Una sensazione che molti hanno provato, anche in una società tanto diversa da quella americana come la nostra, dove l'età e la giovinezza hanno tutta un'altra concezione.


Allora perché Tick, Tick...Boom! risulta ugualmente tanto emozionante? Un po' perché se si conosce la triste storia di Jonathan Larson è impossibile non essere toccati dalla crudele ironia della vita e della morte, ma soprattutto perché tanto i personaggi quanto lo sfondo su cui si muovono, riescono ad avvincere lo spettatore e trasportarlo dentro la storia.

E poi, naturalmente, ci sono le musiche, che sono splendide e che è impossibile non amare durante e dopo la visione, confermando ancora una volta che Lin-Manuel Miranda è uno dei grandi del musical contemporaneo.

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