mercoledì 17 novembre 2021

The Harder They Fall - la recensione

 Disponibile su Netflix il western The Harder They Fall, con un cast "all black".

Nat Love (Jonathan Majors) è un fuorilegge che ruba ai fuorilegge ma ha una missione personale che riguarda la sua infanzia: uccidere chi ha ucciso i suoi genitori. Quando ormai è convinto di averli trovati tutti, viene a sapere che il responsabile principale, l'uomo che ha premuto il grilletto, Rufus Buck (Idris Elba), sta per essere rilasciato dal carcere per riunirsi alla sua banda e riprendersi la città che ha fondato. Per Nat Love è il momento della vendetta ma vendicarsi non è affatto facile.

The Harder the Fall è un film western che parla di vendetta ma il film stesso, in un certo senso, è una vendetta, e lo dice fin dalla prima immagine, con la scritta: "Anche se gli eventi di questa storia sono di fantasia... Queste. Persone. Sono esistite". Il senso del film è racchiuso in questa frase, riprendersi il posto in un genere che non li ha mai visti protagonisti e che in passato, nei western classici, dei tempi di John Wayne, li ha proprio esclusi. Si tratta di revisionismo storico? In parte sì ma il personaggio principale della storia, Nat Love, è davvero esistito, è stato uno schiavo, poi un cowboy, ed è considerato un vero eroe del Vecchio West.

Il film, diretto dal produttore musicale Jeymes Samuel, qui al suo debutto come regista, ci porta in una specie di "mondo parallelo" in cui il Vecchio West è popolato solo da afroamericani, con i bianchi che hanno le loro città (tutte bianche, senza colori), sono molto distanti dal mondo vissuto dai protagonisti della storia e hanno ruoli marginali, quasi sempre da idioti, razzisti o persone timorose.
Fin dalle prime scene, è evidente che il regista ha deciso di puntare tutto sullo stile, i personaggi sono "cool" in tutto, modo di vestire, di muoversi, di parlare, e sono così per tutta la durata del film, in qualsiasi situazione, una scelta un po' impostata, quasi fumettistica, che però funziona. Anche la regia è molto legata allo stile ed è evidente, il tentativo di Samuel di rifarsi ai grandi registi dei western, Sergio Leone e Sam Peckinpah, e al più recente Quentin Tarantino di Django Unchained. Da un punto di vista stilistico, il risultato non è male, ci sono buone trovate visive, ritmo, il problema è che a lungo andare si ha la sensazione che più che omaggiare, Samuel abbia proprio cercato di copiare, in particolare Tarantino, cosa che si nota anche nei dialoghi. Il regista e lo sceneggiatore Boaz Yakin, hanno provato a rifare dei dialoghi "alla Tarantino", riuscendo a dismotrare solo che i dialoghi alla Tarantino li può fare solo Tarantino, ma questo fa venire fuori il vero punto debole del film: la sceneggiatura. La storia di base è buona, il film parte con il bel pretesto della vendetta, che nel western ci sta sempre bene, ma andando avanti questo si perde per piegare verso un sentimentalismo di cui non si sentiva il bisogno, per poi cercare di riprendere il tema vendetta sul finale ma senza affondare, anzi cercando di spiazzare lo spettatore con una rivelazione troppo debole e troppo facile. A farne le spese sono i personaggi principali, non si riesce ad empatizzare fino in fondo con Nat Love e le sue motivazioni, non basta una breve scena iniziale per far capire la sua voglia di vendetta, e anche il villain, il cattivissimo Rufus Buck, se ne parla come un diavolo ma nella storia si vede talmente poco che non si riesce a percepirlo come un nemico da temere.

Il cast fa il suo con quello che ha, bravo Jonathan Majors, Idris Elba fa quello che può con il poco spazio che ha, avrebbe meritato un personaggio con più scene e più spessore, Delroy Lindo fa sempre la sua bella figura, ma a spiccare più di tutti è sicuramente Regina King, l'attrice riempie sempre la scena, basta uno sguardo e cattura l'attenzione, ha il personaggio migliore del film ma è lei a renderlo migliore.

The Harder They Fall sembra un fumetto western, con scenografie stilizzate, costumi "cool", le pistole d'oro, ha la forma, gli attori giusti, una bella colonna sonora che spazia dall'hip-hop al reggae, purtroppo gli manca la sostanza. Forse il regista avrebbe dovuto pensare un po' meno allo stile e più alla sceneggiatura.

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