Animali Fantastici - I Crimini di Grindelwald
La pellicola si apre con una sequenza incalzante, come un colpo di frusta: Grindelwald (Johnny Depp, nuovamente alle prese con delle lenti a contatto molto inquietanti) deve rispondere dei suoi crimini commessi in Europa... Quali? Non è ancora dato saperlo, e viene caricato su di una carrozza per essere estradato dal MACUSA. Riesce magicamente (in tutti i sensi) ad evadere e, dopo una rocambolesca fuga, a rifugiarsi a Parigi.
Tre mesi dopo, a Londra, un sentimentalmente confuso Newt Scamander (Eddie Redmayne), viene incaricato da Albus Silente (per la prima volta portato in vita da Jude Law) di compiere una missione: trovare il fuggitivo per sconfiggerlo e salvare l'anima di Credence (un sempre istrionico Ezra Miller).
Il film sposta, quindi, il suo complesso intreccio in Francia, dove il cast originale cerca zoppicando di riunirsi con alcuni risvolti dei più inaspettati.
Contorto l'epilogo, che ci porta a pensare ad un terzo capitolo, per il quale pare che i casting stiano già iniziando a Rio de Janeiro, potenzialmente ricco di sorprese. C'è da augurarsi che le promesse vengano mantenute!
Meglio non svelare troppi dettagli di questa trama, ricca di un fan service forse addirittura eccessivo, giocata quasi interamente su fitti rapporti, prevedibili e non, e che reputo comunque priva della densità sperata. La regia di David Yates è ancora complicata e dispersiva; caotica. Gli spazi sono mal gestiti e nelle scene d'azione si perde data di ciò che succede. Si punta al "bel guazzabuglio moderno" con lampi di luce ed ottimi effetti speciali, forse studiati per una migliore riuscita del 3D, ma che la fanno da padrona su un soggetto spoglio e caratterizzazione dei nuovi personaggi, ai quali sono riservati pochi momenti.
Johnny Depp rinasce finalmente dalle ceneri, metafora più che appropriata, dopo tanti ruoli monotoni, e crea un villain violento, ma dotato di una calma disarmante, un futuro dittatore, se guardiamo con lungimiranza, ma dotato già da adesso di una parlantina che incanta e convince lo spettatore, che si troverà in difficoltà a scegliere da che parte stare.
Il Newt di Eddie Redmayne diventerà, perciò, la necessità del trovare un eroe che, però, al momento non spicca e non si sbilancia, ma che rimane bensì a vivere nel suo baule, con il suo nuovo sentimento del quale ha probabilmente paura, con i suoi vecchi rancori, la sua velata sociopatia, la sua vena autistica adorabile e le sue creature che custodisce ed ama con tanta passione e presso le quali trova rifugio. Gli altri personaggi, già visti e nuovi, roteano come satelliti intorno a queste due stelle, senza infamia e senza lode.
Interessante il montaggio sonoro, bello il ritorno al motivo del primo episodio e l'omaggio al tema tutto potteriano del castello di Hogwarts che è ormai totalmente sedimentato nel nostro cuore e non manca di emozionare chi assieme a Harry Potter è cresciuto.
L'amore come concetto universale, la necessità di appartenere a qualcosa di concreto, l'identità della famiglia, l'amore sensuale, eterosessuale e non, l'amore per i propri ideali è il cardine intorno al quale ruota un film godibile, ma non un capolavoro del genere.
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