mercoledì 29 agosto 2018

Mary Shelley - la recensione

Mary, figlia di una suffragetta e di un filosofo, non è una ragazza come le altre, è colta e si rifugia in un cimitero per scrivere romanzi che poco o nulla hanno a che vedere con le storie d'amore.
Durante un soggiorno in campagna incontra Percy Shelley, un poeta romantico, se ne innamora e fugge con lui portandosi dietro la sorella minore.
Fra alti e bassi, miseria e ricchezza, i tre vengono ospitati da Lord Byron, il quale sfida Mary e Percy a una gara di scrittura, per la quale Mary scriverà "Frankenstein", il capolavoro che l'ha resa immortale.


La pellicola del regista Haifaa al-Mansour si rivela subito avere due facce: la prima, quella che a torto è stata più pubblicizzata, è quella di commedia romantica, un po' Jane Austen, un po' Charlotte Bronte, la seconda invece è la principale e anche la più riuscita, ovvero quella che racconta la storia di emancipazione di Mary, una ragazza stretta nelle convenzioni sociali e spesso schiacciata dalle due figure maschili (il padre e Percy) più importanti della sua vita, che non sempre riescono a capirla pienamente.
Da questo punto di vista, la storia di come Mary arriva a scrivere uno dei romanzi più importanti della letteratura mondiale, diventa una storia di femminismo quasi esemplare, in cui la donna arriva a esprimere se stessa senza dover rinunciare alla propria femminilità, ma anzi dimostrando di poter lasciare il segno senza mai smettere di essere donna.
Elle Fanning ha il volto adatto e l'espressività giusta per essere molto convincente e in generale tutto il cast fa un ottimo lavoro, così come la regia e il comparto tecnico.
Purtroppo la componente più prettamente romance non è altrettanto efficace e a volte il tutto si perde un po' troppo in smancerie, senza riuscire mai a delineare la psicologia degli altri personaggi, su tutti Percy Shelley che avrebbe meritato maggiore attenzione come contraltare di Mary.


In definitiva, non certo un film indimenticabile ma un biopic molto godibile su una scrittrice spesso sovrastata dal successo del suo stesso romanzo, la cui importanza come donna e come esempio di emancipazione è stata finalmente riconosciuta.

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