sabato 3 febbraio 2018

The Post - la recensione

Steven Spielberg mette insieme due assi come Meryl Streep e Tom Hanks, ed è subito grande Cinema.

E' il 1971, il New York Times pubblica dei documenti segreti trafugati dal Pentagono che dimostrano come il governo americano, attuale e passato, abbia giocato sporco per far durare il più possibile la guerra in Vietnam, ancora in corso, e di come abbia fatto di tutto per nascondere la verità all'opinione pubblica. Il Times viene però bloccato subito da una ingiunzione della Corte Suprema. I documenti finiscono così al Washington Post. A gestirli sarà il giornalista e direttore del giornale Ben Bradlee ma la decisione finale, l'ultima parola, spetta a Katharine Graham, editrice del Post, che ha ereditato il posto dal marito suicida a cui il padre della Graham aveva lasciato la direzione del giornale. La Graham, andando contro tutto e tutti, con il solo Ben Bradlee al suo fianco, rischiando la galera, e mettendo in pericolo l'intera azienda, decide di pubblicare, svelando più di dieci anni di bugie del Governo e facendo la storia.

Ci sono due film dentro a The Post: c'è la storia dei Pentagon Papers, un momento chiave nella storia americana, e poi c'è la storia di Key Graham. Steven Spielberg è un grande regista e anche un fantastico narratore, e con grande maestria riesce a far convivere armoniosamente entrambe le storie.

The Post è un film pieno di uomini e incredibilmente femminista. All'inizio del film incontriamo Key Graham in una situazione di incertezza, accerchiata e consigliata da gente che la considera totalmente incapace e inadeguata al ruolo che ha ereditato, e a forza di dirglielo lei finisce per crederci (concetto ben espresso da un discorso fatto da Sarah Paulson a Tom Hanks in una scena del film), ma durante il film le cose cambiano, Key Graham diventa sempre più consapevole del suo ruolo, della sua voce, e della sua posizione, fino a prendere in mano di persona le decisioni e mettere in riga chi prima le dava consigli paternalisti. Quella di Key Graham è stata una figura di grande esempio per le donne, e lo è ancora oggi, soprattutto se pensiamo al "risveglio femminista" di questi ultimi mesi.
Una grande donna di ieri per raccontare ed essere da esempio alle donne di oggi, Spielberg infatti riesce perfettamente a collegare passato e presente, anche per quanto riguarda l'aspetto giornalistico della storia. In The Post si parla di una vicenda passata che ha segnato il paese ma è impossibile non notare i riferimenti alla situazione attuale degli Stati Uniti, che è alle prese con un presidente che attacca e denigra la stampa continuamente, per questo il regista si lancia in un vero e proprio elogio del giornalismo, quello vero, quello fatto di ricerche e di rischi, perché "la stampa deve essere al servizio dei governati e non dei governanti", come viene detto nel film. Un messaggio quanto mai attuale nell'epoca delle "fake news", di internet, dove chiunque può scrivere due righe online spacciandole per vere, e di giornali palesemente schierati a favore di correnti politiche.

Tutto questo Steven Spielberg lo racconta in modo egregio, con una regia pulita, precisa, e delle inquadrature che sono solo pura poesia per gli amanti della regia. Ottima la fotografia, la scenografia, la ricostruzione storica. Ottimi i dialoghi. Il film mantiene una bella tensione per tutta la sua durata.

Eccellente il cast. Il film è molto corale, ci sono tanti personaggi e tutti interpretati ottimamente, due su tutti Bob Odenkirk e Tracy Letts. "A capo" del cast c'è la coppia d'assi Streep-Hanks.
La solidità e la presenza scenica di Tom Hanks sono incredibili, non eccede mai ma riesce a trasmettere tutta la sua passione del suo personaggio. Incomprensibile davvero come l'Academy abbia potuto lasciarlo fuori dalla cinquina dei migliori attori, meritava assolutamente la nomination. E poi c'è Meryl Streep... quante volte abbiamo detto che Meryl Streep è un'attrice straordinaria? Tante, ma dobbiamo continuare a ripeterlo perché non saranno mai abbastanza. La sua interpretazione è eccezionale, di grande sensibilità, il suo cambiamento nel corso del film è costante eppure quasi impercettibile, perché è fatto di sguardi, di postura, di tono della voce. La migliore Meryl Streep degli ultimi dieci anni.

Impossibile non fare un confronto tra The Post e Tutti gli Uomini del Presidente, a cui Steven Spielberg guarda con grande rispetto (e alla fine fornisce un evidente assist allo spettatore per andarselo a rivedere) facendo però il suo film, ed è davvero un gran film.

0 commenti:

Posta un commento