sabato 22 novembre 2014

The Hunger Games: il Canto della Rivolta - Parte 1 - la recensione

Arriva in sala, diviso in due parti, l'attesissimo terzo capitolo della saga di The Hunger Games, probabilmente non la scelta migliore da un punto di vista puramente cinematografico, sicuramente vincente da quello economico.



Ci eravamo lasciati con Katniss che faceva crollare il campo di energia sopra l'arena dei Giochi e che veniva repentinamente salvata dai ribelli del misterioso Distretto 13, mentre Peeta rimaneva in mano a Capitol City. Ed è proprio da questa situazione che il film riprende, catapultandoci subito dentro l'azione, questa volta azione politica oltre che di guerra.

Il principale pregio di Il canto della rivolta - parte 1 è proprio l'attenzione posta sulla situazione politica e la denuncia che ne viene fatta, fattore che è sempre stato estremamente importante nei romanzi ma che nei primi due film era stato alquanto sacrificato in favore di azione e romance. Katniss si è liberata del giogo di Capitol City, che l'aveva usata come simbolo della supremazia sui deboli Distretti di Panem, ma non è affatto libera, bensì è ancora una volta strumento politico in mano ai ribelli, puro e semplice simbolo, quasi privata della sua dimensione umana.
Ciò che rendeva interessante i romanzi è proprio questa pesante satira sociale, la condanna dell' esagerato e disumanizzante estetismo fine a se stesso, impersonato dai grotteschi abitanti di Capitol City. Nei film precedenti questo era lasciato un po' da parte, ma il tiro viene qui corretto spostando quindi l'attenzione a una serie di tattiche politiche, lasciando da parte l'ideale ribelle, giocando la guerra ad un diverso livello.
Quale differenza allora occorre tra Panem e il Distretto 13? Significative, oltre che visivamente molto belle, le sequenze in cui una straordinaria Julianne Moore nei panni della Presidente Coin, arringa la folla parlando di democrazia, ma somigliando in modo inquietante a uno dei dittatori della nostra Storia.

Accanto a lei non si può non citare il compianto Philip Seymour Hoffman, sempre bravissimo, e Woody Harrelson, ma soprattutto Elizabeth Banks, perfetta nel ruolo di Effie.
Più deludente il cast giovanile, soprattutto Jennifer Lawrence, molto brava nelle scene più misurate, troppo sopra le righe nei momenti più drammatici, comunque molto più in parte rispetto ad altri ruoli in cui la si è vista recentemente.

Il film in generale soffre un po' del suo essere tronco, probabilmente si sarebbe potuto fare un film unico, magari tagliando qualcosina, avrebbe avuto una maggiore organicità cinematografica, sicuramente questa divisione lo rende straordinariamente fedele al romanzo, cosa di cui i fan nudi e crudi saranno molto felici.

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