sabato 6 settembre 2014

I Mercenari 3 - la recensione

Il 3° capitolo della saga "old action" porta a termine quelli che sono i suoi scopi principali ma mostra i primi segni di deterioramento.

Nato come progetto di orgoglio "old school", la saga degli 'Expendables' ha fatto del continuo potenziamento il suo percorso di sviluppo, e così dal gruppo made in Stallone (formato oltre che da Sly, dai vari Statham, Lundgren, Crews ecc.) a cui venivano corredati i camei delle altre star Schwarzenegger&Willis del primo capitolo, si è passati al successivo con gli stessi Arnold&Bruce (più Norris) stavolta presenti in veri e propri ruoli di contorno contro un villain (anch'egli) iconico come Jean-Claude Van Damme.  E i risultati, nella loro evidente diversità di stile, sono stati più che apprezzabili, a tratti anche esaltanti.

Con il terzo, si è proseguito sulla strada tracciata ed ecco quindi l'arrivo di un altro villain "di genere" (e grande fama) come Mel Gibson, l'uscita di scena di Bruce Willis (per antipatiche questione pecuniarie) per lasciare spazio ad un altro esponente storico come Harrison Ford (più Snipes e Banderas) e l'ingresso di un gruppo new generation (Kellan Lutz, Ronda Rousey ecc.) da forgiare. Stavolta, pur funzionando discretamente, il risultato non convince pienamente, sia per una questione "fisiologica" che per propri difetti.
Spettacolarmente, 'I Mercenari 3', si spinge anche oltre i capitoli precedenti, con scene action di grande impatto e divertimento, a convincere di meno è sicuramente lo script, troppo frammentario e lacunoso per riuscire a dare una efficace quadratura complessiva alla trama. Il semi-sconosciuto Patrick Hughes, pur mostrando sparsi difetti di inesperienza, si limita ad una regia semplice e funzionale. Azzeccata la scelta di Gibson come villain (feroce psicotico), nonostante l'atteso scontro finale contro Stallone risulti fin troppo sbrigativo. Efficace l'entrata di Ford, la cui forte presenza finisce col mettere in ombra la figura di Schwarzenegger, presente quasi più per dovere che utilità. Umoristica la figura di Antonio Banderas, forse fin troppo caricaturale ma comunque spassosa. Apprezzabile il ritorno di Wesley Snipes in un personaggio quasi autobiografico. Incolore le new entry/generation (presenti più per box office che altro), con la conseguenza di lasciare (immeritatamente) in ombra la "vecchia guardia" di Statham&co. Alla fine la forza trainante resta sempre Sylvester Stallone che, nonostante lasci intravvedere i primi segni di stanchezza nei panni del mercenario, resta figura "sacra" e imprescindibile per la saga.

E' l'episodio meno riuscito ma per chi ama genere (e attori) resta uno spettacolo divertente e apprezzabile

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