Primo film italiano al Festival, presentato nella sezione Orizzonti il nuovo film di Renato De Maria, 'La Vita Oscena', tratto dal libro autobiografico di Aldo Nove.
Il film racconta, con tono surreale e onirico, la storia di una adolescente che vede i propri genitori morire, prima il padre e, dopo poco tempo, la madre. Da questi eventi drammatici il ragazzo entra in una spirale autodistruttiva a base di cocaina. Il suo viaggio nella sofferenza alla ricerca della morte lo porterà a risorgere e a diventare scrittore per raccontare le sue esperienze.
Protagonisti del film, che è prodotto da Riccardo Scamarcio, sono Isabella Ferrari e il giovane Clement Métayer.
"E’ stata una sfida visiva forte, basata su una storia di formazione di impatto universale", ha raccontato il regista Renato De Maria, "Mi ha colpito la lingua poetica e visionaria del libro, così ritmata da evocarmi un viaggio psichedelico inedito. Così mi sono rivolto alla videoarte, alla fotografia, a film come 'Inland Empire' di Lynch". Isabella Ferrari, che interpreta la madre del protagonista, ha descritto così il suo personaggio: "Mi ha riempito di emozioni, una madre che non infligge sensi di colpa, con tanta luce e poco pensiero, che nonostante la malattia indossa vestiti hippy. Sul set, per pudore, ho chiesto poco di lei a Nove figlio, ma il personaggio mi è venuto incontro. E poi sono anche un po' madre del progetto. [...] Il libro autobiografico di Aldo Nove girava per casa, leggendolo mi sono commossa e proprio qui al Lido, quando ero due anni fa nella giuria del premio all'opera prima io e Renato abbiamo deciso di realizzare il film".
Il film è una produzione indipendente, come ha tenuto a precisare il produttore Riccardo Scamarcio, non senza una punta di polemica: "Si tratta di una produzione indipendente che non ha ancora un distributore, colpa di un mercato sbilanciato dove sono sempre meno gli schermi per un cinema creativo e dove il Sud è schiacciato dai multiplex".
Presentato in Concorso il film tragicomico 'La Rançon de la Gloire', di Xavier Beauvois. Ispirato a un fatto grottesco ma realmente accaduto, il film racconta del trafugamento della bara di Charlie Chaplin avvenuta nel 1977. Il film unisce i fatti reali, ricostruiti anche grazie all'aiuto della famiglia Chaplin, a momenti di fantasia un po' "chapliniani".
"L'idea del film mi è venuta dopo aver visto, per la quindicesima volta, 'Luci della ribalta'. Ero insieme a mia moglie e le ho detto: sai che la bara di Chaplin è stata rubata da due tipi che poi hanno chiesto un riscatto? E lei non ci voleva credere", ha raccontato il regista, "Con qualche ricerche su Internet le ho dimostrato che era tutto vero e a quel punto ho pensato: questo è già un film! D'altronde io credo, come diceva Truffaut, che nella prima pagina di un quotidiano si possano trovare moltissime storie. Tutto sta poi a trovare il modo giusto per raccontarle". "Alla fine ti affezioni ai personaggi anche se stanno facendo qualcosa di brutto", ha continuato Beauvois, "sono talmente incapaci che non puoi non amarli! Dopotutto però non li biasimo troppo, sono degli antieroi, il colpo l’hanno fatto. Hanno profanato quello che per me era un dio ma dopotutto se non lo avessero fatto non sarei qui a parlarne".
venerdì 29 agosto 2014
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