Tra Vodka Martini, pasticche, emicranie e litigi con l'insopportabile, animalesco fidanzato della sorella, Jasmine cercherà di dividersi tra un lavoro che detesta (sarà segretaria in uno studio dentistico), un corso per imparare ad usare il computer e il desiderio di risollevare la sua vita diventando arredatrice di interni. Potrà l'incontro fortuito con l'apparente uomo perfetto salvarla e cancellare l'oscura impronta del passato?
La crisi contemporanea morale ed economica è messa in scena con somma maestria e Woody Allen, come un burattinaio senza scrupoli, muove le fila di personaggi complessi e complessati, nevrotici, umani al punto da apparire reali. Crudele e sadico ci mostra un panorama disastrato e tragicomico della vita, con un finale che non sa, forse, dove poter andare, perso, come la nostra protagonista, ma che fa da cesura ad una narrazione precisa ed elegante, ma non abbastanza ammorbante e coinvolgente. Di tanto in tanto la trama inciampa su qualche traccia di inverosimilità che sembra voler rendere la vita troppo facile a quei pupazzi che tanto repentinamente il regista guida e che ci riporta con il sedere incollato alla poltroncina in sala.
Scaltra la creazione di una tale corposità antieroica di Jasmine che accoglie tra le braccia un pubblico simpatizzante che si può con facilità immedesimare. Divina l'interpretazione di Cate Blanchett, alle prese con un personaggio particolare, eppure quasi comune, labile il confine tra lo scontato e il macchiettistico, lei riesce con coraggio e forza a camminare in bilico tra i due, rendendo questa donna matura intensa e unica. Intorno a lei si muovono tanti piccoli satelliti interessanti, a tratti stereotipati, che non si scoprono fino in fondo e che non brillano di luce propria.
Francesca Matteucci
obbbbbbbbbrava France, non sapevo avessi un blog!
RispondiEliminaPerché non è mio.. Ci scrivo qualcosina, ma quasi nulla..
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