mercoledì 23 gennaio 2013

'Flight' - la recensione


Fatalità o errore umano? Eroe o assassino? Sono queste le domande che ci pone il buon vecchio Zemeckis, che torna al live action dopo la mediocre esperienza del motion capture degli ultimi film (Polar Express, La Leggenda di Beowulf, A Christmas Carol) che magari erano pregni di tecnica visiva ma privi di cuore; in Flight invece riesce a trasportare lo spettatore in un vorticoso declino umano che difficilmente dimenticheremo.



Un comandante di un volo di linea si troverà a fare i conti con i suoi più intimi problemi di alcolismo, nonostante l'impresa eroica che compie nella prima mezzora del film, e lo spettatore sarà portato a compiere delle scelte: amarlo o odiarlo? Anche se l'odio della fase di mezzo sarà difficile da dimenticare. L'amore sarà fondamentale per uscirne? Non lo so, forse sì forse no, dipende dalla chiave di lettura che ognuno si costruisce vedendo il film.

Una regia pulita e piena di “sentimento intelligente”, Robert Zemeckis finalmente è tornato a dirigere sia con la mente che con il cuore e io personalmente non vedevo l'ora di rivederlo in azione, in vera azione.



Non ho molta simpatia per Denzel Washington ma qui è innegabile la sua perfezione. Riesce davvero a portarti nell'incoerenza umana più oscura con cui è sempre difficile fare i conti.
L'amore problematico invece lo inserisce una bravissima Kelly Reilly (Sherlock Holmes) che proverà a redimersi e redimere... riuscendoci? (chiave di lettura fondamentale?)
Degno di nota anche John Goodman, elemento quasi disturbante nella storia, ma nemmeno troppo.

Flight è il volo che vorresti perdere ma che in realtà non vedi l'ora di prendere.

Mat

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