Fatalità
o errore umano? Eroe o assassino? Sono queste le domande che ci pone
il buon vecchio Zemeckis, che torna al live action dopo la
mediocre esperienza del motion capture degli ultimi film (Polar
Express, La Leggenda di Beowulf, A Christmas Carol) che magari
erano pregni di tecnica visiva ma privi di cuore; in Flight
invece riesce a trasportare lo spettatore in un vorticoso declino
umano che difficilmente dimenticheremo.
Un comandante di un volo di linea si troverà a fare i conti con i suoi più intimi problemi di alcolismo, nonostante l'impresa eroica che compie nella prima mezzora del film, e lo spettatore sarà portato a compiere delle scelte: amarlo o odiarlo? Anche se l'odio della fase di mezzo sarà difficile da dimenticare. L'amore sarà fondamentale per uscirne? Non lo so, forse sì forse no, dipende dalla chiave di lettura che ognuno si costruisce vedendo il film.
Una
regia pulita e piena di “sentimento intelligente”, Robert
Zemeckis finalmente è tornato a dirigere sia con la mente
che con il cuore e io personalmente non vedevo l'ora di rivederlo in
azione, in vera azione.
Non
ho molta simpatia per Denzel
Washington ma qui è
innegabile la sua perfezione. Riesce davvero a portarti
nell'incoerenza umana più oscura con cui è sempre difficile fare i
conti.
L'amore
problematico invece lo inserisce una bravissima Kelly
Reilly (Sherlock
Holmes) che proverà a redimersi
e redimere... riuscendoci? (chiave di lettura fondamentale?)
Degno
di nota anche John
Goodman, elemento quasi
disturbante nella storia, ma nemmeno troppo.
Flight
è il volo che vorresti perdere ma che in realtà non vedi l'ora di
prendere.
Mat
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