martedì 20 luglio 2021

Black Widow - la recensione

Finalmente è arrivato nelle sale il primo film della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe, quello che doveva aprirla in assoluto e che invece arriva dopo il successo delle tre serie tv e in un periodo in cui la pandemia sembra dare un po' di tregua alle sale cinematografiche. Arriva al cinema, ma anche su Disney+ (con Accesso VIP), cosa che ha fatto storcere un po' il naso agli esercenti e che forse potrebbe aver contribuito alla brusca frenata degli incassi del film, dopo un esordio che aveva fatto sognare cifre mai raggiunte dall'inizio del covid.

Il film dedicato a Natasha Romanov, la Vedova Nera interpretata da Scarlett Johansson, era richiesto a gran voce dai fan sin dal post Avengers, rimandato più e più volte e infine arrivato dopo Endgame, dove il personaggio saluta definitivamente (?) il pubblico. Il film è un prequel, ambientato nel periodo fra Civil War e Infinity War, in cui Natasha deve venire a patti con il suo passato e ritrovare la sua famiglia. 
Potrebbe sembrare un film fuori tempo massimo, di scarso interesse per lo spettatore mainstream, magari non particolarmente fan del personaggio, già proiettato in un futuro in cui la Marvel sembra promettere letteralmente nuovi universi da esplorare. Ma è davvero un film già vecchio?


È innegabile che se fosse uscito dopo Civil War si sarebbe perfettamente inserito nell'ordine cronologico degli eventi e lo spettatore avrebbe avuto già tutti gli elementi a disposizione per interpretare in un certo modo i comportamenti di Natasha nella famosa scena su Vormir di Endgame, con un coinvolgimento emotivo ancora maggiore nel sacrificio che la donna compie per la salvezza dell'universo. Tuttavia non si respira sicuramente aria stantia durante la pellicola, anzi, sembra quanto mai necessaria non tanto per il personaggio stesso di Natasha Romanov, quanto per lo spettatore in sé.
Certo, l'obiettivo non troppo nascosto del film è anche quello di introdurre Yelena Belova, interpretata da una Florence Pugh davvero in parte, personaggio che potrebbe raccogliere l'eredità lasciata da Natasha e assumere una rilevanza non da poco nella Fase 4 nel MCU.
Non è solo l'ottima chimica fra le due sorelle a dare freschezza al film, ciò che lo rende tremendamente attuale (e probabilmente necessario nel panorama dei film di supereroi) sono i temi affrontati. La violenza, la manipolazione, l'oggettificazione del corpo femminile sono il vero pilastro su cui si fonda la storia, e il film lo mette già bene in chiaro nell'incredibile sequenza dei titoli di testa, di grande impatto emotivo e visivo, la più bella vista nel MCU fin ora e sinceramente una delle sequenze migliori viste in un blockbuster negli ultimi tempi. Senza addolcire la pillola, con scene anche dure e dialoghi spesso crudi, eppure senza mai risultare pesante, questo film riesce splendidamente lì dove film come Captan Marvel e Wonder Woman fallivano, cioè raccontare un'eroina che sia pienamente donna, senza sessualizzarla ma anche senza appiattirla nella sua femminilità, denunciando al contempo il mondo oppressore degli uomini. È palese il riferimento al #MeToo tanto nella figura del villain (Ray Winstone) quanto nella messa in scena di molte situazioni e dialoghi, senza dimenticare che Scarlett Johansonn è stata fortemente coinvolta nel movimento ed è anche produttrice della pellicola.
In Black Widow abbiamo un film che pur senza annoiare riesce a essere più serio dello standard dei film Marvel, con la parte comica relegata in particolare al personaggio interpretato da David Harbour e ad alcune interazioni fra lui e Rachel Weisz, ottimi entrambi.


Se i temi trattati e il modo in cui la sceneggiatura li mette in scena sono ottimi, le pecche maggiori del film sono più che altro di tipo tecnico. Nulla da dire su effetti visivi e speciali, come al solito di altissimo livello, né sulle sequenze d'azione, in cui si vedono alcuni fra i migliori combattimenti corpo a corpo visti nei film Marvel, e alcune sequenze di forte impatto visivo, tuttavia si nota l'inesperienza della regista Cate Shortland nel girarle, in particolare nelle sequenze più concitate in cui spesso diventa difficile seguire l'azione e i personaggi, rendendo il tutto un po' confuso. Un'altra pecca, che potrebbe risultare sgradita a qualcuno, è l'incredibile invincibilità di cui il personaggio di Natasha sembra essersi rivestita, considerando che non siamo di fronte a un essere umano potenziato o con dei poteri speciali, ma a una "semplice" donna, per quanto super addestrata. 

Piccole macchie su un film che nel complesso risulta essere più che riuscito, scongiurando il pericolo di risultare vecchio ancora prima di uscire nelle sale, anzi, riuscendo a compiere un passo in più che lo eleva dal mucchio e lo posiziona fra i migliori prodotti del MCU.

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